UN’ALTRA PAGLIACCIATA DEL GOVERNO SUL “GIOVANI DELL’ESERCITO A CUI VIENE NEGATO IL CORSO UNIVERSITARIO PER RAGIONI IDEOLOGICHE”
L’ATENEO: “MAI NEGATO ISCRIZIONI”… COME STANNO VERAMENTE LE COSE… SE QUALCUNO VUOLE UN CORSO ESCLUSIVO A DOMICILIO A MODENA GIUSTO CHE PAGHI TUTTE LE SPESE, NON C’ENTRANO UNA MAZZA I PRINCIPI COSTITUZIONALI
La premier Giorgia Meloni ha duramente criticato il Dipartimento di Filiosofia di Bologna che avrebbe negato un corso per i giovani ufficiali dell’Esercito italiano. Per la premier, si tratta di un «un atto incomprensibile e gravemente sbagliato. Non si tratta solo di una scelta inaccettabile, ma di un gesto lesivo dei doveri costituzionali che fondano l’autonomia dell’Università».
Quella posizione di rifiuto, invece, «implica una messa in discussione del ruolo stesso delle Forze Armate, presidio fondamentale della difesa e della sicurezza della Repubblica, come previsto dalla Costituzione».
La risposta dell’Università di Bologna
«L’Università di Bologna non ha mai “negato” né “rifiutato” l’iscrizione a nessuna persona. Come per tutti gli Atenei italiani, chiunque sia in possesso dei necessari requisiti può iscriversi liberamente ai corsi di studio dell’Ateneo, comprese le donne e gli uomini delle Forze Armate. Si ricorda, inoltre, che l’Università di Bologna collabora stabilmente con l’Accademia Militare di Modena, ai cui allievi, in virtù di specifici accordi
ormai ventennali, sono riservati posti presso il Corso di Laurea in Medicina Veterinaria». Lo scrive l’università di Bologna, tornando con una nota sulla polemica nata dalle parole del generale Masiello, capo di Stato Maggiore dell’Esercito, sul fatto che l’ateneo non avesse accettato la proposta dell’Accademia di organizzare un corso di laurea in filosofia riservato agli allievi ufficiali.
«Il tema oggetto di discussione riguarda non l’accesso ai corsi, bensì una richiesta di attivazione proveniente dall’Accademia, anche in virtù delle collaborazioni pregresse, per un percorso triennale di studi in Filosofia strutturato in via esclusiva per i soli allievi ufficiali», spiega Unibo: un percorso che prevedeva 180 crediti formativi complessivi, «lo svolgimento delle attività interamente presso la sede dell’Accademia, secondo il relativo regolamento interno, e un significativo fabbisogno didattico».
L’insieme delle risorse necessarie, che vanno ben oltre il costo di
eventuali contratti di docenza. Dopo un articolato confronto interno, il Dipartimento ha ritenuto di non procedere, allo stato dei fatti, alla deliberazione sull’attivazione del nuovo percorso. L’Università di Bologna, nel pieno rispetto dell’autonomia dei Dipartimenti, ha comunicato tale decisione ai vertici dell’Accademia Militare già lo scorso ottobre, manifestando al tempo stesso la piena disponibilità a ogni futura interlocuzione».
Le opposizioni all’attacco di Meloni: “Surreale, pensi a governare”
L’intervento in prima persona di Giorgia Meloni ha sollevato reazioni politiche accese. Nicola Fratoianni, di Avs, l’ha accusata di “alzare polveroni intimidatori contro l’università di Bologna al semplice scopo di fare un po’ di propaganda dozzinale, pur di sviare dai problemi del Paese che il suo governo non riesce ad affrontare”, e le ha chiesto invece di “sostenere piuttosto l’istruzione, gli atenei e la ricerca pubblica sempre più i
difficoltà grazie ai mancati interventi proprio del suo governo.
Nel Partito democratico è intervenuto Alfredo D’Attorre, responsabile Università dei dem: “È surreale che la presidente Meloni, alla continua ricerca di diversivi rispetto alla sua concreta attività di governo, oggi trovi il tempo e il modo di attaccare l’Università di Bologna”, ha dichiarato, aggiungendo: “Non c’è bisogno che la Meloni sottolinei l’ovvio, ovvero che sia un fatto positivo che gli allievi ufficiali possano arricchire la loro formazione con un percorso di studi filosofici”.
Se la presidente del Consiglio “davvero tiene al ruolo delle Università pubbliche e degli studi umanistici, lo dimostri non con polemiche prive di senso, ma smettendo di ridurre i finanziamenti al sistema universitario in rapporto al Pil, di costringere gli atenei pubblici a bloccare concorsi e assunzioni, di aumentare la precarietà dei giovani ricercatori e di favorire solo la logica di profitto degli atenei telematici privati”, ha
concluso D’Attorre.
(da agenzie)
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