“NOI, ELETTORI A PEZZIâ€. LA BASE PD IN RIVOLTA
LA PROTESTA DI OCCUPY DOPO LA FIDUCIA AD ALFANO… LA CARTA DEL CENTROSINISTRA FIRMATA ALLE PRIMARIE STRAPPATA A METà€ E AFFISSA FUORI DAI CIRCOLI
Venerdì notte, sono le 2 passate. Davide, Elly, Diego e altri stanno conversando via Skype.
Non proprio una chiacchierata di relax. Sono tutti furibondi perchè il loro partito, il Pd, ha appena votato contro la sfiducia al ministro Alfano. E minaccia sanzioni nei confronti degli unici tre ribelli che non se la sono sentita di mandare giù lo scandalo kazako.
Qualche ora più tardi, questi militanti seduti nelle loro case a Nichelino, a Bologna, a Montebelluna, si sono ricordati di quel giorno di novembre, quando si sono messi in fila per le primarie, hanno versato due euro e, prima di votare, hanno sottoscritto l’appello per dichiarare la loro appartenenza al centrosinistra.
“Se lo rileggi adesso, ti metti a ridere”, dice amara Elly Schlein, 28 anni, attivista bolognese di Occupy Pd.
Chi l’ha tradito?
Chi ha denunciato i 101 traditori di Prodi, chi non voleva le larghe intese, chi chiede di fermare l’acquisto degli F-35, chi non vuole sospendere i lavori della Camera per non dispiacere Berlusconi o chi ha fatto esattamente il contrario?
Così è nata l’idea: stampare quella carta d’intenti, strapparla a metà e affiggerla alle sedi dei circoli democratici di tutta Italia.
Fa un certo effetto vedere in un sabato pomeriggio di luglio le foto dal Pratello e da Bergamo, da Saracena e da San Lazzaro di Savena, da Battipaglia e da Busto Arsizio: “Mo’ basta”, recita lo slogan.
E a quanto pare sono in tanti a pensarlo.
“Noi ci abbiamo messo la faccia durante la campagna elettorale — spiega ancora Elly Schlein — non possiamo più tollerare la piega che ha preso il partito.
Sul caso Alfano, che fine ha fatto il rigore che Letta ha avuto nei confronti della Idem?
“Ci stanno ricattando: noi stiamo facendo fare a Berlusconi il suo programma, mentre non si capisce che fine abbiano fatto gli 8 punti di Bersani. Il problema non sono i pochi dissidenti del gruppo parlamentare : per fortuna ci sono loro, ci aggrappiamo a quelle astensioni quando ci chiedono che cosa ci facciamo ancora nel Pd”.
Non hanno nessuna intenzione di mollare. Anche perchè, sfascisti non sono: “Che sia chiaro — dice Davide Quaggiotto, vent’anni — Noi non siamo di quelli che dicono che il governo deve cadere, che se ne fregano delle conseguenze. Crediamo però che si debba almeno dettare l’agenda, non si può essere succubi dei diktat del Pdl. Ci siamo dimenticati che sono loro che hanno bisogno di noi?”.
Davide viene da Montebelluna, la stessa cittadina d’origine di Laura Puppato, senatrice che venerdì non ha partecipato al voto su Alfano in dissenso con il gruppo : “Non va di moda ultimamente — dice Davide — Ma noi pensiamo con la nostra testa. Conosciamo Laura, ma guai a chi dice che siamo strumentalizzati da lei”.
Tra chi si è messo a strappare l’appello, ieri, c’è anche Diego Sarno che per il Pd fa l’assessore a Nichelino, provincia di Torino.
“I vecchi compagni si sono arrabbiati — racconta il 33enne — non concepiscono in nessun modo il dissenso pubblico, al di fuori delle sedi opportune. Io posso anche dire che hanno ragione, ma ci vorrebbe un sistema-partito capace non solo di ascoltare, ma anche di tenere conto di quello che succede nelle prossime decisioni. Se invece ci sono decine di persone che vanno ad attaccare l’appello strappato come noi e loro non ne tengono conto, io non ho altre possibilità ”.
È convinto che proteste come questa, qualche segno lo lascino.
“Qualcosa si muove — prosegue Sarno — Quando Epifani dice ‘ribaltiamo la piramide congressuale, partiamo dai circoli’, dice le cose che dicevamo ad aprile”.
Per la verità , ieri, Epifani si è azzardato a parlare anche di un “tagliando” da fare al governo.
È stato azzannato da tutto il Pdl e ha ricevuto la reprimenda anche del ministro Dario Franceschini: si può parlare di “rafforzamento” ma guai a nominare il “rimpasto”.
C’è chi crede che presto i democratici dovranno fare i conti con la realtà : “Ho sentito Zoggia (il responsabile organizzazione, ndr) dire che puntiamo a 750 mila tessere, un terzo in più dell’anno scorso: secondo me non hanno capito cosa sta succedendo”.
A parlare è Renzo Russo, 27 anni, segretario del circolo di Saracena, provincia di Cosenza: “Qui da noi il tesseramento è già un problema, ma stavolta siamo messi malissimo: su 50, se ne rinnoviamo 7 o 8 è solo perchè vogliono votare al congresso contro questa classe dirigente”.
Raccontano che in Emilia e Toscana ci sono circoli che non vogliono versare più i soldi delle nuove iscrizioni a Roma.
“Fortunatamente noi non abbiamo consegnato al partito i due euro raccolti alle primarie — dice Russo —. Per come sono andate le cose, quel voto è stata una farsa. Almeno noi li abbiamo usati per pagare le bollette”.
Paolo Zanca
(da “il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply