RAZZISTA, SPACCIATORE E COCAINOMANE, “L’HA MASSACRATO FINO A SPACCARSI LE MANI”
L’AGGRESSORE DEL POVERO RAGAZZO NIGERIANO IN FIN DI VITA… I TESTIMONI: “UN RAGAZZO D’ORO”… CONTINUA IL SILENZIO DEI CATTIVI MAESTRI
Lo ha picchiato fino a fracassarsi le mani, senza pietà . Non si è mai fermato, con ferocia. Fino a lasciarlo esanime sull’asfalto. Senza una ragione apparente, senza alcun motivo evidente se non quello del colore della pelle.
“Negro di merda”, gli urlava in faccia mentre colpiva ora con un coltello a serramanico, ora con calci e pugni.
Emmanuel Nnumani, 25 anni, nigeriano, ora è attaccato alle macchine del reparto di rianimazione dell’ospedale Infermi di Rimini. E’ in prognosi riservata, i medici dicono in condizioni gravissime.
Valerio Amato, il trentenne che lo ha ridotto in fin di vita è invece agli arresti con l’accusa di tentato omicidio pluriaggravato da “futili motivi e odio raziale”.
Contro questo odio, già nel pomeriggio, è scesa in piazza la città romagnola: un presidio antirazzista in centro, organizzata da Casa Madiba network, alla quale hanno partecipato molti migranti che ora risiedono o sono ospiti nel riminese.
Secondo il pm Davide Ercolani, titolare del fascicolo, “non c’è altra spiegazione evidente al momento”, e “il fatto che continuasse ad inveire contro di lui in certi termini ci dice che quello xenofobo potrebbe essere il movente”.
Emmanuel in viale Trieste lo conoscevano praticamente tutti. Un ragazzo mite, arrivato in città da 3 o 4 mesi al massimo.
In Italia ci era arrivato a bordo di un barcone sbarcato in Sicilia, dopo aver attraversato il deserto, i campi dei mercanti di uomini e aver subito le angherie degli scafisti era stato salvato in mare e portato a Bologna al centro di smistamento.
Da qui era stato destinato a Rimini, con altri rifugiati come lui. In riviera viveva in un piccolo hotel, l’Evelina, gestito da un’associazione.
“Un ragazzo d’oro”, dicono di lui. In hotel ci stava poco, nella sua stanza ci sono ancora le sue cose: qualche indumento, il giaccone pesante gli effetti personali e poco altro. Il resto della giornata lo passava davanti al supermercato.
“Non era uno di quelli invadenti”, raccontano “quasi non chiedeva neppure i soldi, aiutava le persone anziane con le buste della spesa e i carrelli, poi si accontentava di quello che ognuno gli dava”.
Buongiorno o buonasera ad ogni avventore, un augurio che era allo stesso tempo una richiesta di aiuto. “Sorrideva sempre, era cattolico”.
Fino a ieri pomeriggio poco dopo le 18 e 30, quanto l’auto di Amato, sulla quale viaggiava pure il padre, si è piantata all’improvviso di fronte all’ingresso del negozio. L’uomo è sceso e ha iniziato a picchiarlo. Picchiarlo e insultarlo.
Le prime coltellate, molto probabilmente, sono state inferte subito. Poi il padre dell’aggressore è sceso dall’auto ed ha cercato di sedare il figlio.
Un attimo di distrazione bastato a Emmanuel per tentare un specie di fuga verso la spiaggia. Non ha avuto tempo.
Il riminese è montato in macchina e gli è andato addosso ancora schiacciandolo contro un furgone. Poi è sceso, strafatto di cocaina, e ancora botte.
La polizia e il 118 sono stati chiamati da alcuni testimoni oculari. Sono stati loro a dare ai poliziotti il numero di targa della macchina grazie alla quale gli inquirenti sono risaliti a Valerio Amato.
Per lui parla la sua fedina penale: “Minacce, lesioni, maltrattamenti, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, spaccio di sostanze stupefacenti e guida sotto l’effetto di sostanze alcooliche”.
Un violento che nessuno a Rimini si sente di giustificare.
Intanto Rimini si è mobilitata a sostegno di Emmanuel. Il prefetto Maurizio Improta gli ha concesso il permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Quando, come sperano tutti, si riprenderà potrà rinunciare alla procedura di riconoscimento dello status di rifugiato, che al momento è ancora in stato embrionale. E tanti, davvero tanti, si stanno organizzando per far sentire la loro vicinanza al ragazzo buono che stava davanti al supermercato.
Il sindaco Andrea Gnassi è andato in ospedale a parlare con i medici della rianimazione e sincerarsi delle condizioni di Emmanuel. “Questa cose non possono e non devono accadere, Rimini è una città accogliente, democratica e solidale. Senza se e senza ma”.
(da “La Repubblica“)
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