REPLAY GRILLO, MA I NODI SONO SEMPRE LI’
GRILLO TORNA PER SOSTENERE CONTE, PLACARE I DISSIDENTI, RILANCIARE L’ALLEANZA CON IL PD E APPOGGIARE DI MAIO
I diarchi al centro della scena romana.
Beppe Grillo, tornato a Roma dopo meno di un mese dall’ultima apparizione, e Davide Casaleggio entrano nel Tempio di Adriano per dare una prova di forza e investire ulteriormente Giuseppe Conte come uomo simbolo di questa stagione politica. Nell’edificio di piazza di Pietra viene presentato il Piano per l’innovazione, sono presenti tutti i ministri grillini, tranne Luigi Di Maio impegnato in Libia.
Sul palco parla anche il presidente del Consiglio che, nell’andar via, si avvicina al Garante M5s, seduto in quinta fila, gli stringe la mano e si abbassa per sussurrargli qualcosa, a favore dei fotografi.
È la scena chiave della giornata, preparata e attesa. È il giorno in cui il premier viene blindato dai due che nell’universo pentastellato hanno un peso maggiore.
Blindare il presidente del Consiglio significa provare blindare la maggioranza giallorossa nel momento di massima tensione. In fondo il Garante M5s è stato il primo a lanciare l’alleanza con il Pd e ne è ancora un grande sostenitore.
“Oggi sono un anti-emorragico”, dice Grillo, arrivato a Roma per parlare con i deputati e i senatori. Lui direttamente senza intermediazione alcuna.
I senatori in particolare sono in subbuglio dopo le tre fuoriuscite verso la Lega che si intrecciano alle voci sempre più insistenti di nuovi abbandoni, anche alla luce della ‘campagna acquisti’ messa in atto dal partito di Matteo Salvini. Campagna acquisti che potrebbe portare a indebolire i numeri a sostegno del governo.
I più maliziosi fanno notare anche un altro particolare. Grillo e Casaleggio, insieme a Roma, sono venuti a “riprendersi Conte” e ad allontanarlo dal Pd, a cui vanno, secondo vari ministri, le preferenze del premier.
Quest’ultimo, poco più tardi, ospite a ‘Di martedì’, dirà che “c’è molta sintonia con Grillo” e di averlo visto consapevole del fatto che questa è “un’occasione storica per rendere l’Italia più verde e più digitale, per migliorare questo Paese”.
Ma metterà sul tavolo anche un fatto politico assolutamente nuovo, almeno a parole. Come va definito questo governo? “Diciamo che destra e sinistra sono un poco superati. Chiamatelo come volete”, poi chiede: “È un problema di classificazioni? Centrosinistra”.
È un’affermazione assolutamente inedita, poichè rompe un tabù. Di Maio ha sempre detto “nè di destra nè sinistra”, ma ora la musica sembra cambiata, con il benestare di Grillo, stando almeno alle dichiarazioni ufficiali.
Ecco ancora il Garante: “Basta pensare a com’era il Pd. Non ho problema a stringere le mani a uno del Pd su cose alte”. Anche “il Movimento è cambiato. Non è più quello delle origini”.
Il fondatore M5s fa dunque da parafulmine, dà il suo endorsement alle Sardine e raccoglie lo sfogo di un gruppo di eletti diviso in più fazioni e con Di Maio spesso nel mirino.
Alcuni senatori, per esempio, fanno notare che manca l’ascolto da parte di chi adesso ricopre un ruolo nel governo. Il Garante, costretto al ritorno in campo, si veste da leader e lascia ai senatori il proprio numero di telefono. Gesto non da poco che lo rimette al centro del Movimento, come il vero responsabile.
Quindi carica i pentastellati: “Se molliamo, in questo palazzo tornano quelli che hanno distrutto il Paese”, avverte nelle stesse ore in cui Conte declama la sua sintonia su un concetto: il governo con il Pd è una chance unica per migliorare l’Italia.
Anzi, Grillo va oltre, quasi sposando la visione “ortodossa” (copyright di Luigi Gallo) delle Sardine, quelle di un movimento con cui il M5S potrebbe contaminarsi: “Sono da tenere d’occhio, sono tennisti in un mondo di rugbisti. Non sono come il M5S delle origini, non vogliono riformare la società ma igienizzarla, e non è sbagliato”, spiega Grillo.
Un tassello in più che porta al delinearsi, almeno per Grillo, di un asse a sinistra per contrastare lo strabordare della destra quando molti grillini sono tentati dalle sirene leghiste.
Come Gianluigi Paragone, che in tanti tra i parlamentari vorrebbero già dimesso dopo il suo “no” alla fiducia sulla manovra. Assente all’incontro con Grillo, sarà deferito ai probiviri, quindi non è fuori.
Di Maio non se lo può permettere perchè al Senato il rebus numeri è intricato. Quanto all’intenzione di scoraggiare nuove fuoriuscite non è escluso che Grillo e Casaleggio, con la consulenza dell’avvocato pentastellato, abbiano discusso anche delle famose multe da imputare a chi lascia il gruppo parlamentare. Unica arma, seppur scarica, che i vertici sperano di avere.
Il tour di Grillo e Casaleggio non è ancora finito. Dopo aver visto i senatori si sposta alla Camera. Qui nel frattempo è arriato anche Di Maio: “Nessuno è in grado di fare tutto quello che fa Luigi, bisogna sostenerlo. Tempo al tempo e si sistemerà tutto…”. Il Garante chiede anche molta pazienza. Finchè dura.
(da “Huffingtonpost”)
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