IN EUROPA SI LAVORA A UN COMPROMESSO: CONDIZIONALITA’ LIGHT SUL MES E RECOVERY FUND ENTRO TRE MESI
ALLA FINE LA MEDIAZIONE FRANCO-TEDESCA POTREBBE METTERE D’ACCORDO ITALIA E OLANDA
“È nell’interesse reciproco che l’Europa batta un colpo, che sia all’altezza della sfida. Altrimenti dobbiamo assolutamente abbandonare il sogno europeo e dire ‘ognuno fa per se’. Ma impiegheremo il quintuplo delle risorse per uscire dalla crisi e non avremo garanzia di farcela nel modo migliore, efficace, tempestivo”.
Alla vigilia dell’ennesima riunione dell’Eurogruppo sulle risposte europee alla crisi economica da coronavirus, dopo il fallimento del vertice economico riunito ieri fino a notte fonda, Giuseppe Conte alza i toni in un’intervista al giornale tedesco Bild. Ma è solo una posizione negoziale, ennesimo tentativo per scalfire il muro dell’Olanda, il paese che ha bloccato la trattativa ieri.
Il compromesso, molto difficile, che il governo di Roma sta cercando di mettere in piedi — da qui il vertice serale oggi del premier con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e degli Esteri Luigi Di Maio – è di ottenere dall’Eurogruppo l’ok al fondo europeo per la ripresa, creato con l’emissione di titoli di debito comune e da attivare entro tre mesi, come chiede Parigi che ha ottenuto sostegni anche a Berlino.
Nello stesso tempo, si apprende, si tratta con l’Olanda per cercare di ammorbidire il più possibile le condizionalità che il governo dell’Aja vuole imporre ad un possibile uso delle risorse del Meccanismo europeo di Stabilità .
Per ora, l’Olanda propone una condizionalità minima nella fase di emergenza, ma con un piano di rientro secondo le regole del Patto di stabilità e crescita (per ora solo sospeso) a emergenza finita.
Roma punta a smussare il più possibile questa impostazione, considerando comunque — ed è questo il punto — che se anche se si accettasse un pacchetto che preveda l’uso di una qualche forma di Mes, il governo non sarebbe obbligato a metterlo in pratica. Nel senso: il ricorso al Mes è un’opzione, non un obbligo, sta allo Stato membro chiedere il suo intervento.
Insomma, dire sì a un pacchetto ammorbidito che comprenda l’uso del Salva Stati (per il 2 per cento del pil per ogni paese che lo chieda), l’intervento della Bei (200 miliardi di euro) e il piano ‘Sure’ della Commissione Ue (100 miliardi per la cassa integrazione nei paesi membri) sta diventando un’opzione per Roma, che ieri all’Eurogruppo ha invece tentato di ottenere che l’uso del Mes non fosse legato ad alcuna condizionalità . E non ci è riuscita per il veto olandese, ma anche di altri paesi nordici, tra cui pure la Germania.
Accettare il pacchetto sarebbe un modo per concedere a L’Aja un risultato da esibire di fronte all’opinione pubblica nazionale. A condizione però, si sottolinea nel governo, che il pacchetto contenga anche il fondo per la ripresa, creato con emissioni di debito comune.
Al momento, si apprende, è questa la richiesta più forte sul tavolo da parte del governo italiano, anche perchè condivisa con Parigi che nel frattempo ha ottenuto un ok di massima da Berlino.
Si tratta del fondo creato con i cosiddetti ‘recovery bonds’, la cosa che al momento si avvicina di più agli eurobond, proposta elaborata dal movimento di Macron ‘La Republique en Marche’ e sulla quale i macroniani si stanno muovendo anche a livello di Parlamento europeo (il presidente del gruppo Dacian Ciolos ha il mandato di negoziare con gli altri gruppi).
Certo, la trattativa sul fondo europeo di ripresa potrebbe non essere terminata domani in Eurogruppo ma rimandata al tavolo dei leader la settimana prossima.
Il punto però per Roma è ottenere che sia una trattativa su termini concreti: con l’attivazione di questo fondo — la cosa più simile agli eurobond in campo al momento — entro tre mesi.
È in questa cornice che si spiega la scelta italiana di non attaccare frontalmente l’Olanda, all’indomani del disastroso Eurogruppo di ieri. La Francia, per dire, lo sta facendo, stigmatizzando come “incomprensibile e controproducente” il veto del governo de L’Aja.
L’Italia no. Anzi, anche da ‘casa M5s’, i più ostili in maggioranza all’ipotesi Mes, sono partiti comunicati di linea morbida e collaborativa stamattina.
La pausa di riflessione dell’Eurogruppo, recita la nota diffusa stamane dagli eurodeputati del M5s, “sarà utile al raggiungimento di un accordo che metta in sicurezza l’Europa dalla pandemia. Sappiamo che le posizioni sono distanti e in parte ciò è dovuto ai vecchi schemi di un’Europa figlia di egoismi, ma siamo fiduciosi che si possa convergere verso un unico obiettivo: il bene comune. Ci aspettiamo dunque che con responsabilità e coraggio i Ministri delle Finanze dell’eurozona possano trovare una sintesi che faciliti l’adozione di strumenti nuovi ed europei di finanziamento della rinascita europea. Se tutti e 27 i Paesi membri sono uniti usciremo dal tunnel di questa crisi più forti di prima”.
(da “Huffingtonpost”)
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