LA BOZZA SUI PORTI CHIUSI ALLE NAVI DELLE ONG NON STA GIURIDICAMENTE IN PIEDI, NON SI PUO’ NEGARE LA PRATICA DEL DIRITTO DI ASILO
LE PERSONE SALVATE BASTA TRASFERIRLE IN QUARANTENA, COME PER IL NORMALE CITTADINO CHE PROVIENE DALL’ESTERO…NON SI SENTIVA IL BISOGNO DI CREARFE UN CASINO SUL NULLA
L’Italia chiude i porti alle navi delle Ong a causa dell’epidemia da coronavirus? Lo prevede un decreto, ancora in forma di bozza, messo a punto dei ministeri degli Esteri, Trasporti, Interni e Salute, citato dall’agenzia di stampa AGI.
“Per l’intero periodo di durata dell’emergenza sanitaria nazionale derivante dalla diffusione del virus Cvid-19 — si legge — i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di Place of safety (‘luogo sicuro’), in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo, sulla ricerca e il salvataggio marittimo, per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area Sar italiana”.
L’articolo 2 del decreto indicano che le le “disposizioni del presente decreto producono effetto dalla data della sua adozione e per la durata del periodo di emergenza sanitaria”.
Il provvedimento, che reca la data del 7 aprile 2020 e un numero di protocollo, arriva nel momento in cui la nave della ong Alan Kurdi, con a bordo 150 migranti, è in attesa al largo di Lampedusa dell’assegnazione di un porto di sbarco
Interpellato dall’Adnkronos, il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia conferma indirettamente gli orientamenti del governo: “Stiamo vivendo una situazione d’emergenza senza precedenti, da ora in poi -risolto il caso Alan Kurdi- bisogna decidere come operare. Se arriva una nave con 200-500 migranti a bordo non possiamo mettere in piedi un sistema di quarantena su navi private” ( non è vero, visto che a Genova si attua con una nave della Grandi Traghetti).
Intanto sul campo resta l’ipotesi di trasferire i 150 migranti a bordo della nave della ong battente bandiera tedesca, già nelle prossime ore, in una nave della Croce rossa italiana, dove potrebbero trascorrere la quarantena, mentre il governo valuta di considerare, a partire dai prossimi casi, l’Italia porto non sicuro, a causa dell’emergenza sanitaria con cui il Paese è alle prese
L’Unhcr invece invita il governo italiano a “garantire le richieste di asilo” per i migranti che fuggono dalle guerre, secondo Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati per il sud Europa rispondendo a una domanda sulla bozza di decreto che definisce “non sicuri” i porti italiani nel caso di sbarchi di migranti da navi di ong.
“Qualsiasi restrizione — spiega — deve comunque assicurare che le persone che fuggono da guerre abbiano accesso alla possibilita’ di fare richiesta di domanda di asilo”.
“Le misure sanitarie — aggiunge — sono comprensibili”, ma queste “non possono avere conseguenze gravi sulle persone che fuggono dalle guerre” e “impedire che si facciano domande di asilo”.
Ma il decreto presenta diversi aspetti critici. Per il senatore Gregorio De Falco “non è necessario chiamarsi Salvini per fare errori. I porti non venivano chiusi nemmeno nel Medioevo”.
Il provvedimento è giudicato discriminatorio perchè si rivolge esclusivamente alle navi che battono bandiera straniera. “Allora bisognerebbe bloccare tutte quelle non italiane che stanno arrivando in Italia”, ne deduce il senatore ex M5s oggi iscritto al Gruppo misto. “Le persone salvate devono essere messe in sicurezza. Devono essere messe in quarantena anche se restano a bordo della nave”
Dubbi sulla legittimità dell’atto sono stati espressi anche dal Tavolo asilo nazionale: “La dichiarazione appare inopportuna e non giustificabile in quanto con un atto amministrativo, di natura secondaria, viene sospeso il Diritto Internazionale, di grado superiore, sfuggendo così ai propri doveri inderogabili di soccorso nei confronti di chi è in pericolo di vita. Si attacca ancora una volta il concetto internazionale di Porto Sicuro, la cui affermazione ha trovato conferma nelle decisioni della nostra Magistratura”, fanno sapere le associazioni che lo compongono.
La crisi portata dal Covid-19 non basta, per Alessandro Metz, l’armatore di Mediterranea, a motivare la scelta del governo: “Ci chiedono di essere responsabili, di tenere i nostri bambini a casa. Perchè, invece, i bambini che arrivano dall’Africa dovrebbero morire? La pandemia in corso ci sta dimostrando che i confini non esistono. Ed è proprio in un momento come questo che i diritti devono essere estesi”
(da agenzie)
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