REGIONALI TOMBALI PER LEGA E FORZA ITALIA: LE FUTURE GIUNTE DI LAZIO E LOMBARDIA SARANNO PRATICAMENTE DEI “MONOCOLORI” DI FRATELLI D’ITALIA
SE ANDASSE SOTTO IL 6%, FORZA ITALIA POTREBBE RITROVARSI SOLO UN ASSESSORE AL PIRELLONE … DOPO IL VOTO, GIORGIA MELONI POTREBBE PORTARE IL SUO PARTITO A CONGRESSO PER SEDARE LITI E DARE UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE INTERNA
Quota trenta. Giorgia Meloni non punta solo a vincere le regionali nel Lazio e in Lombardia. Se le urne domenica e lunedì le daranno ragione come crede, alla fine dalle giunte di Francesco Rocca e Attilio Fontana usciranno dei monocolori, o quasi, di Fratelli d’Italia. Il tutto a discapito degli alleati principali, Lega e Forza Italia, che rischiano di uscire con le ossa rotta.
Con tutte le ripercussioni del caso su Palazzo Chigi, forse. […] Ci sarà da ridere con le scelte degli assessorati, visti i rapporti di forza squilibrati. Nel Lazio i meloniani lasceranno le briciole agli altri, in Lombardia hanno già prenotato vicepresidente, Sanità e presidenza del consiglio regionale.
E oggi la premier vola a Milano. E? tutta da vedere la resistenza di Salvini in quello che fu il suo feudo. Comunque vada esprimerà il presidente e continuerà a governare seppur da socio di minoranza. Discorso diverso e più delicato per Forza Italia: andare sotto il 6 per cento farebbe scattare al partito di Berlusconi solo un assessore. Il possibile declino forzista è un argomento che agita Arcore.
Nel Lazio, dove è in corso una guerra fratricida a Roma con tanto di commissariamento della federazione, si parla comunque di oltre venti consiglieri regionali di FdI destinati a elezione certa. Anche in Lombardia c’è un certo fermento interno. Da una parte Marco Osnato, dall’altra Carlo Fidanza e poi il deus ex machina meneghino Ignazio La Russa che fa tandem con Daniela Santanchè, ministra e coordinatrice regionale.
E le rivalità interne? La salita sul “carro della Nazione” c’è stata anche qui: a partire da Marco Bestetti, già responsabile dei giovani di Forza Italia e in lizza per il Pirellone con FdI. Ad altri, come all’ex sindaco di Monza Dario Allevi, è stato chiesto un sacrificio sempre per lo stesso motivo: non fagocitare troppo l’elettorato di FI.
Meloni è convinta che alla fine non ci saranno ripercussioni sul governo dopo le regionali. Salvini si è già adeguato al ruolo di comprimario e Berlusconi, secondo i vertici di FdI, non ha alternative. Tuttavia la premier ha davanti a sé diverse sfide e la consapevolezza che il suo partito ha bisogno di una maggiore strutturazione.
Ecco perché, passate le elezioni, nell’agenda di Giorgia è apparsa un’altra parola: congresso, forse già prima dell’estate. Sarà una modo per sedare liti e dare profondità al partito, ci sarà una sola candidata alla presidenza. Indovinate come si chiamerà?
(da “il Foglio”)
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