A LIVORNO È SCOPPIATA LA RIVOLTA DEI PORTUALI CONTRO LA NAVE ISRAELIANA “ZIM VIRGINIA”
GIÀ NEI GIORNI SCORSI AI PORTI DI GENOVA E RAVENNA ERANO STATE BLOCCATE IMBARCAZIONI DELLO STESSO ARMATORE DELLO STATO EBRAICO CHE TRASPORTAVANO ARMI (NON COME NEL CASO DI LIVORNO)
Dalla banchina si intravede in lontananza, immobile nella rada di Livorno. Sui siti di geolocalizzazione, invece, è un puntino giallo nell’azzurro del Tirreno. Lunga quasi 300 metri e larga trenta, la Zim Virginia dopo aver toccato Israele, Egitto e Grecia ieri ha aspettato a lungo di entrare nel porto toscano con il suo carico di container.
Ma i rimorchiatori non si sono mossi e le gru della banchina hanno lavorato su altre imbarcazioni. «Potremo dire di avercela fatta solo quando nell’immagine online vedremo la prua puntata dalla parte opposta, verso ovest. Se si muove anche, significa che abbiamo vinto», dice Luca.
È portuale da trent’anni, ha Che Guevara tatuato sulla spalla sinistra e le idee chiare: la nave dell’armatore israeliano non deve entrare nello scalo livornese. Il lavoratore è insieme ad altre centinaia di manifestanti all’ingresso della Darsena Toscana per un presidio che sposta la protesta dei porti a un nuovo livello.
Fino ad oggi, a Ravenna prima e più di recente a Genova, erano state bloccate navi sempre della Zim ma che, almeno secondo i manifestanti, scaricavano o caricavano armi. Mentre a Taranto è stata fermata la nave da rifornimento per l’esercito israeliano di un altro armatore. Qui no, questa portacontainer ha merci standard, non di tipo militare.
Il fronte dei porti è sempre più caldo nel nostro Paese ed è all’ordine del giorno negli incontri dedicati alle manifestazioni Propal tra il ministro degli Interni Matteo Piantedosi e i prefetti. I lavoratori guardano al viaggio della Sumud Flotilla e minacciano nuove azioni di boicottaggio nel caso di problemi alla spedizione che cerca di raggiungere Gaza.
Non solo, a Genova il sindacato Usb ha organizzato un confronto con i rappresentanti dei lavoratori di mezza Europa (Francia, Grecia, Paesi Baschi, Cipro, Slovenia, Germani) dal titolo “I portuali non lavorano per la guerra”.
Zim è il nono armatore a livello mondiale per container spostati
e il leader in Israele. «Ci stiamo sostituendo al governo, assoggettato agli Usa e a Netanyahu. All’esecutivo spetterebbe l’embargo ma non lo fa, allora tocca a noi. Facciamo quello che è nelle nostre possibilità, applichiamo delle sanzioni dal basso».
Si accalora Giuseppe Guicciardo della Filg-Cgil, sindacato che ha proclamato uno sciopero mirato, nel senso che invita i portuali a non lavorare per la nave israeliana che dovrebbe entrare nel porto di Livorno. A manifestare sulla darsena c’è anche l’Usb, il sindacato che rappresenta praticamente tutti i lavoratori “articolo 17”, cioè a chiamata.
La sigla ha condotto la prima protesta andata a segno in città. Lunedì scorso, dopo la manifestazione per la Palestina, ha organizzato un presidio dentro al porto per bloccare l’arrivo di una nave con materiale militare (jeep, caterpillar e altro) destinato alla base Usa di Camp Darby, nel Pisano.
Dopo quattro giorni, prefettura, Comune e sindacati hanno convinto i militari americani a far attraccare l’imbarcazione altrove per evitare problemi, ma ancora non è stato trovato uno scalo.
(da “la Repubblica”)
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