A MARIO DRAGHI SONO BASTATI CINQUE MINUTI PER POLVERIZZARE URSULA VON DER LEYEN APPECORONATA A TRUMP E I SOVRANISTI DE’ NOANTRI
DAL PALCO DEL MEETING DI RIMINI, L’EX PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SBERTUCCIA I NO-EURO: “ANCHE IO QUANDO SCRISSI LA MIA TESI DI LAUREA SOSTENNI CHE LA MONETA UNICA ERA UNA GRAN SCIOCCHEZZA. È INSOSTENIBILE ARGOMENTARE CHE STAREMMO MEGLIO SENZA”… LE BORDATE DI DRAGHI ALLA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA SUCCUBE DI TRUMP (“ABBIAMO DOVUTO RASSEGNARCI AI DAZI IMPOSTI”) E ALLA PREMIER, CHEERLEADER DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO
Racconta chi ha discusso del suo intervento a Rimini, che l’ex premier non avesse nessuna voglia di fare un discorso di sapore politico. Poi Bernard Scholz, uomo forte del Meeting, lo ha convinto diversamente.
E così, dopo aver letto il testo scritto sull’Europa e i suoi limiti – il canovaccio è ormai lo stesso da qualche mese – si è seduto per una chiacchierata solo apparentemente spontanea. La scusa per lanciare il messaggio è un aneddoto sul giovane Mario Draghi.
«Non provengo da un ambiente culturale particolarmente europeo. Quando scrissi la mia tesi di laurea sostenni che la moneta unica era una gran sciocchezza». Il pubblico – l’auditorium è pieno – ride. Draghi prosegue nel ragionamento: «Il mio europeismo non parte dai grandi principi che lo hanno
ispirato. Quando mi parlano di visione mi tornano sempre in mente le parole che usava spesso un cancelliere tedesco, Helmut Schmidt, quando gli chiedevano quale fosse la sua: «Se cerchi una visione vai dall’oculista».
Draghi si definisce «un europeista pragmatico, con i piedi molto per terra». Racconta – non lo aveva mai fatto – come ha lavorato al rapporto sulla competitività dell’Unione commissionato da Ursula von der Leyen. «Si può dire che è stato realizzato con tre gambe: i funzionari della Commissione di Bruxelles, interviste ad imprenditori europei, e il contributo di tre premi Nobel, fisici e ingegneri».
In tutto il ragionamento di Draghi si intuisce la volontà di uscire dalla guerra dei mondi fra europeisti e antieuropeisti, ovvero fra sinistra e destra, progressisti e conservatori.
Trump e la Cina per Draghi uguali sono: una minaccia per la sopravvivenza dell’Europa. Per questo dobbiamo stringerci tutti insieme per far avanzare l’Unione. Ma con pragmatismo: «Carlo Azeglio Ciampi raccontava spesso che lo sconsigliavano di contribuire alla nascita dell’euro per non perdere la sovranità monetaria, ma già allora la lira dipendeva dal marco tedesco».
I maliziosi trovano sempre nelle citazioni dell’ex presidente della Repubblica il sapore dell’antica ambizione quirinalizia di Draghi. Sia come sia, il messaggio è anzitutto a destra: indietro non si può tornare, non ci conviene.
(da La Stampa)
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