ALBERTO TRENTINI HA RICEVUTO LA PRIMA VISITA DELL’AMBASCIATORE ITALIANO IN VENEZUELA: “E’ IN BUONE CONDIZIONI, ANCHE SE DIMAGRITO”
IL DIPLOMATICO HA INCONTRATO ANCHE UN ALTRO DETENUTO ITALIANO, L’IMPRENDITORE MARIO BURLO’
Dopo 312 giorni di prigionia a Caracas, in Venezuela, l’operatore umanitario Alberto Trentini ha finalmente ricevuto la visita dell’ambasciatore italiano nel Paese, Giovanni de Vito, che ha incontrato lui e un altro detenuto italiano, Mario Burlò, del quale da tempo non si avevano notizie.
La notizia è stata confermata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui l’ambasciatore avrebbe trovato Trentini e Burlò «in buone condizioni, anche se un po’ dimagriti». I due detenuti avrebbero inoltre riferito di mangiare regolarmente, di avere quotidianamente accesso all’ora d’aria e di essere trattati
bene dalle guardie penitenziarie. L’ambasciatore è riuscito a consegnare ad entrambi lettere da parte dei familiari e beni prima necessità.
Alberto Trentini, 46 anni, è prigioniero nel carcere di El Rodeo 1, a trenta chilometri da Caracas, dal 15 novembre 2024. Da allora non si sono più avute sue notizie, se non attraverso due brevi telefonate alla famiglia, la prima delle quali dopo sei mesi di detenzione. Trentini e Burlò non sono gli unici italiani reclusi nelle carceri venezuelane: oltre a loro ci sarebbero altre persone con doppia cittadinanza italiana e venezuelana, spesso detenute con presunte accuse di terrorismo e cospirazione.
Il loro numero è cambiato più volte in questi mesi e neanche Tajani sa di preciso quante siano. Per il momento il ministro degli Esteri si è limitato a parlare di «dieci-dodici connazionali». Tra questi Trentini sarebbe l’unico che ha solo la cittadinanza italiana.
Un segnale dal Venezuela
Il ministro Tajani, che ora si trova a New York per l’assemblea generale delle Nazioni Unite, si è espresso positivamente riguardo all’incontro tra i prigionieri e l’ambasciatore. «Avevano chiesto fortemente una visita consolare, è stata autorizzata e quindi vuol dire che anche il regime di detenzione si è leggermente alleggerito». Anche la deputata di Azione Federica Onori, segretaria della Commissione Esteri, ha parlato di un «passo importante», sebbene questo sia arrivato «con un ritardo inaccettabile, in violazione dei diritti fondamentali dei nostri
connazionali». Onori ha poi rilanciato un appello: «Trentini e Burlò devono poter tornare immediatamente in Italia. Il governo venezuelano deve assumersi la piena responsabilità delle sue azioni e restituire ai loro familiari i nostri connazionali ingiustamente detenuti».
La situazione dei prigionieri politici in Venezuela
Sebbene sia difficile fare stime, ad oggi in Venezuela si contano quasi novecento prigionieri politici, di cui ottantanove stranieri, molti di loro occidentali. In molti casi il loro arresto è avvenuto nell’ambito della crisi politica innescata nell’estate 2024 con la rielezione di Nicolas Maduro, la cui vittoria, contestata dall’ex-candidato oppositore Edmundo Gonzalez Urrutia, in esilio a Madrid, non è stata riconosciuta né riconosciuta dagli Stati Uniti né dai ventisette Paesi Ue. Le condizioni di prigionia, inoltre, non sono trasparenti e al Consiglio per i diritti umani dell’Onu sono già stati denunciati molti casi di «repressione», «violazione dei diritti umani» e «insabbiamenti» nei confronti degli oppositori.
(da agenzie)
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