ALITALIA: SE IL CENTRODESTRA FACESSE UN PO’ DI AUTOCRITICA INVECE CHE INVOCARE IL BOIA
CI SI E’ INCAPONITI SULLA CORDATA ITALIANA CHE HA FORMULATO UN’OFFERTA PEGGIORE DI AIR FRANCE ( CHE SI ASSUMEVA I DEBITI E LIMITAVA GLI ESUBERI) … UNA VENDITA SI BLOCCA SE SI HA UNA SOLUZIONE MIGLIORE, NON PER FARE UNA BRUTTA FIGURA… MEGLIO IL FALLIMENTO
Ci sono problemi che, riguardando decine di migliaia di persone ( nel caso Alitalia 20mila dipendenti e almeno altri 30mila posti nell’indotto), non dovrebbero mai essere oggetto di una campagna elettorale tra destra e sinistra. Troppo facile creare facili illusioni o liquidare la pratica con una delle tante promesse elettorali.
La tendenza ad “allargarsi” troppo nelle spese e nelle garanzie future, tipica dei partiti durante le elezioni, mal si concilia con il realismo economico. Valutando oggettivamente i fatti, senza paraocchi o pregiudizi, avevamo avvertito e denunciato fin dalla primavera che il centrodestra, sul tema Alitalia, sarebbe andato incontro a una grossa cantonata.
E oggi che il commissario straordinario Fantozzi, smarcandosi dagli imput del Governo, apre una regolare asta internazionale, come sarebbe stato auspicabile fin da subito, indipendentemente da come andrà a finire, ne siamo sempre più convinti.
Partendo dalla premessa che la crisi Alitalia ( e qui concordiamo perfettamente con l’analisi di molti amici del Centrodestra, non tutti immuni però da colpe) deriva da una gestione clientelare decennale, con stipendi elevati, privilegi da casta, liquidazioni allucinanti riconosciute a manager che l’hanno sfasciata, assunzioni di parenti e amici della politica, costi esorbitanti e chi più ne ha più ne metta, la conclusione logica era una sola: staccare la spina e decretarne il fallimento, evitando da anni che ogni mese costasse 1 milione di euro al contribuente italiano.
Tecnicamente nulla avrebbe impedito a un grande vettore internazionale interessato di prendere in affitto l’azienda dal curatore fallimentare, garantendone la perfetta continuità operativa, per poi acquistarla all’esito della normale gara.
Prodi & Co. avevano perorato la causa di Air France poco prima delle elezioni e allora Berlusconi si oppose, in nome della difesa della “italianità ” dell’azienda, alla vendita, garantendo che Alitalia sarebbe stata rilevata, a condizioni migliori, da una cordata italiana.
Ovviamente tra il tripudio dei 20mila dipendenti Alitalia che così avrebbero evitato il fallimento e l’esubero di poco meno di 2mila dipendenti.
Ottima soluzione sulla carta ovvio, se si fosse poi avverata. Alla luce dell’offerta Cai onestamente emerge che l’offerta Air France era indubbiamente migliore, in quanto i francesi si prendevano a carico una vagonata di debiti ( mentre Cai li scarica sui contribuenti italiani) e gli esuberi previsti erano un terzo di quelli poi indicati dagli imprenditori italiani.
Questa è la verità , che piaccia o no a tanti amici del Centrodestra. L’errore è stato, da parte di Silvio, di incaponirsi su una cordata italiana che all’inizio aveva certe caratteristiche, ma che poi con l’andar del tempo ha visto la partecipazione di imprenditori non certo contigui al Centrodestra.
Chi giustamente stigmatizza i comportamenti di certi sindacalisti della Cgil o della casta dei piloti, dovrebbe spiegarci che hanno a che fare con un centrodestra “solidale” i Colaninno, i Tronchetti Provera, i Caltagirone e via dicendo.
O non erano proprio quelli contro i quali avevamo innescato tante polemiche nei mesi scorsi? Improvvisamente sono diventati benefattori? Suvvia, siamo seri… questi hanno fiutato l’affare di “ereditare” la parte buona di Alitalia e si sono dichiarati disponibili. Non si sono certo assunti i debiti…
Un grosso equivoco è poi determinato dalla “difesa del tricolore sulle alette”. A parte che questo concetto mal si concilia con la presenza al Governo di una componente che sul tricolore sputacchia a giorni alterni, la bandiera è una cosa seria e non si può ridurre a una visione semplicistica del “rombar dei motori”. In economia è un errore clamoroso, soprattutto in casi di aziende decotte, perchè restringe enormemente la possibilità di scelta dell’imprenditore e offre ad altri il vantaggio di minore concorrenza sul mercato del lavoro. E in questo il Governo ha trovato stupidi alleati anche i sindacati.
Pensate che difendiamo le nostre ferrovie, ad es., dalla concorrenza di quelle svizzere e tedesche che pagano i dipendenti tre volte i nostri e offrono ai viaggiatori un servizio migliore. Magari le comprassero gli svizzeri le nostre ferrovie, ci sarebbe da far loro ponti d’oro, altro che stare in trincea.
Ritornando alla vicenda Alitalia, se legittimo si considera l’atteggiamento di Cai che ha posto l’aut l’aut ” prendere o lasciare”, altrettanto legittimo quello dei piloti che, sapendo cosa rischiano, preferiscono essere licenziati tutti piuttosto che finire in mano a quelli che loro definiscono “banditi”.
Non vedo che legittimità possa avere il contestargli di guadagnare 7mila euro al mese, da parte di giornalisti che ne incassano 10mila o di politici che guadagnano 20mila.
Ognuno ritiene giusto percepire lo stipendio che guadagna evidentemente.
Una cosa è certa. Che se un premier blocca una cessione perchè ne ha un’altra migliore, gli si chiedono due cose: che esista realmente e che sia migliore. Se poi tale non è, abbiate pazienza, ma faceva meglio a stare zitto.
Ne avrebbe guadagnato di credibilità , invece che trovarsi contro pure categorie (come i piloti) che notoriamente votano per ilcentrodestra.
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