MATRIMONI MISTI: DUE SU TRE FINISCONO CON UN DIVORZIO
300MILA I MATRIMONI MISTI IN ITALIA, 590MILA LE CONVIVENZE… TRE COPPIE MISTE SU QUATTRO FINISCONO PER DIVORZIARE… DISTANZE CULTURALI, STILI DI VITA, PRATICHE RELIGIOSE E IGNORANZA LE CAUSE… IL PROBLEMA DEI FIGLI
Invece che misurare il livello di integrazione di una società , sono diventati il sintomo di un grande malessere. Parliamo dei matrimoni misti tra italiane/i e stranieri/e che nell’ultimo decennio si sono triplicati in Italia, raggiungendo quota 300mila.
Se poi consideriamo le convivenze, si raggiunge quota 590mila. Ebbene per 3 coppie su 4, il matrimonio si conclude con il divorzio.
La speranza di riuscire a conciliare le diversità si scontra con i più banali ostacoli quotidiani, ma anche con le più profonde differenze negli stili di vita e nella visione della famiglia.
I numeri di questo fallimento sono stati diffusi dall’Ami, l’Associazione matrimonialisti italiani e raccontano di un modello in piena crisi.
Unioni che dovrebbero essere lo specchio del multiculturalismo, dell’immigrazione, scambio di vite, storie e tradizioni si trasforma nella incomunicabilità , con abitudini troppo diverse, con la religione che condiziona spesso lo stile di vita, con l’ostacolo della lingua.
Partiamo dall’unione tra una donna italiana e uno straniero che rappresenta il 22% dei matrimoni misti. Le donne italiane sempre più frequentemente scelgono africani, nel 24% dei casi marocchini e nel 15% tunisini: spesso però trovano dall’altra parte uomini gelosi, abitudini religiose che l’uomo vuole imporre, richieste di adottare costumi e regole troppo restrittive.
Ci sono uomini che non hanno la minima cognizione delle regole della convivenza civile e che vogliono imporre alla moglie persino gli usi alimentari della loro tradizione, come la carne macellata alla islamica. E spesso alzano le mani, abituati così a casa loro.
Quando ci sono poi di mezzo i figli, l’affare si complica sempre di più.
In Nord Africa infatti i figli sono potestà esclusiva del padre e le madri non hanno alcun potere sulla prole in caso di separazione o divorzio. Se il marito porta via il figlio, restituirlo alla madre e riportarlo in Italia diventa un’impresa quasi impossibile. Il gap culturale spesso diventa un ostacolo insormontabile.
Vediamo che anche i matrimoni tra un maschio italiano e una straniera creano gli stessi risultati catastrofici.
Si tratta per lo più di cittadine dell’Est europeo ( rumene per il 25%, ucraine per il 17% e polacche per l’8%). In questi casi i matrimoni arrivano dopo tre o sei mesi di fidanzamento e saltano in aria con la stessa velocità .
Le donne dell’Est, per es, non hanno difficoltà a chiudere un rapporto in crisi. Proprio per un fatto culturale, perchè nei loro Paesi un matrimonio si può sciogliere in pochi giorni senza drammi od ostacoli.
L’associazione denuncia poi casi tutt’altro che sporadici di uomini stranieri che per ottenere la cittadinanza sposano un’Italiana e poi chiedono il ricongiungimento familiare con l’altra moglie che si trova in Egitto, sulla base della liceità della poligamia nei loro Paesi.
Si pensi che, tra il 1996 e il 2004, il 45% delle acquisizioni di cittadinanza concesse sono arrivate per motivi matrimoniali.
Una maggiore prudenza nel relazionarsi con stranieri forse sarebbe opportuna, magari attraverso un periodo di convivenza reciproca di prova, solo al termine della quale prendere decisioni più impegnative.
Lo consiglia la prudenza e ora anche i dati ufficiali… Inutile lamentarsi dopo…
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