ARRIVA IL “CHE FAI CI CACCI?†DI FITTO: PRONTO UN PARTITO CONSERVATORE
SILVIO: “VALETE L’1,3%”…. LA REPLICA: “SEI UN ABUSIVO”
Alle otto di sera, i ribelli fittiani si spellano le mani sui tamburi di guerra.
Battono a più non posso: “Ci caccia? Semmai siamo noi che cacciamo lui. Forza Italia è anche il nostro partito. Chi fa le espulsioni o le sospensioni? I probiviri? Ma chi sono, chi li nomina? Non abbiamo celebrato alcun congresso. Pure il presidente viene nominato dal congresso. E se il presidente è abusivo, senza dimenticare che nello statuto questa carica non può essere svolta da chi ha un impedimento?”.
E se non c’è soluzione? “Faremo un partito conservatore”
La scomunica in assemblea e lo sherpa
A un lustro dal fatidico “che fai mi cacci?” d’imperitura memoria finiana, Silvio Berlusconi torna a minacciare espulsioni e sospensioni.
Stavolta tocca all’ex governatore bambino della Puglia, il democristiano Raffaele Fitto.
La scomunica però non è pubblica, come cinque anni fa nell’auditorium di via della Conciliazione. Avviene al chiuso dell’aula dei gruppi parlamentari azzurri a Montecitorio.
Senatori e deputati si riuniscono per prendere atto della fine del patto del Nazareno. Berlusconi si presenta con un’insolita relazione scritta, insolita per lui, e si assume tutte le responsabilità per il fallimento dell’accordo.
Le colpe della rottura vengono addebitate al Partito democratico. Non c’è la citazione diretta di Matteo Renzi. La frase chiave è questa: “Se c’è una responsabilità quella è solo la mia perchè io ci avevo creduto e sperato fino in fondo. Ma adesso sarebbe ottuso e nefasto proseguire. L’alleato è Salvini, ma non gli daremo le chiavi del centrodestra, noi rimaniamo centrali”.
In pratica, salva Denis Verdini, lo sherpa del Nazareno.
I 37 disertori e la manifestazione all’Eur
Ed è proprio questo il passaggio che provoca la diserzione di massa dei 37 ribelli fittiani (il loro capo, invece, è assente giustificato in quanto europarlamentare). Avvisati in anticipo della mossa berlusconiana di non toccare nessuno, i 37 non si presentano.
Un’altra provocazione, dopo la conferenza stampa della scorsa settimana convocata mentre si teneva l’ufficio di presidenza di Forza Italia.
E prima della manifestazione dei “Ricostruttori” che si terrà il 21 febbraio a Roma, non più in un teatro (“troppo piccolo per le adesioni che stiamo ricevendo”) ma in una struttura più grande all’Eur.
Tre mesi di sospensione e l’attesa di un’ora
Così quando si apre il dibattito sulla relazione, esplode la questione dell’assenza dei fittiani. E Silvio minaccia di cacciarli: “Devono decidere cosa fare, o dentro o fuori. Hanno una settimana di tempo per decidere. E se vanno via prenderanno l’1,3 per cento”.
Si parla di una sospensione di tre mesi. Al telefono da Strasburgo, Fitto annuncia: “Aspetto un’ora la smentita. Poi farò una nota”.
E la nota arriva: “Ci cacci perchè abbiamo avuto ragione sulle riforme, e, purtroppo, su tutto il resto? Perchè troviamo surreale il passaggio in due giorni da Forza Renzi a Forza Salvini? Dunque, processo popolare? Caro presidente, meglio esserti antipatico e non abile nello sport dell’ossequio a corte, ma utile e sincero. Te lo dico con amarezza: stai ancora una volta sbagliando tutto”.
L’appello al Tribunale e il modello Cameron
Rispetto alla “cacciata” di Fini e dei finiani c’è una grossa differenza.
Fitto e i fittiani faranno le barricate sino all’ultimo, non escludendo il ricorso al tribunale civile in caso di procedimenti disciplinari sanzionati da un partito che non ha celebrato un congresso nazionale.
In ballo ci sono la gestione di Forza Italia e la sua organizzazione interna. I ribelli hanno anche un retropensiero pesante: “Siamo sicuri che la faccia feroce di Berlusconi sul Nazareno sia vera? Oppure si fa tenere a bagnomaria da Renzi che ha rinviato a maggio la Salvasilvio?”.
I toni tra le due fazioni sembrano escludere una convivenza futura. Si apre, allora, lo scenario di una nuova scissione.
Un raggruppamento conservatore di Fitto modello Cameron, a metà strada tra i popolari europei e i lepenisti.
Ieri B. ha chiuso la riunione dando appuntamento al 9 marzo, quando tornerà libero: “Quel giorno vi trasformerò tutti in rivoluzionari”. Tutti meno 37. Una rivoluzione per sottrazione.
Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano”)
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