BERLUSCONI PUNTA AL VOTO A GIUGNO: “COSI’ RENZI NON POTRA’ CANDIDARSI”
LARGHE INTESE O URNE… BRUNETTA GIA’ COMMISSARIATO
«Noi abbiamo bisogno di siglare un accordo complessivo. Altrimenti è meglio votare a giugno, così impediamo a Renzi di correre».
Prima di volare in Sardegna per una domenica dedicata a Francesca Pascale, Silvio Berlusconi ha lasciato alcune mirate consegne agli ambasciatori più fidati.
Preso atto del muro eretto dal leader dei democratici, il Cavaliere ha chiesto ai pontieri di rafforzare i canali di comunicazione con l’ala trattativista del Pd.
Quelli che da giorni si spendono per le larghe intese: «Penso che Bersani non ce la farà . Non ha più in mano il partito. Ci serve un interlocutore credibile ».
Berlusconi sogna un “accordone” che tenga assieme governo e Colle.
E’ pronto a siglarlo con Bersani, come dimostrano i segnali di fumo lanciati da Renato Brunetta: «Metta da parte l’ascia da guerra ».
Ma raccoglie per ora solo proposte al ribasso: «Ci chiedono di uscire dall’Aula. O di prestargli la Lega…».
Per questo è pronto, archiviato Bersani, a inseguire il patto anche con l’ala dialogante dei democratici.
La speranza è alimentata dai report di Denis Verdini, Gianni Letta e Angelino Alfano. Il primo racconta dei ragionamenti con Sposetti, il secondo vanta un filo diretto con il Colle, il terzo non risparmia telefonate a Enrico Letta.
Berlusconi raccoglie i resoconti, poi pronuncia velenosamente la sentenza: «Nel Pd tutti giurano che dopo Bersani ci sarà spazio per lavorare insieme».
Ma se l’“accordone” evaporasse, non rimarrebbe altra strada che il voto anticipato più veloce della storia repubblicana: «Renzi salterebbe un altro giro. Meglio per noi, perchè a giugno vinciamo».
La pausa di villa Certosa prelude a una settimana di fuoco.
Già oggi il Cavaliere è atteso a Montecitorio, per incontrare i gruppi parlamentari e reclamare l’ennesimo legittimo impedimento nel processo Ruby.
Alle truppe pidielline — ancora impressionate dal successo della manifestazione di piazza del Popolo — Berlusconi detterà la linea in vista dei colloqui con i democratici, fissati per martedì: «Noi siamo responsabili e siamo pronti alle larghe intese. Ma con pari dignità ».
E’ una battaglia giocata sui nervi. E sui nomi.
Quelli per un eventuale governissimo. Magari affidato a Piero Grasso, che secondo il quartier generale azzurro il Colle avrebbe “preservato”, evitandogli il primo incarico. E quelli per il Quirinale.
Il leader del Pdl da almeno un decennio propone Gianni Letta, ma sa che mai glielo concederanno. Prova a giocare la carta di Lamberto Dini, anche se con poche chance di successo.
E continua nel pressing su Giorgio Napolitano, puntando a ottenere un suo bis.
Per dar forza alla pretesa, Angelino Alfano brandisce anche la piazza riempita sabato nella Capitale: «Rappresentiamo una grande parte del Paese, non possono fare a meno di noi, non si può fare a meno di noi».
Mentre gli ambasciatori cercano di tessere la trama del Capo, il gruppo Pdl di Montecitorio assomiglia sempre più ad una polveriera.
La nomina di Renato Brunetta, imposta da Silvio Berlusconi e sancita per acclamazione, ha lasciato un’infinita scia di veleni.
Per sedare le tensioni si è infine stabilito di commissariare il capogruppo, affiancandogli come vicecapogruppo vicario Maria Stella Gelmini.
Un ruolo previsto dal regolamento, ma pensato soprattutto per imbrigliare il vulcanico berlusconiano.
L’ex ministro dell’Istruzione godrà anche della delega al personale e il compromesso servirà ad allontanare lo spettro di una resa dei conti con il capogruppo veneziano. Difficile, ma non impossibile, visto che alcuni parlamentari hanno addirittura ipotizzato una raccolta di firme per sfiduciare il nuovo Presidente del gruppo.
Per preparare la riunione dei deputati, Verdini, Alfano e Cicchitto si sono dati appuntamento stamattina. In gran segreto e senza Brunetta.
C’è da mettere la testa anche sulla grana scoppiata dopo l’azzeramento del personale Pdl della Camera e sulle tensioni interne scatenate dalla bocciatura di Laura Ravetto e Raffaele Calabrò, candidati a segretari d’Aula e abbattuti da fuoco amico.
Si annunciano scintille.
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)
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