BUFERA NELLA LEGA: IL SENATUR LASCIA MA VIENE NOMINATO PRESIDENTE
“MI DIMETTO PER IL BENE DEL MOVIMENTO MA SI SCORDINO CHE IO SCOMPAIA”….MARONI ACCOLTO AL GRIDO DI “GIUDA” DAI MILITANTI DEL CARROCCIO
A vent’anni esatti dalle elezioni del ’92, prima vera vittoria politica della Lega Nord, Umberto Bossi si dimette.
Le indagini sul tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito condotte dalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria portano alle dimissioni del Senatùr che lascia il ruolo di segretario del partito nel corso del consiglio federale di giovedì.
Dimissioni «irrevocabili» accolte dal consiglio federale che sostituirà il segretario con 3 reggenti che guideranno momentaneamente il movimento.
TRIUMVIRATO
Ci sarà infatti un triumvirato alla testa del partito, composto dal coordinatore delle segreterie nazionali, Roberto Calderoli, dall’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni (che oggi vedrà Bossi in via Bellerio a Milano in un faccia a faccia) e dalla parlamentare veneta Emanuela Dal Lago.
«Mi dimetto per il bene del movimento e dei militanti. La priorità è il bene della Lega e continuare la battaglia». Queste le parole con cui Umberto Bossi ha lasciato il movimento in qualità di leader.
Al Senatùr, il consiglio ha concesso comunque l’onore delle armi nominandolo presidente al posto di Angelo Alessandri.
Una nomina che gli consentirà di partecipare ancora alle riunioni del consiglio federale.
«Chi sbaglia paga – ha detto Bossi – qualunque sia il cognome che eventualmente porti».
E poi in un’intervista con il direttore de La Padania Stefania Piazzo, il Senatùr precisa: «Nessuno mi ha chiesto le dimissioni. L’ho deciso io, perchè ero di intralcio ma il fatto che io abbia dato le dimissioni non vuol dire che io scompaia. Se lo scordino. Resto nella Lega, da ultimo sostenitore o da segretario io resto sempre a disposizione della causa».
E poi ancora: «Da domani mi chiameranno militante. Anzi, no. Semplice simpatizzante».
Sulle inchieste Bossi non ha dubbi: «è stata messa in atto una chiara manovra contro di me e contro la Lega».
Il conflitto con Maroni? Il Senatùr chiarisce: «Non è vero che Maroni sia un traditore».
La lunga giornata di via Bellerio La lunga giornata di via Bellerio La lunga giornata di via Bellerio La lunga giornata di via Bellerio La lunga giornata di via Bellerio La lunga giornata di via Bellerio
BERLUSCONI
In serata anche il commento dell’eterno alleato Silvio Berlusconi che ha definito le dimissioni di Bossi «una botta, un colpo al cuore».
Ma accanto all’amarezza e alla sorpresa, nei ragionamenti dell’ex premier si è insinuato anche il dubbio che contro la Lega sia stata messa in atto un’operazione politico-giudiziaria.
Una vicenda che, per il Cavaliere presenterebbe molte zone d’ombra.
Anche lui, queste le parole di Berlusconi, è finito nel tritacarne della giustizia ad orologeria. Dietro la vicenda, per l’ex premier potrebbe esserci un disegno politico.
È un film che conosco bene – sarebbe stato il ragionamento di Silvio – dopo essersi accaniti contro di me, ora tocca ad Umberto. Guarda caso ad un mese dalle elezioni amministrative.
IL CONSIGLIO
Secondo Matteo Salvini, che ha raccontato l’addio del leader della Lega su Radio Padania, Bossi è stato salutato «da un consiglio federale commosso. Nessuno ha chiesto le sue dimissioni, lui è arrivato già convinto, con una scelta decisa e sofferta». Una scelta «presa per difendere il movimento e la famiglia» e che è stata molto apprezzata dal partito.
Ora tocca al triumvirato la gestione ordinaria della Lega, almeno fino al congresso federale che si terrà entro l’autunno. Ma emergono nel partito già i primi contrasti, tra i fedelissimi bossiani del cerchio magico e i cosiddetti «rinnovatori».
I PRIMI CONTRASTI
Tra questi ultimi spicca senza dubbio Roberto Maroni, che in via Bellerio nella giornata dell’addio del Senatùr, è stato contestato da alcuni militanti che gli hanno urlato «buffone».
L’ex ministro viene visto infatti da alcuni come il traditore, il «giuda» come è stato soprannominato l’ex ministro dell’Interno su alcuni volantini al di fuori della sede nazionale della Lega.
Da qui la difesa dello stesso Bossi.
Maroni è stato comunque nominato nel triumvirato che traghetterà la Lega verso la nomina del nuovo segretario, mentre nel frattempo è stato scelto il nuovo amministratore del partito: si tratta di Stefano Stefani, che – a differenza di Belsito – sarà coadiuvato da una società esterna per la certificazione del bilancio.
MARONI
Commozione, nonostante tutto, è stata espressa dallo stesso Roberto Maroni: «C’è stata grande commozione quando Bossi, durante il federale, ha detto che voleva dare le dimissioni – ha spiegato -. Gli abbiamo chiesto di rinunciare ma è stato irremovibile».
Poi gli impegni per il futuro: «Adesso ci mettiamo al lavoro per fare pulizia – ha precisato – andando a guardare i conti e aprendo tutti i cassetti, è importante anche che sia stato dato incarico a una società di revisione esterna per la verifica patrimoniale».
L’ex ministro ha poi confermato il suo sostegno al fondatore del partito: «A Bossi ho detto: se deciderai di ricandidarti al congresso federale questo autunno io ti sosterrò».
E Salvini ha postato su Facebook: «Umberto Bossi e Roberto Maroni, commossi ma determinati, che si abbracciano alla fine di questa importante giornata.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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