Giugno 12th, 2012 Riccardo Fucile
L’EX TESORIERE PARLA DI “ESITO ATTESO”, IL PDL LASCERA’ LIBERTA’ DI COSCIENZA, PD E LEGA FAVOREVOLI ALL’ARRESTO…MA SE 20 SENATORI CHIEDESSERO IL VOTO SEGRETO POTREBBERO ESSERCI SORPRESE
Svolta nel caso Lusi . La Giunta per le autorizzazioni del Senato ha dato il via libera
all’arresto dell’ex tesoriere della Margherita.
Tredici senatori hanno votato per l’arresto richiesto dalla procura di Roma, quattro i contrari e due non hanno partecipato.
Il responso dell’organo parlamentare passa ora al vaglio dell’aula di Palazzo Madama per la decisione finale.
Da quanto emerso prima del voto, sinistra e Lega hanno votato per l’arresto, mentre il Pdl si è spaccato e ha lasciato libertà di voto.
La Procura, riferiscono fonti parlamentari, aveva inviato solo una parte delle carte richieste in Giunta per le autorizzazioni a procedere.
Il commento di Lusi: “Era un esito atteso. Non mi aspettavo che la Giunta votasse contro l’arresto”. E annuncia: “Interverrò in Aula”.
Follini, Pd, relatore in aula.
“Sarò io il relatore in aula, mi farò io carico di questa proposta”. Cosi il presidente della Giunta per le Immunità del Senato, Marco Follini (Pd), al termine della riunione dell’organo parlamentare che ha votato a favore dell’arresto nei confronti di Luigi Lusi.
Ai cronisti che gli chiedono sui tempi dell’assemblea il democratico non ha dubbi: “Deciderà la conferenza dei capigruppo, per me anche oggi pomeriggio”.
Divisioni nel Pdl.
Il Popolo delle Libertà è diviso sulla richiesta di voto segreto. Sul punto il relatore in giunta, Giuseppe Saro e il capogruppo Alberto Balboni dicono cose molto diverse.
Com’è noto, il voto segreto va chiesto da almeno venti senatori.
“Immagino che ci sarà un’iniziativa per la richiesta del voto segreto – spiega Saro – ma non sono in grado di dare una risposta su chi lo farà “.
Balboni esclude invece che il Pdl possa chiederlo. “Chiedere noi il voto segreto? Assolutamente no”, dice senza mezzi termini Balboni.
E Gasparri e Quagliariello, annunciano che i senatori del Pdl voterenno, in Aula, “in base alla libera coscienza personale”.
L’assemblea della Margherita.
Dopo mesi di rinvii, dovuti all’inchiesta sul caso Lusi e sulla necessità di far verificare i conti da una società esterna, l’assemblea della Margherita si riunirà sabato a Roma per discutere ed approvare il bilancio di chiusura e decidere che cosa fare sui soldi del partito, ormai estinto, rimasti in cassa.
argomento: Costume, Giustizia, la casta, Margherita, Parlamento, Politica | Commenta »
Maggio 25th, 2012 Riccardo Fucile
FRANCESCHINI, LETTA E FIORONI RIMBORSATI FINO AL 2012… I DOCUMENTI SUL TAVOLO DEI PM: FONDI DESTINATI ANCHE A RUTELLI, BIANCO, MARINI E GENTILONI
Rutelli, Bianco, Letta, Fioroni, Franceschini, Gentiloni, Marini: dai conti della Margherita gestiti dall’ex tesoriere Luigi Lusi hanno attinto praticamente tutti i vertici del partito nel periodo compreso tra il gennaio 2009 e il febbraio 2012.
Quello che fino a ieri era solo la parola di un “ladro” e “corruttore”, come è stato definito dai suoi ex colleghi di partito, ora ha preso forma in documenti ufficiali consegnati ai pm di Roma, Alberto Caperna e Stefano Pesci.
I resoconti dettagliati sono finiti sui tavoli degli inquirenti solo due giorni fa, quando è stata sentita Francesca Fiore, che si è definita la “segretaria particolare” dell’ex senatore.
La donna ha consegnato ai magistrati una chiavetta usb con i file excel dei bonifici disposti da Lusi.
Dei soldi che sono usciti dal 2009 al febbraio del 2012 ha segnato tutto: chi ne era il beneficiario, ma anche chi andava a ritirarli e, ovviamente, casuale e relativi importi. E da una prima lettura, la documentazione (di cui i pm dovranno ora verificare la veridicità attraverso le ricostruzioni dei movimenti bancari) conferma quello che Lusi ha dichiarato anche in giunta per le autorizzazioni del Senato.
Ha tirato in ballo Enrico Letta, Giuseppe Fioroni, Paolo Gentiloni, Rosy Bindi, Dario Franceschini affermando di aver pagato fatture a questi esponenti del partito.
Molte voci, bisogna dirlo, sono relative al 2009 e quindi sono configurabili come rimborsi per spese elettorali o relative a “prestazioni di stampa o connesse a scadenze elettorali”, come ha affermato a verbale Francesca Fiore.
Ma i conti registrati dalla segretaria di Lusi arrivano fino a febbraio del 2012, quando l’allora tesoriere lascia l’incarico e la gestione dei conti.
Così i dati relativi all’ultimo anno sono riferibili esclusivamente al primo mese.
Fioroni nel 2010 percepisce circa 180 mila euro tra “rimborsi vari” e “noleggio automezzo”.
Un valore nettamente superiore rispetto a quello registrato nel 2012, dove per “spese telefoniche” vengono percepiti 204 euro.
Dario Franceschini invece nel 2010 ha ricevuto 162.230 euro e nel 2012 solo 583 euro.
A Paolo Gentiloni vanno 72.283 euro per il 2010, 38 mila nel 2011 e 3.154 nel 2012. C’è poi Enrico Letta, con i suoi 132 mila euro percepiti nel 2010 e 1.680 nel 2012.
Il file con le voci relative a Francesco Rutelli, è danneggiato e visibile solo in parte.
Si legge il dato del 2010: il totale è di 900 mila euro.
I documenti saranno letti con attenzione dai magistrati.
Si dovrà comprendere anche perchè Lusi disponesse questi pagamenti fino a febbraio del 2012, ciò quando la Margherita non esisteva più.
Dopo aver tirato in ballo tutti, sempre in giunta, Lusi aveva affermato di aver pagato “per le loro attività politiche, non direttamente ma attraverso loro intermediari”. Aggiungendo di aver escluso finanziamenti a Pierluigi Castagnetti e Franco Marini, che avevano costituito l’Associazione dei Popolari.
Anche se pure Marini figura nei file excel. Nel 2009 riceve 55 mila euro, mentre nell’anno successivo il valore è uguale a zero.
La segretaria di Lusi dice anche altro.
Ai pm afferma che “negli ultimi due anni (Lusi, ndr) mi iniziò a passare alcune fatture che dovevano essere “riviste” da lui.
Ad esempio verificava se l’Iva veniva indicata al 20% o al 4% (che è l’aliquota per l’attività politica) o se era precisa l’indicazione.
Era lo stesso Lusi a dare le indicazioni per le fatture che non andavano direttamente alla contabilità ”.
Poi conferma l’esistenza dell’accordo tra rutelliani e popolari.
E ricostruisce: “Tutto nasce con le europee 2009, quando Lusi mi parlò della necessità di trattare alcune spese distinguendole dal resto in quanto rimborsi della politica. Verso il 2010 o il 2011 Lusi mi disse che occorreva essere precisi anche nelle imputazioni delle fatture ai vari soggetti autorizzati a spendere, perchè c’era un accordo per suddividere le spese in termini di 60/40.
Non ricordo chi aveva il 60 e chi il 40 per cento”.
E ancora: “Bianco, Bindi, Bocci, Fioroni, Franceschini, Letta e Marini erano popolari. E Gentiloni, Renzi e Rutelli, invece rutelliani.
Conoscevo alcune persone che venivano per conto dei singoli politici”.
Infatti a ritirare quei rimborsi non erano direttamente i politici nominati, ma loro persone di riferimento.
“Per Bindi veniva o la segretaria o un certo Paolo; per Bocci veniva il suo assistente Paolo Martellini e a volte forse lo stesso Bocci; per Marini c’è ben poco; per Fioroni me le dava di solito lo stesso Lusi o Iannuzzi che mi portava le fatture in busta chiusa; Franceschini non è mai venuto e veniva Giacomelli; per Letta non è mai venuto, credo se ne occupasse Lusi.
Quanto a Rutelli le fatture me le dava Lusi; si trattava più che altro di rutelliani, come Milana e anche Renzi, per il quale veniva un certo Gavini, suo mandatario elettorale”. Tutti pagamenti disposti tramite bonifici.
Ma giravano anche soldi in contante che, spiega Fiore, “veniva usato solo per i regali in occasione delle festività o per qualche compleanno o simili.
Si trattava solo di regali che faceva lui (Lusi, ndr). Gli importi erano alti, un po’ meno di 10 mila al mese.
Per Natale assai di più, solo di enoteca saranno stati 30 mila euro.
I destinatari erano politici, specialmente abruzzesi o a lui legati, come Fioroni e Rutelli. Fuori dalla politica potevano essere i parenti e gli amici”.
Una testimonianza che potrebbe rivelarsi importante al fine dell’inchiesta.
Ma, secondo la Margherita, quando dichiarato da Fiore “conferma ciò che abbiamo sempre detto: la piena separazione tra le spese politiche, assolutamente ordinarie e legittime, e le malversazioni del tesoriere”.
I vertici dei Dl hanno così commentato con una nota le rivelazioni sottolineando che “gli accertamenti sulla cassa hanno confermato neppure i più stretti collaboratori del tesoriere erano a conoscenza del reale ammontare dei suoi prelievi”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Margherita | Commenta »
Maggio 17th, 2012 Riccardo Fucile
IL TESORIERE DELLA MARGHERITA, ASCOLTATO A PALAZZO MADAMA, SI DIFENDE: “FACEVO CIO’ CHE MI DICEVANO”….ASSEGNI ANCHE A BIANCO
Renzi ha richiesto dei soldi, circa 100 mila, anzi 120 mila euro suddivisi in tre fatture, poi Rutelli mi ha chiesto di non pagargli la terza e
così ho dato a Renzi solo 70 mila euro.
E’ questa una delle rivelazioni che Luigi Lusi, secondo l’Agi, ha fatto durante la sua audizione alla Giunta delle immunità di palazzo Madama.
Lusi, sul quale pende la richiesta di arresto della Procura di Roma, ha consegnato una memoria con numerosi allegati, rivelando di aver già detto tutto ai magistrati.
Nella Margherita – ha raccontato Lusi secondo quanto viene riferito – facevo semplicemente ciò che mi veniva detto. Agivo su mandato dei dirigenti e tutelando le varie componenti”.
L’ex tesoriere della Margherita ha sottolineato di aver dato dei soldi (ha parlato, riferiscono le fonti, di annualità e di mensilità ) a varie fondazioni, tra cui quella di Rutelli e ad una fondazione chiamata “Centocittà “.
Ad Enzo Bianco, invece, veniva fornito – secondo il racconto di Lusi – un mensile di 3000 euro, poi passato a 5500.
Ad una società di Catania legata al marito della segretaria di Bianco è stata fornita una cifra di circa 150mila euro, erogati – sempre secondo Lusi – tra il 2009 e il 2011. Secondo Lusi anche a Rutelli venivano fornite delle cifre ingenti in occasione delle elezioni.
In che modo venivano contabilizzate queste cifre?, gli hanno chiesto alcuni componenti della Giunta.
In modo da tutelare Rutelli, la risposta.
Ad alcuni determinati dirigenti della Margherita venivano erogate altre somme, che non venivano controllate da Lusi qualora a chiederle fossero degli esponenti di primo piano del partito.
Sempre secondo il racconto di Lusi altri soldi venivano dati, attraverso bonifici o contanti, quandi deputati portavano le ricevute fiscali dei taxi affinchè venissero rimborsate.
Lusi ha parlato – secondo quanto si apprende – anche del fatto che molti dirigenti passati all’Api venissero pagati con i soldi della Margherita.
Altro particolare rivelato da Lusi: quando il tesoriere ha lasciato il suo incarico nelle casse della Margherita c’erano 20 milioni, soldi che – secondo l’accusa di Lusi – ora sono stati utilizzati da Rutelli affinchè vengano restituiti ai cittadini.
argomento: Costume, denuncia, Giustizia, Margherita | Commenta »
Marzo 29th, 2012 Riccardo Fucile
“I POPOLARI IGNORAVANO QUANTO PRENDEVA FRANCESCO CHE AVRA’ AVUTO QUALCOSA IN PIU’. ALCUNI SAPEVANO DELLE CASE”
Il patto per la spartizione dei fondi della Margherita assegnava «il 60 per cento ai Popolari e il 40 per cento ai rutelliani».
A fare da garante era Luigi Lusi che aveva il compito, come spiega lui stesso ai magistrati, «di mettere al sicuro i rimborsi elettorali», circa 220 milioni di euro.
E lo fece «effettuando anche operazioni immobiliari, di cui alcuni all’interno del partito erano a conoscenza».
Il verbale del tesoriere indagato per appropriazione indebita e illecito reimpiego dei soldi perchè accusato di aver sottratto dalle casse del partito almeno 23 milioni di euro a fini personali, svela quanto accaduto nella formazione politica poi confluita nel Partito democratico dal 2007 in poi riguardo alla gestione del denaro.
Dichiara Lusi ai pubblici ministeri: «Dal 2009 ho annotato le uscite perchè i Popolari non sapevano quanto prendeva Francesco Rutelli, che ritengo nel tempo abbia avuto qualcosa in più per la nostra vicinanza politica e perchè era presidente del partito».
GLI INVESTIMENTI IMMOBILIARI
Dura sei ore l’interrogatorio di Lusi davanti al procuratore aggiunto Alberto Caperna e al sostituto Stefano Pesci.
Alla fine firma un verbale di sei pagine che ricostruisce il suo ruolo nel partito.
«Il patto era di ripartire i fondi tra Popolari e i rutelliani».
Fornisce le percentuali e quando gli viene chiesto se conosce la destinazione dei soldi afferma: «Non so che uso è stato fatto di questi fondi».
Sottolinea invece di aver deciso di annotare ogni elargizione dal 2009, quando ci fu la fusione con i Ds «perchè ritengo che Rutelli prendesse un po’ di più e gli altri non lo sapevano. In particolare posso dire che Bocci e Rutelli erano attenti alle rispettive spese».
Poi nega che gli acquisti di ville e appartamenti fosse un’appropriazione indebita: «Io avevo un mandato fiduciario. Nessuno mi ha dato incarico di comprare case o ville. Mi era stato detto soltanto che dovevo investire bene i soldi e io l’ho fatto. Sapevo che se ci fosse stato bisogno di liquidità quegli immobili sarebbero stati venduti».
I magistrati gli contestano di essersi intestato la proprietà dei beni, ma lui non arretra: «Se adesso li vendessimo guadagneremmo molto più di quanto è stato speso. Posso assicurare che una volta che il partito avesse avuto necessità , tutti i beni acquistati sarebbero stati dismessi e restituiti».
I pubblici ministeri gli chiedono i tempi di questa restituzione e Lusi risponde: «Al più presto, anche perchè la liquidità della Margherita era in progressivo esaurimento. All’interno del partito alcuni sapevano di questi immobili, ma non faccio nomi perchè tanto mi smentirebbero».
LE OPERAZIONI FIDUCIARIE
Afferma il parlamentare indagato: «Dal 2007 c’era necessità di mettere al sicuro i beni dei rimborsi elettorali. Io non volevo nascondere nulla perchè questo modo di gestire serviva a proteggere le operazioni fiduciarie.
Non volevo truccare i bilanci. Io operavo come fiduciario e per fare queste operazioni ho usato le società Luigia ltd e TTT srl.
Le operazioni fiduciarie sono quelle sugli immobili, dunque l’acquisto della villa di Genzano e della “nuda proprietà ” di quella di Ariccia oltre all’appartamento di via Monserrato a Roma. Inserisco in questo elenco di operazioni fiduciarie anche la ristrutturazione delle case di Capistrello, i tre milioni di euro che sono stati depositati sul conto di mia moglie e alcuni prestiti infruttiferi fatti ad alcuni miei familiari. In particolare uno a mio fratello di 100 mila euro, a mio nipote 120 mila, a due miei amici 360 mila euro, a un altro nipote 130 mila».
Non nega che ci siano stati altri investimenti personali.
«La società Filor l’ho costituita nel 2007 e sta realizzando un immobile in Canada. Questa non è un’operazione fiduciaria, mia moglie non sa nulla sull’utilizzo dei fondi della Margherita, pensava che fossero miei risparmi. Non lo sapevano i miei nipoti che mi hanno fatto soltanto un favore, lo stesso vale per mio cognato. In Canada ho trasferito un milione e 600 mila dal conto di mia moglie alla Filor, 270 mila dalla TTT».
I magistrati gli chiedono a che titolo avesse preso questi soldi e il denaro utilizzato per i viaggi e le cene.
Dichiara Lusi: «I viaggi sono spese inserite nel sistema di cui ho parlato. Per quanto riguarda i soldi che ho speso voglio precisare che, terminato l’incarico di tesoriere avrei fatto la differenza tra quanto speso e quanto era da restituire alla cassa del partito».
I SOLDI DEL TERREMOTO
Non nega Lusi di aver emesso assegni «liberi» ma nel caso dell’acquisto della villa di Ariccia sostiene che gli furono chiesti dal proprietario, che invece aveva fornito una versione opposta. Ammette di aver versato oltre un milione di euro in nero per la ristrutturazione delle case di Capistrello.
Poi gli viene chiesto di giustificare la mancata consegna di 85 mila euro che risultano destinati ai terremotati dell’Aquila, ma non invece non sono mai arrivati.
E lui afferma: «Quando mi sono sposato, anzichè farmi fare il regalo di nozze ho chiesto soldi in beneficienza per i terremotati. Ce li ho ancora, ma intendo darli al sindaco per un parco.
Li avevo appoggiati sul conto di mio fratello perchè ho un contenzioso privato per cui rischiavo un sequestro e quindi li avevo messi lì.
Nel dicembre scorso ne avevo parlato con il sindaco Cialente e avevo assicurato che li avrei consegnati al più presto».
Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera“)
argomento: Giustizia, Margherita | Commenta »
Marzo 27th, 2012 Riccardo Fucile
INTERROGATO PER SEI ORE DAI PM, L’EX TESORIERE DEL PARTITO COINVOLGE RUTELLI
“I vertici della Margherita sapevano».
Dopo averlo dichiarato nell’intervista che sostiene essergli stata carpita da «Servizio pubblico», l’ex tesoriere del partito Luigi Lusi lo ha ribadito anche martedì sera nel corso di un lungo interrogatorio, sei ore, al quale è stato sottoposto dagli inquirenti romani che indagano sulle appropriazioni di almeno 18/20 milioni di euro dalle casse della Margherita.
L’atto istruttorio si è tenuto nell’ufficio del procuratore aggiunto Alberto Caperna, alla presenza del procuratore capo Giuseppe Pignatone, al suo primo interrogatorio da quando si è insediato al vertice della procura di Roma, e del sostituto Stefano Pesci.
Lusi, assistito dall’avvocato Luca Petrucci, è indagato per appropriazione indebita e per concorso in intestazione fittizia di beni.
«Si è parlato di conti, solo di conti. Ho risposto a tutte le domande dei pubblici ministeri», ha detto l’indagato al termine del faccia a faccia, il secondo dopo quello in cui aveva ammesso di essersi appropriato di 13,5 milioni di euro, con i magistrati.
Alla domanda se gli siano stati contestati altri fatti, Lusi, entrato nell’ufficio dei pm con due grosse borse, ha risposto: «chiedete ai magistrati, io ho chiarito tutto».
L’avvocato Petrucci, dal canto suo, ha dichiarato che nel corso dell’interrogatorio «è stato definito tutto il quadro» e che Lusi «è sollevato e sereno».
Al suo arrivo a piazzale Clodio il senatore, espulso dal Pd dopo l’esplosione dello scandalo, aveva risposto a qualche domanda dei cronisti: «Si vede che qualcuno ha usato la mia carta di credito», aveva detto ad un giornalista che chiedeva il suo parere sulla pubblicazione di ricevute e di note spese relative a vacanze, pranzi ed altro, pagati con i soldi della Margherita.
Lusi, inoltre, aveva risposto «sì» alla domande se l’intervista mandata in onda da «Servizio pubblico» era stata fatta a sua insaputa ed aveva escluso di essere stato lui stesso a fornire una documentazione, riguardante finanziamenti a vari soggetti, tra cui il «centro per un futuro sostenibile» di Francesco Rutelli, al settimanale L’Espresso.
La prossima tappa della vicenda sarà la discussione, davanti al tribunale del riesame, il 5 aprile prossimo, del ricorso presentato dal senatore contro il sequestro di sei immobili (cinque a Capistrello nell’aquilano, uno ad Ariccia) e di due milioni di euro. Il decreto di sequestro è stato emesso nelle scorse settimane dai pm Caperna e Pesci, e convalidato dal gip Simonetta D’Alessandro.
argomento: Giustizia, Margherita | Commenta »
Marzo 15th, 2012 Riccardo Fucile
AI COMPONENTI DELL’ASSEMBLEA FEDERALE E’ STATO IMPEDITO DI VISIONARLI, FINIRA’ PER VIE LEGALI LA RICERCA DI DOVE SONO FINITI I SOLDI
In quello che resta della Margherita comincia la battaglia per carte bollate.
Perchè a un mese e mezzo dall’esplosione del caso Lusi, i bilanci dell’ex partito sono ancora chiusi in cassaforte.
I vertici dell’ex partito — a cominciare dal presidente Enzo Bianco — rispondono con il silenzio alle richieste di visione che arrivano dai membri dell’assemblea federale, l’organo sopravvissuto allo scioglimento nel Pd deliberato nel 2007.
Così, per iniziativa di uno di loro, Luciano Neri, oggi responsabile della Consulta italiani del Mondo dei democratici, ora la parola passa agli avvocati.
“Insieme ad altri membri dell’assemblea ho dato mandato a un gruppo di legali di inviare un’istanza ai dirigenti, per diffidarli dal prendere qualsiasi decisione gestionale e, appunto, perchè mettano a nostra disposizione i bilanci degli ultimi cinque anni, con i relativi documenti contabili”, spiega Neri.
Destinatari dell’ingiunzione, il presidente dell’assemblea federale Enzo Bianco, il presidente del partito Francesco Rutelli, il presidente del Comitato di tesoreria Gianpiero Bocci.
Già un mese fa Neri, in veste di membro dell’Assemblea federale, che tra l’altro è l’organo che quei bilanci ha approvato, aveva inviato una richiesta formale a Bianco per poter visionare i conti, diventati oggetto dell’inchiesta della Procura di Roma contro l’ex tesoriere Luigi Lusi. “Bianco non mi ha neppure risposto”, afferma Neri, che così ha deciso di imboccare la via dell’azione legale.
Il paradosso è che mentre le ricevute delle “spese folli” del senatore Lusi — tra acquisti di immobili e vacanze extralusso in giro per il mondo — filtrano dall’inchiesta giudiziaria e finiscono sui giornali, “noi ‘azionisti’ del partito siamo ancora tenuti all’oscuro di tutto”, commenta Neri.
“La mia sensazione è che l’attuale gruppo dirigente voglia scaricare tutte le responsabilità sull’ex tesoriere ormai ‘bruciato’ dall’inchiesta e arrivare a una rapida liquidazione di ciò che rimane del partito”.
Invece ci sarebbero tante vicende ancora da chiarire.
Nel 2007, la Margherita vota per la confluenza nel Pd insieme ai Ds.
Ma Rutelli, in disaccordo con quella scelta politica, fonda l’Api, un partito centrista concorrente del Pd, e ne diventa presidente. Ma non molla la poltrona di numero uno della Margherita.
“E’ incredibile”, continua Neri, “è come se il presidente della Fiat diventasse il numero uno della Volkswagen, ma allo stesso tempo mantenesse il controllo del gruppo torinese e dei suoi bilanci. Una cosa assurda. Ci sono le inchieste giudiziarie, ma ci sono anche le responsabilità politiche”.
Ai microfoni di Radio 24, Bianco promette di convocare l’Assemblea federale nei prossimi giorni.
“Proporrò che le risorse non spese siano destinate a iniziative di carattere sociale pubblico, in modo da restituirle allo Stato”.
Si tratta infatti di fondi ottenuti esclusivamente a titolo di rimborsi elettorali.
L’identica soluzione era stata proposta da Neri l’anno scorso, all’assemblea federale del 20 giugno (e Rutelli si arrabbiò molto, guarda il video), con tanto di indicazione dei possibili beneficiari: Emergency, Medici senza frontiere, Caritas…
Ma all’epoca il caso Lusi era di là da venire e l’idea cadde nel vuoto.
Oggi l’ammanco nelle casse della Margherita è valutato in 20 milioni di euro.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Giustizia, Margherita, Rutelli | Commenta »
Marzo 15th, 2012 Riccardo Fucile
L’EX TESORIERE DELLA MARGHERITA AVREBBE GIRATO UNA VALANGA DI SOLDI ALLA FONDAZIONE DEL LEADER DELL’API…”VERSAMENTI SOTTO I 150.000 EURO PER AGGIRARE LO STATUTO”, TUTTI PROVATI DA BONIFICI BANCARI
Che abbia ragione lui? 
Il centrosinistra rischia davvero di crollare, nel caso uscissero fuori tutti i segreti custoditi nei forzieri di quella che fu la Margherita-Democrazia e Libertà ?
Luigi Lusi, senatore del Pd ed ex tesoriere del partito che nel 2007 si è fuso con i Ds formando il Partito democratico, lo ha detto senza giri di parole nell’intervista “rubata” a “Servizio pubblico”.
Parole e frasi che sono state interpretate da molti come una minaccia, quasi come un ricatto.
Avvertimenti lanciati per sminuire la propria posizione (Lusi è infatti accusato di aver usato i soldi del partito per aquistare ville da sogno, viaggi di lusso e cene al caviale) tirando in ballo le responsabilità dei big dell’ex Margherita, politici illustri che hanno condiviso con lui – farebbe intendere l’ex uomo di fiducia di Francesco Rutelli – la responsabilità della gestione delle finanze del partito.
Foraggiato anche dopo la sua scomparsa politica con decine di milioni di euro ottenuti grazie ai generosi rimborsi elettorali.
La Margherita, che in dieci anni ha incassato la bellezza di 214 milioni, ha risposto alle allusioni dell’ex tesoriere presentando querela e con una richiesta di danni tra i 5 e i 10 milioni di euro.
Saranno ora i magistrati a decidere chi ha ragione, e se al saccheggio delle risorse del partito abbia partecipato soltanto Lusi.
Quel che è certo è che ad attingere a quella cassaforte sembrano essere stati in molti.
“Per quanto mi riguarda metto a disposizione su Facebook il mio estratto conto: 56 mila euro. Da quando faccio politica il mio patrimonio è diminuito. Sul mio impegno trasparente non posso accettare ombre. Quando ho fondato Api ho tagliato la carta di credito che avevo come presidente della Margherita e l’ho restituita a Lusi”, ha detto Francesco Rutelli qualche giorno fa.
Sarà sicuramente vero. Ma di certo Lusi non ha mai dimenticato il conto corrente della fondazione che Rutelli ha creato e di cui è presidente, il Centro per il futuro sostenibile (Cfs).
A questa fondazione Lusi ha girato centinaia di migliaia di euro della Margherita quando l’ex sindaco di Roma non solo era uscito dal Pd, ma aveva già fondato un altro partito, Alleanza per l’Italia (Api), antagonista al centrosinistra.
A “l’Espresso” risulta che il Cfs ha ricevuto da Lusi, dal novembre 2009 al luglio 2011, ben 866 mila euro. In media oltre 43 mila euro al mese.
Il primo bonifico alla fondazione (conto corrente Unicredit-Banca di Roma numero 000401107758) è del 13 novembre 2009.
Sono giorni cruciali per Rutelli: abbandonato in polemica il Pd considerato troppo sbilanciato a sinistra, Francesco insieme a Bruno Tabacci sta lanciando l’Api, il suo partito personale nato appena due giorni prima.
La fondazione il 13 novembre riceve da Lusi i primi 48 mila euro della Margherita. Altri 48 mila arrivano a gennaio del 2010.
Poi – tra quelli che risultano a “l’Espresso” – ne giungono altri 140 mila a ottobre, 145 mila a novembre, altri 140 mila il 17 dicembre 2010.
Anche il 2011 per Rutelli e la sua fondazione comincia bene: il primo febbraio arrivano dalle casse del partito che non esiste più ulteriori 145 mila euro, mentre altri 200 mila piovono con due distinti versamenti nel mese di luglio.
Tutti i versamenti sono inferiori (spesso di poco) alla soglia dei 150 mila euro.
Guarda caso, lo statuto della Margherita nel comma 7 delle sue “Disposizioni finali” prevede che durante la fase di costituzione del Pd “gli atti di straordinaria amministrazione e quelli di ordinaria amministrazione di importo superiore a 150.000 euro sono adottati congiuntamente dal Tesoriere e dal Presidente del Comitato Federale di Tesoreria”.
La norma è stata inserita nel maggio del 2007, e avrebbe dovuto rafforzare il ruolo di controllo su Lusi del Comitato. Peccato che quasi tutte le uscite del tesoriere siano state inferiori a quella somma, cosicchè non vi è mai stato bisogno della firma del presidente del Comitato federale di tesoreria.
Una carica ricoperta da Giampiero Bocci, deputato Pd della corrente di Dario Franceschini.
Non solo. Il comitato che avrebbe dovuto vigilare sulla cassa era costituito da altri cinque componenti, espressioni delle varie correnti della Margherita: insieme a Bocci c’erano infatti Pierluigi Mantini, rutelliano come il tesoriere Lusi; Ivano Strizzolo, considerato esponente della corrente di Franco Marini; Italo Tanoni, di Lamberto Dini; il deputato Pd Guglielmo Vaccaro, vicino a Enrico Letta; e Maurizio Taormina, ex vicepresidente della provincia di Rimini, buon amico di Renzo Lusetti e dello stesso Francesco Rutelli.
Possibile che nessuno dei big e dei responsabili dei controlli dei bilanci sapesse che la Margherita finanziava la fondazione di un politico che era uscito dal centrosinistra fondando un partito che si è alleato con l’ex missino Gianfranco Fini?
Almeno una persona doveva sapere, si lamentano alcuni ex dirigenti di Democrazia e Libertà .
Certo è infatti che ad incassare i soldi della Margherita per conto del Cfs è Giovanni Castellani, tesoriere della stessa fondazione e, contemporaneamente, revisore dei conti della Margherita.
E’ lui uno dei tre commercialisti che avrebbero dovuto verificare i bilanci del partito. Un rutelliano della prima ora che segue fedelmente il leader dai tempi della lista “Beautiful” con l’appoggio della quale Rutelli trionfò alle elezioni comunali di Roma nel 1997.
Di quella lista Castellani era coordinatore.
La vicenda delle erogazioni al Centro per un futuro sostenibile lambisce anche un autorevole componente del governo in carica.
Animatore e co-fondatore della fondazione è infatti pure Guido Improta, attuale sottosegretario ai Trasporti nel governo di Mario Monti finito sulle cronache dei giornali per le sue sterminate proprietà immobiliari. Improta, per il salto nel governo dei tecnici, ha potuto contare sulla sponsorizzazione di Rutelli.
Non solo: nel Cfs, nato per tutelare “il bene comune” e per realizzare “una società migliore” diffondendo “i valori politici, culturali e sociali in tema di ambiente globale”, ci sono altre personalità del gotha politico italiano: da Marianna Madia a Santo Versace nel Comitato dei parlamentari sono rappresentati quasi tutti i partiti, anche con pezzi da novanta del calibro di Piero Fassino, Emma Bonino, Pier Ferdinando Casini ed Ermete Realacci.
Torniamo ai bonifici incassati dalla fondazione di Rutelli.
A fine 2009 Cfs riceve ben 150 mila euro pure da “Cento Città Italia nuova”.
Forse pochi lo ricordano, ma si tratta del vecchio comitato Centocittà fondato dai sindaci di centrosinistra dei grandi comuni nel 1998 e sciolto – almeno sulla carta – un anno dopo.
Tra i promotori c’erano Enzo Bianco, Rutelli, Massimo Cacciari, il leader di Legambiente Realacci e Paolo Gentiloni. Anche dopo lo scioglimento, però, la cassa aveva evidentemente ancora cospicue risorse.
Forse perchè, nonostante l’organismo fosse morto da più di dieci anni, la Margherita ha continuato a girare sul conto bancario di Centocittà circa 40 mila euro l’anno. Sembra una stranezza, ma una spiegazione c’è: come risulta da un documento del Senato del gennaio 2007, il “tesoriere nazionale” di Centocittà è ancora lui, Lusi.
E’ il 30 novembre 2009 quando Centocittà versa i 150 mila euro alla Cfs e, secondo le movimentazioni documentate dai bonifici bancari presi in visione da “l’Espresso”, il giorno successivo, il 1 dicembre, la fondazione Cfs spedisce un bonifico (anche questo da 150 mila euro tondi tondi) al neonato partito di Rutelli, fondato da un paio di settimane.
Soldi di cui però non vi è traccia nella contabilità dell’Api: nell’unico bilancio sinora presentato, quello per il 2009 e il 2010, ci sono solo le voci relative alle quote associative, i rimborsi elettorali, il denaro raccolto con le collette dei privati e i contributi dei gruppi parlamentari.
Di Centocittà nemmeno l’ombra.
Oggi Lusi è indagato per appropriazione indebita dalla procura di Roma, che ha aperto un’inchiesta su di lui dopo un “warning” della Banca d’Italia sulle movimentazioni sospette del conto della Margherita.
Il senatore avrebbe sottratto una ventina di milioni di euro per interessi privatissimi, come l’acquisto della villa di Genzano e quello di un appartamento a Roma a via Monserrato, senza dimenticare l’altra residenza ad Ariccia data in usufrutto a una nipote.
Il vorticoso giro di quattrini però, in base a quanto scoperto da “l’Espresso”, sembra disegnare un sistema più vasto e complesso che va oltre le disinvolte cene a base di caviale.
Già nel 2010 alcuni deputati avevano messo in dubbio la correttezza con cui sono stati impiegati i soldi pubblici del partito confluito nel Pd nell’ottobre del 2007: se oggi Arturo Parisi teme le conseguenze politiche devastanti di eventuali comportamente poco trasparenti, altri – sospettando che la cassa sia stata saccheggiata per favorire alcune correnti e lasciando fuori altri “aventi diritto” – nel 2010 sono passati alle vie legali. Rino Piscitello, Renzo Lusetti ed Enzo Carra, ex Dl, hanno avviato una causa civile contro i vertici del partito per non essere stati convocati alle assemblee che dovevano approvare i bilanci.
Chiedono ai giudici, in pratica, di annullare i rendiconti consuntivi degli ultimi anni, anche se i soldi ormai sono stati già spesi. I tre ce l’hanno in sostanza non solo con Lusi, ma con il presidente federale Rutelli e con Enzo Bianco.
“E’ Bianco il presidente dell’assemblea della Margherita, ed è vero che non ci ha mai chiamato”, racconta furioso pure Riccardo Villari, ex margheritino passato al gruppo Coesione Nazionale che appoggiò il governo Berlusconi diventando anche sottosegretario.
“Io ero un dirigente nazionale della Margherita, ma mai nessuno mi ha chiesto il permesso per impiegare i soldi del partito per un convegno, per il quotidiano “Europa”, le segretarie o qualche fondazione. Forse avevo diritto come altri ad essere supportato nelle mie iniziative politiche. Sarebbe paradossale ora se per colpa di altri, coloro che non hanno preso un euro si ritrovassero a rispondere di responsabilità giudiziarie. Lusi ha padri e madri, persone che lo hanno sostenuto e messo lì a fare l’amministratore. E’ poco verosimile che nessuno sapesse come venivano gestite le cose. C’era un comitato di tesoreria, votato nel 2006, espressione di tutte le correnti. Ecco: un’auto usata da questi signori non la comprerei mai”.
Ma quali sono le regole secondo le quali la Margherita finanziava un politico, un centro studi, l’ufficio di una fazione? Semplicemente, non esistevano.
Tutto faceva capo a Lusi, che ha raccontato di aver distribuito denaro come un Bancomat a seconda delle richieste che venivano dai leader.
Per ora, quello che emerge sono i fondi a Rutelli, che tra l’altro aveva lasciato il Pd, partito dove la Margherita è confluita.
E a che titolo questi soldi di Democrazia e Libertà sono finiti alla sua fondazione Cfs? Una risposta la fornisce uno dei personaggi di primo piano dell’entourage del leader dell’Api al centro di questa girandola di denaro e che a “l’Espresso” ha chiesto l’anonimato: “I soldi incassati da Cfs erano considerati una sorta di anticipo della quota del tesoro accumulato dalla Margherita e spettante alla corrente rutelliana”.
Altra domanda: sono legittimi questi contributi?
Non lo sappiamo, regolamenti scritti e deliberazioni in proposito – tranne lo statuto – non ce ne sono.
“Libero” ha raccontato di presunti finanziamenti ottenuti anche da Matteo Renzi (che ha promesso querela) e da Enzo Bianco, per convegni e campagne elettorali. Bianco, in particolare, è stato tirato in ballo per quattro fatture da centinaia di migliaia di euro pagate da Lusi alla M & S Congressi di Catania, un’azienda controllata al 50 per cento dai fratelli Mario e Patrizia Minnelli.
Quest’ultima è stata la segretaria di Bianco, ed è tra i promotori dell’associazione Liberal Pd che fa capo proprio al presidente dell’assemblea della Margherita.
Ai soldi della M & S, ha spiegato poi “Il Fatto Quotidiano”, se ne aggiungerebbero altri destinati all’attività politica dell’ex sindaco di Catania, versamenti considerati da qualcuno una specie di “stipendio” che la Margherita garantiva a Bianco.
Le indiscrezioni hanno scatenato il finimondo.
Nonostante Renzi e Bianco siano ancora esponenti del Pd.
Che succederà allora nel caso di Rutelli?
Risulta a “l’Espresso” che grazie alle elargizioni ottenute dalla Margherita, la fondazione Cfs paga pure l’affitto della sede dell’Api nel centro storico di Roma a largo Fontanella di Borghese.
Circa 5 mila euro al mese, secondo i movimenti bancari del 2009, 2010 e 2011, denaro girato ad Alberto e Domenico Giusti De Marle, proprietario dei locali.
Ma non è tutto.
Un’altra stranezza dovrebbe provocare le ire di Pier Luigi Bersani. All’Api, concorrenti del Terzo polo, lavorano infatti funzionari il cui stipendio è pagato dalla Margherita, socio fondatore del Partito democratico.
Tra loro, paradossalmente, c’è addirittura il portavoce dell’Alleanza per l’Italia di Roma, Luciano Nobili, nelle sue dichiarazioni pubbliche mai tenero con il Pd.
“E’ vero, ci sono ancora dipendenti che pesano sui bilanci della Margherita, e alcuni fanno politica per l’Api. Io lavoro anche per il Pde, il Partito democratico europeo a cui aveva aderito la Margherita. Lusi? Tutti andavano da lui, chiedendo di volta in volta quello che era utile e necessario”.
Per la cronaca, Luigi Lusi è anche tesoriere di questo partito sovranazionale, nato da un’iniziativa di Rutelli e del conservatore francese Franà§ois Bayrou per riunire a Strasburgo i moderati cattolici.
Anche “Alliance of democrats” è una loro creatura, “un network costituito”, spiega Nobili, “con il Partito democratico americano di Barack Obama”.
Ebbene nella capitale la sede dell’Alliance è negli stessi uffici della fondazione rutelliana.
Dunque, anche lei ospite a scrocco della Margherita.
Primo Di Nicola e Emiliano Fittipaldi
(da “L’Espresso”)
argomento: Margherita, Rutelli | Commenta »