CLAMOROSA FIGURACCIA DEL GOVERNO IERI ALLA CAMERA: NESSUN MINISTRO SI PRESENTA A MONTECITORIO PER LA FIDUCIA AL TESTO, COSTRINGENDO ALLA SOSPENSIONE DELLA SEDUTA, A UNA CHIAMATA FURIBONDA DELLA MELONI A GIORGETTI, E ALLE SCUSE IMBARAZZATE DEL PALLIDO CIRIANI
ANCORA PIÙ GRAVE L’INCREDIBILE ERRORE SUI CONTI PUBBLICI: SONO SBUCATI 100 MILIONI DI “SOVRACOPERTURA” CHE NON POSSONO PIÙ ESSERE UTILIZZATI, CON GROSSA INCAZZATURA DI MINISTRI E PARLAMENTARI. LA RAGIONIERA DARIA PERROTTA, FEDELISSIMA DI GIORGETTI, NON HA NIENTE DA DIRE?
Alle otto del mattino, la manovra si scopre sola nell’aula semideserta della Camera. Abbandonata dal governo. I banchi dove siedono i ministri e i sottosegretari sono vuoti. Tutti. Il presidente di turno, Fabio Rampelli, allunga lo sguardo verso gli ingressi dell’emiciclo, confidando nell’arrivo di un rappresentante dell’esecutivo. Invano. Parola alle opposizioni. Il vicecapogruppo di Avs, Marco Grimaldi, alza la voce: «Presidente, si rende conto di questa sciatteria istituzionale? ».
Rampelli resta in silenzio. Non replica, ma è costretto a sospendere la seduta per venti minuti. Nel frattempo il presidente di Montecitorio, Lorenzo Fontana, alza il telefono e chiama il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Con tono deciso, gli chiede conto di quello che è successo. E del perché il Dipartimento di Palazzo Chigi non ha assicurato la presenza in aula del governo.
Un’assenza inconcepibile, è il rilievo. Poi sono gli uffici della presidenza ad attivarsi per capire come risolvere il problema. Quando alla ripresa della seduta mancano cinque minuti ecco spuntare la sottosegretaria al Mef, Lucia Albano. Di gran corsa, si precipita in aula. I lavori riprendono.
Passa mezz’ora e arriva Giorgetti. Il ministro si fa vedere per qualche minuto in Transatlantico. Commenta così la protesta di Pd, M5s, Avs e Più Europa: «È legittimo, l’opposizione è nata per protestare, anche io quando ero all’opposizione protestavo». Nel corridoio che costeggia l’emiciclo passa Ciriani. I due colleghi evitano di incrociarsi. Il ministro di Fratelli d’Italia è infuriato.
L’incidente in aula è la goccia che fa traboccare il vaso. Quando accende il microfono per porre la questione di fiducia, che sarà votata oggi, si scusa per l’incidente. Ma non rinuncia a punzecchiare il ministero dell’Economia, seppure senza citarlo. «So bene – dice – che stanchezza, inconvenienti e incomprensioni possono capitare, soprattutto in queste ore molto frenetiche, però so anche che alla fine le giustificazioni stanno a zero».
E, aggiunge, «non intendo ricorrere alla pratica dello scaricabarile, come pure potrei». Poi l’impegno con Fontana, dopo la strigliata: «Ribadisco il mio massimo impegno affinché tutti i ministeri garantiscano doverosamente e prioritariamente la loro presenza puntuale».
Di fronte alle accuse, Giorgetti alza un muro a difesa della Ragioneria e dell’ufficio legislativo del Mef. Nelle ultime ore, il ministro ha espresso fiducia e apprezzamento per il lavoro svolto dagli uffici. Parlano i numeri, è il ragionamento. Quelli degli emendamenti esaminati dal ministero nel rush finale in commissione: 600, il doppio dei cosiddetti “super segnalati” dai gruppi parlamentari. Più della metà sono stati approvati dalla commissione.
Per tutti, la valutazione del Mef, dalle coperture ai pareri.
Vuole evitare polemiche, Giorgetti. Tiene, lontano dai microfoni, a sottolineare un’altra cosa: l’impianto della manovra approvato dal Consiglio dei ministri non è stato stravolto. Le integrazioni durante l’iter in Parlamento sono in linea con l’impronta iniziale della legge di bilancio. Ben chiara, secondo il ministro: oltre 2/3, pari a circa 18 miliardi, sono stati destinati alla riduzione delle tasse per i lavoratori dipendenti. E a fine gennaio, prosegue, a parlare saranno le buste paga che riceveranno i lavoratori coinvolti.
(da La Repubblica)
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