“CODICE SALVINI” SUGLI APPALTI: COSI’ LA CRIMINALITA’ RINGRAZIA
AFFIDAMENTO DIRETTO DEI LAVORI E LIBERALIZZAZIONE DEI SUBAPPALTI: UN INSULTO ALLA TRASPARENZA E ALLA CONCORRENZA
Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini – che ama definirsi uomo del fare (anche se il suo curriculum lavorativo si rivela alquanto scarno) – ha affermato: “Più cantieri e meno piazze. Mi hanno mandato per aprire cantieri, strade, autostrade, porti”.
Il riferimento specifico è a quel provvedimento, oramai definito “codice Salvini”, che è la riforma del Codice degli appalti, approvata dal governo, che si caratterizza per la pericolosa novità riguardante l’innalzamento delle soglie per l’affidamento diretto dei lavori e per la altrettanta pericolosa liberalizzazione dei subappalti, e ciò è devastante sotto i profili della concorrenza e della trasparenza. Si parte dall’affidamento diretto obbligatorio degli appalti sotto i 150 mila euro € e si introduce, poi, la procedura negoziata senza bando per cui basteranno 5 inviti per gli appalti fino a 1 milione di €euro e 10 inviti per gli appalti tra 1 milione e 5,4 milioni.
È previsto ancora “l’appalto integrato”, cioè l’affidamento di progettazione ed esecuzione allo stesso soggetto: salta, in pratica, la distinzione tra controllore e controllato con il rischio di un’abnorme e illecita lievitazione dei costi con varianti in corso d’opera.
Infine, è prevista la completa liberalizzazione del subappalto, diventato, altresì, “a cascata”, cioè con la libertà di subappaltare quanto già subappaltato con frammentazione dei cicli produttivi all’infinito, così determinando problemi di sicurezza sul lavoro, salari minimi e infiltrazioni criminali.
In sostanza, l’obiettivo dichiarato dal governo è di velocizzare le gare di appalto e, quindi, l’apertura dei cantieri, ma in realtà si apre la strada a una riduzione dei controlli e delle garanzie favorendo la strada alla corruzione da sempre dilagante in questo delicato settore, nonché alle infiltrazioni mafiose.
L’ultima relazione semestrale presentata dalla Dia al Parlamento ha illustrato come le organizzazioni criminali guardino agli appalti pubblici come una risorsa economica per incrementare i loro illeciti guadagni. Tutto ciò avviene mentre viene contestualmente approvato, sempre su iniziativa del ministro Salvini, il decreto che dà il via alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina da sempre nelle mire dei clan criminali al di qua (’ndrangheta) e al di là (mafia) dello Stretto; e contestualmente all’arrivo dei miliardi della Ue destinati alle opere pubbliche. Sembra, quindi, che i nostri governanti ignorino due fondamentali circostanze: a) da Sud a Nord non c’è Regione o Provincia che sia immune nella concessione degli appalti da fenomeni di corruzione; ciò avviene di continuo: gli episodi corruttivi e le turbate libertà degli incanti si contano a centinaia in pochi anni e forniscono il quadro di una P.a. corrosa dal fenomeno delle tangenti; b) numerose inchieste (e le relative sentenze) hanno acclarato come, soprattutto nel Sud, le grandi opere abbiano subìto le infiltrazioni della criminalità organizzata. Basti pensare che nei lavori che hanno riguardato l’autostrada A3 nel tratto calabrese, grandi imprese costruttrici hanno dato (rectius: sono state costrette a dare) in subappalto i singoli lotti a ditte mafiose secondo accordi pianificati, in appositi “summit”, dalle varie famiglie mafiose che controllavano quei territori (Piromalli, Tripodi, Pesce, Alvaro, ecc.). Ci si dimentica che, secondo il recentissimo sondaggio della “Demos per Libera”, la maggioranza degli italiani ritiene che i fondi del Pnrr determineranno un maggior rischio di corruzione e di infiltrazioni mafiose, e ritiene che occorra sostenere e rafforzare il controllo dell’Anac, rafforzare i poteri della Procura antimafia e assicurare la massima trasparenza sui bandi. Esattamente il contrario di quanto deliberato dal governo (che ha, anche attraverso la Lega, attaccato duramente, chiedendone le dimissioni, il presidente dell’Anac che aveva mosso rilievi). Mafiosi, corrotti e corruttori ringraziano.
(da Il Fatto Quotidiano))
Leave a Reply