COLAO, CERVELLO IN FUGA CHE HA FATTO GRANDE VODAFONE ALLA GUIDA DELLA TASK FORCE PER FAR RINASCERE L’ITALIA
NESSUN DIRIGENTE ITALIANO AVEVA MAI RAGGIUNTO LA GUIDA DI UN COLOSSO INTERNAZIONALE FACENDO GUADAGNARE 120 MILIARDI AI SUOI AZIONISTI
La nomina di Vittorio Colao alla guida della task-force per la ricostruzione post-coronavirus inverte, per una volta, il flusso di quella fuga dei cervelli che ha portato molti dei migliori talenti manageriali e scientifici italiani oltrefrontiera.
Il curriculum vitae del 58enne manager bresciano ha cerchiata infatti in rosso una carica che nessun dirigente italiano (o quasi) ha mai raggiunto: la guida – per dieci anni — come numero uno di un colosso internazionale come Vodafone, che Colao ha trasformato da operatore telefonico puro in un gruppo integrato nell’universo digitale e dei media, raddoppiandone gli abbonati da 269 milioni a 536 milioni.
Laureato in Bocconi e completato il cursus honorum universitario con un Mba ad Harvard, Colao ha mosso i suoi prima passi in Morgan Stanley e McKinsey per approdare poi nel 1996 in Omnitel Pronto Italia, il secondo operatore di telefonia cellulare italiano nato da una costola dell’Olivetti.
Sono gli anni ruggenti del boom del mobile e delle bolle della new economy. Colao e Omnitel li cavalcano alla grande, la società viene comperata prima dai tedeschi di Mannesmann poi da Vodafone dove il manager italiano diventa presto responsabile per l’Europa Meridionale, il Medio Oriente e l’Africa.
Il primo ritorno in patria di Colao — appassionato ciclista con nelle gambe diverse migliaia di chilometri l’anno — è del 2004. Quando il salotto buono della finanza italiana lo chiama a fare da “paciere” nell’azionariato un po’ turbolento di Rcs. Operazione complessa, vista l’eterogeneità (allora) dei soci del gruppo. E due anni dopo il manager lascia dopo uno scontro sull’acquisizione in Spagna (“troppo costosa”, diceva lui e il tempo gli ha dato ragione) della casa editrice Recoletos.
Nel 2006 torna così all’”ovile” di Vodafone dove sale la scala gerarchica fino — nel 2008 – alla poltrona di amministratore delegato.
Colao in dieci anni ha mandato in porto una gigantesca riconversione industriale del colosso delle tlc: ha venduto per 130 miliardi la partecipazione in Verizon nel 2013, ha puntato altissimo sull’India, ha chiuso, prima delle dimissioni nel 2018, l’acquisizione di alcune attività di Liberty nel mondo dei media che hanno cambiato definitivamente la pelle di Vodafone. Dieci anni in cui l’azienda ha restituito ai suoi azionisti qualcosa come 120 miliardi di valore
Dal 2018 è stato candidato a diverse decine di poltrone di peso tra cui quella di supermanager per le Olimpiadi di Milano e Cortina. Ma lui si è ritagliato solo un ruolo come consulente di un fondo di private equity, General Atlantic.
Prima della nomina che lo riporterà in Italia con tutto il suo bagaglio d’esperienza per dare una mano al paese in uno dei momenti più complessi del dopoguerra.
(da “La Repubblica”)
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