CONSIGLIO D’EUROPA: “DARE SUBITO UN PORTO SICURO ALLA SEA WATCH”
IL COMMISSARIO MIJATOVIC RIBADISCE: “LA LIBIA NON E’ UN PORTO SICURO”…IERI LA ONG HA PRESENTATO RICORSO AL TAR CONTRO IL DECRETO
“I migranti salvati in mare non dovrebbero mai essere sbarcati in Libia, perchè i fatti dimostrano che non è un Paese sicuro”. Sono le dichiarazioni rilasciate all’Ansa da Dunja Mijatovic, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, che si dice “preoccupata per l’atteggiamento del governo italiano nei confronti delle Ong che conducono operazioni di salvataggio nel Mediterraneo”.
Il commissario chiede che alla “Sea Watch 3 sia indicato tempestivamente un porto sicuro che possa essere raggiunto rapidamente”.
Dopo il salvataggio del 12 giugno, si trova ancora fuori dal confine delle acque italiane la nave Sea Watch 3: la vicenda non sembra trovare un esito positivo nè per la dignità nè per la sicurezza di tutte le persone a bordo, nonostante l’ennesimo richiamo arrivato dalle istituzioni europee.
Va ricordato che nella notte di sabato alla capitana della nave, Carola Rackete, 31 anni, è stato notificato da parte della Guardia di finanza il decreto sicurezza bis entrato in vigore il 15 giugno scorso dopo la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In questo momento se l’equipaggio decidesse di entrare nel porto di Lampedusa, rischierebbe una multa di 50 mila euro e la confisca della nave, oltre all’incriminazione per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Come spiega la portavoce dell’ong, Giorgia Linardi: “La Libia non è riconosciuta come porto sicuro a livello internazionale nè dall’Oim nè dall’Unhcr nè dalla Commissione europea nè dalla Farnesina. Lo diceva lo stesso ministro dell’Interno il 25 maggio scorso in una trasmissione televisiva. Se riportassimo i naufraghi in Libia commetteremmo un respingimento collettivo: crimine per cui l’Italia in passato è già stata condannata. Negli ultimi dieci giorni è stato bombardato un ospedale, sono stati distrutti diversi quartieri, questo è il paese dove ci si dice di riportare le persone soccorse, noi non lo faremo mai”.
Novità potrebbero arrivare dal ricorso al Tar presentato ieri dai legali della Sea Watch contro il decreto Sicurezza bis.
(da agenzie)
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