DON CAPOVILLA RILASCIATO DOPO 7 ORE A TEL AVIV, IL POST DEL SACERDOTE DI VENEZIA APPENA ESPULSO: “SANZIONI PER ISRAELE CHE BOMBARDA CHIESE E MOSCHEE”
IL SACERDOTE TRATTENUTO DALLE AUTORITA’ ISRAELIANE PER NON MEGLIO PRECISATE “RAGIONI DI SICUREZZA NAZIONALE”… DON CAPOVILLA COLPEVOLE DI AVER ESPRESSO CRITICHE AL GOVERNO DI NETANYAHU… IL VERGOGNOSO SILENZIO DEL GOVERNO MELONI
Don Nandino Capovilla è stato rilasciato dalle autorità israeliane dopo essere stato bloccato all’aeroporto di Tel Aviv. Il sacerdote veneziano ha annunciato la sua liberazione con un post su Facebook: «Sono libero! Mi hanno fatto uscire ora. Restituito cellulare e valigia. Tutto bene. Aspetto che se ne vadano le ultime mie due guardie per scrivervi queste righe. Volo per la Grecia stanotte».
Nel messaggio, don Capovilla è tornato a chiedere sanzioni contro Israele, che considera un regime di apartheid: «Basta una riga per dire che sto bene, mentre le altre vanno usate per chiedere sanzioni allo stato che tra i suoi “errori” bombarda moschee e chiese mentre i suoi orrori si continua a fingere che siano solo esagerazioni».
Il fermo all’aeroporto e le «ragioni di sicurezza nazionale»
Il sacerdote era stato fermato e trattenuto all’aeroporto di Tel Aviv per un «diniego di ingresso», dopo essere arrivato in Israele
con una delegazione guidata dal vescovo Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi. Nel documento di espulsione visionato da Avvenire, le autorità israeliane hanno specificato che don Capovilla sarebbe stato allontanato «il prima possibile» e fino ad allora trattenuto «in un luogo designato».
Il provvedimento è stato preso per non meglio precisate «ragioni di sicurezza nazionale», che il sacerdote avrebbe messo a rischio partecipando a iniziative di sensibilizzazione contro la guerra e per il dialogo tra i due popoli. Se in futuro vorrà tornare in Terra Santa, dovrà presentare una richiesta in anticipo.
Gli amici con i quali ha potuto parlare raccontano che durante i controlli, dopo qualche tempo di attesa, gli è stato dato da firmare senza altre spiegazioni un modulo, «che non ha firmato», nel quale si legge che «non gli è permesso di entrare in Israele»: nel documento, che il Corriere ha potuto vedere, la «ragione del rifiuto» è indicata con la formula «considerazioni relative alla sicurezza pubblica, alla pubblica incolumità o all’ordine pubblico».
Così «la persona sarà allontanata da Israele il prima possibile e fino a quel momento sarà trattenuta in un luogo designato a tale scopo».
Don Capovilla ha dovuto passare il resto della giornata in un locale delle autorità israeliane vicino all’aeroporto («una sorta di cella», dicono gli amici), fino alla tarda serata: «Dopo sette ore di detenzione sono libero!», ha scritto in un messaggio, «restituito cellulare e valigia, tutto bene, dicono che mi fanno volare in Grecia stanotte». Resta da stabilire perché sia accaduto
«Non lo sappiamo, ma pensiamo che sia a causa del libro Sotto il cielo di Gaza che ha appena scritto», spiega l’arcivescovo Ricchiuti, che nel frattempo ha raggiunto Betlemme: «Abbiamo contattato mari e monti ma non c’è stato niente da fare, purtroppo. Noi siamo qui per la nostra campagna di giustizia e di pace, “ponti e non muri”».
Chi è don Nandino Capovilla
Don Nandino Capovilla è un sacerdote veneziano, parroco a Mestre, noto per le sue iniziative in favore dei diritti umani e dei più deboli, sempre improntate alla nonviolenza. Come esponente di Pax Christi, nei 22 mesi di guerra a Gaza non ha mancato di esprimere preoccupazione denunciando gli attacchi sui civili e condannando le operazioni militari «che hanno prodotto una catastrofe umanitaria». Il suo attivismo per la pace e i diritti umani lo ha reso una figura di riferimento nel movimento pacifista italiano, sempre in prima linea nelle iniziative di solidarietà internazionale.
(da agenzie)
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