È CAOS TOTALE SUI DAZI: LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA TRA USA E UE POTREBBE SLITTARE E NON ARRIVARE DOMANI, GIORNO IN CUI, SULLA CARTA, SENZA ACCORDI, SCATTEREBBERO LE TARIFFE AMERICANE AL 30% SULLE MERCI EUROPEE
L’UMILIANTE INTESA RAGGIUNTA DA URSULA VON DER LEYEN, SENZA QUEL DOCUMENTO, È CARTA STRACCIA… QUINDI CHE SUCCEDE? DAL DUE AGOSTO CI SAREBBERO DUE POSSIBILITÀ: RESTA IN VIGORE LA TARIFFA ATTUALE DEL 10%; OPPURE, COME LASCIA INTENDERE TRUMP, SI BALZA AL 30%
Il confronto sui dazi tra americani ed europei si sta ingarbugliando parecchio. Da Bruxelles si moltiplicano le indiscrezioni: le due parti potrebbero non farcela a sottoscrivere, entro domani, l’attesa «dichiarazione congiunta». Che cosa accadrebbe allora? Ieri Donald Trump ha scritto sulla sua piattaforma «Truth» che «la scadenza del primo agosto non sarà prorogata».
Non si capisce, però che cosa succederà in concreto. Trump aveva annunciato che, in assenza di accordo, a partire proprio da domani le dogane americane avrebbero applicato un dazio del 30% sulle merci europee. Stando alla logica politica, questo è lo scenario che ci aspetta, se non ci sarà un testo condiviso entro le prossime ventiquattro ore.
Altrimenti non avrebbe senso questa frenetica corsa contro il tempo per arrivare a firmare entro il primo giorno di agosto un documento condiviso. Ma il leader della Casa Bianca,
imprevedibile per definizione, potrebbe anche decidere di concedere una proroga: in fondo ha acquisito l’intesa di massima, anche se verbale, raggiunta domenica scorsa in Scozia, con Ursula von der Leyen.
L’incertezza è grande. E, di conseguenza, anche la confusione. Va ricordato che, in ogni caso, la «dichiarazione congiunta» non avrebbe alcun valore giuridico. Sarebbe, invece, la premessa necessaria per arrivare a un vero Trattato da sottoporre all’approvazione dei 27 Paesi ue e dell’Europarlamento.
Il dazio del 15% , quindi, sarà applicato solo alla fine di questo iter che potrebbe durare diversi mesi. Intanto se i tempi del negoziato sul testo politico dovessero allungarsi, a partire dal due agosto ci sarebbero due possibilità: resta in vigore la tariffa attuale del 10%; oppure, come lascia intendere Trump, si balza al 30%.
Dalla Commissione, però, fanno sapere che le trattative sono in corso e che «presto» ci sarà la sudata «Joint Declaration». Vedremo. Per il momento la sensazione è che le aree di conflitto sembrano allargarsi.
Il Segretario al Commercio Usa, Howard Lutnick, in un’intervista alla tv «Cnbc» ha detto che «la digital tax sarà sul tavolo», insieme con le norme che penalizzano le big tech. […] Le parole di Lutnick hanno spiazzato i tre negoziatori europei, il Commissario Maros Sefcovic, il suo capo di gabinetto, Bernd Biervert e il suo collega Bjoern Siebert,il più stretto collaboratore di von der Leyen.
Nei giorni scorsi i portavoce della Commissione avevano escluso che il tema del digitale fosse compreso nel confronto. L’ipotesi
di una «web tax» europea era stata accantonata, mentre le norme sull’antitrust digitale e sulla moderazione dei contenuti in rete venivano dichiarate intoccabili. Ma, evidentemente, per gli americani non è così. […] Infine c’è il brogliaccio delle esenzioni
Francia, Italia, Spagna, Portogallo chiedono l’esenzione totale, o in subordinata, uno sconto sostanzioso per vini e liquori. La lista delle richieste si allunga.
(da agenzie)
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