E’ TEMPO DI IDEE: IL SISTEMA HA VINTO, MA LA DESTRA NON E’ MAI SCESA IN CAMPO
A DESTRA TROPPE VISIONI, FRAMMENTAZIONI E DISTINGUO…OCCORRE UNA SINTESI E RIPARTIRE DA COMITATI TERRITORIALI DI BASE CHE GENERINO UN “TAVOLO DELLE IDEE”
Possiamo dipingerla come vogliamo ma il “sistema”, quello economico-affaristico, quello delle lobby di potere, anche straniere, alla fine ha vinto.
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale era giuridicamente palese come l’attuale legislatura non potesse in alcun modo arrogarsi una propria durata, una propria sopravvivenza, oltre il tempo strettamente necessario all’approvazione di una nuova legge elettorale: la “parola” doveva ritornare prestissimo al popolo.
Il Presidente della Repubblica avrebbe dovuto garantire il massimo rispetto di questo principio ma non l’ha fatto e non credo proprio che lo farà .
Il governatore Draghi, ogni tanto “manda chiari messaggi di fumo”: del resto ci sta mantenendo a galla, nonostante tutto. Gli input sono chiari. La legislatura deve durare fino al 2018: pseudo-stabilità , insomma.
Intanto è Stato di diritto, molto ma molto sbiadito…
L’equivoco fiorentino non ha molte armi e nemmeno qualità : è un imbonitore; il plastico prodotto della politica da hashtag.
A destra, invece, il nulla. Nessuna proposta. Nessuna personalità di spessore.
Alla fin fine è “politica del Nazareno”, quella di un patto per molti versi oscuro. Ma tant’è…
Berlusconi è troppo esperto e navigato per non avere contezza del fatto che una nuova fase costituente per il centrodestra sarebbe, non solo deleteria per sè, ma addirittura controproducente perchè potrebbe minare le basi di un patto comunque strumentale e benvoluto dai “poteri forti”.
In ogni caso, il giovanilismo avanza, a mani basse, e non sempre è di qualità purtroppo.
E’ vero che oggi si comunica sui social e con gli hashtag, ma il mezzo non dovrebbe mai tradire la sostanza, e questo non sempre avviene per la verità . Ed è cosa triste, tristissima, perchè la politica non è uno spot ma è soluzione dei problemi, visione del mondo, proposizione, anche critica all’occorrenza…
A noi altri resta poco da fare a patto che quel poco si faccia, però.
Destra, destra, destra… La si cita in continuazione.
Ognuno pare che ne sia l’esclusivo titolare anche se il concetto in sè è sempre più oscuro e indefinito. La vera destra… La destra che non c’è… La destra finiana. La destra storaciana. Quella liberale. Quella sociale.
Troppe visioni, troppe frammentazioni, troppi sterili distinguo.
Al “sistema” queste cose piacciono molto perchè è proprio nella frammentazione che esso rinviene la linfa per conservarsi sempre uguale a sè stesso.
Immaginiamo, invece, se anzicchè remare ognuno nel proprio fiumiciattolo, facessimo massa critica comune dando realmente vita ad una nuova fase di impegno culturale e pre-politico sul territorio declinando poche idee, pochi principi, ma chiari e senza distinguo sterili e fuorvianti.
Immaginiamo se il tutto avesse la forma non del partito politico ma del movimento strutturato con un sito internet quale piazza virtuale di “raccordo ed incontro” quotidiano
Semplici comitati territoriali nascenti nelle singole vie – composti dalla società civile (potrebbe anche trattarsi delle varie associazioni “a tema” già presenti sul territorio) – e semplici referenti di comitato.
Immaginiamo un semplice speaker nazionale per l’operatività di sintesi e di proposizione ad ampio raggio.
Un movimento pre-politico-culturale nascente dal basso, insomma, sulla scorta di un “tavolo per le idee”: quella sì che sarebbe “rivoluzione”, e sarebbe la rivoluzione delle idee e delle proposte, non certo quella della mera rottura fine a sè stessa.
Il contrario di quanto posto in essere dal M5S, tanto per intenderci, perchè la vera mutatio non la consuma l’abbattimento violento della realtà ma la sua pregnante trasformazione dall’interno: un piccolo mondo di idee incendiarie — come “arma” – unito alla coerenza, alla pazienza ed alla capacità di non mollare mai — come strategia metodologica, insomma – dandosi il senso dell’impresa titanica di sostanza, quella del ritorno alla militanza attiva ed organica, sinergica, nelle vie della città e sui social, in rete, ovunque…
La società civile ha voglia reale di “contare”, anzi, sarà proprio la società civile ad esprimere i nuovi leader, disegnando il futuro da propugnare: non capire questo vuol dire essere fuori dalla storia.
Una sintesi ad esempio diventa contenutisticamente necessaria: quella tra destra sociale e destra liberale. Sintesi necessaria, proprio per togliere linfa al sistema… Personalmente declino l’idea della Destra Liberale per conservarne la dimensione, per portare avanti l’idea culturale e metodologica di una destra che sappia davvero essere meritocratica — nella sfumatura “thatcheriana”, tanto per intenderci – anche se sarei ben felice di andare oltre pervenendo ad una sintesi programmatico-valoriale di un movimento ad ampio respiro…
Per la verità mi capita spesso di parlarne. Quando affermo di essere un liberale noto ritrosia. Poi, però, nel ragionare con l’interlocutore di turno, va sempre a finire che me lo ritrovo seduto di fianco, pronto sostenitore. piccola magia.
Il fatto è che senza spiegarsi, senza ascoltarsi, senza confrontarsi, si finisce col restare solo distanti.
Il nostro paese, ad esempio, ha sempre conosciuto l’assistenzialismo.
Non è un “male assoluto”, anzi, ma il “modus” va modificato. Immaginiamo di continuare ad affermare il principio a condizione che “l’assistito” sia disponibile a mettere a disposizione della collettività le proprie energie per scopi di pubblica utilità sulla scorta di “rapporto di messa a disposizione pubblica” che duri l’intero periodo “d’assistenza”.
“Dipingiamo” quel rapporto come una relazione che, lungi dall’inquadrarsi come rapporto di lavoro, realizzi quel do ut des che è l’essenza di qualsivoglia rapporto giuridico sinallagmatico e, quindi, a prestazioni corrispettive.
Immaginiamo, poi, lo Stato o gli Enti pubblici comunque preposti, mettano gli “assistiti” a disposizione di imprese operanti in convenzione o degli stessi Enti locali – col solo onere della stipula di una copertura assicurativa per l’ipotesi di danni o infortuni — per attività di recupero del patrimonio paesaggistico o culturale, o di solidarietà sociale o a rilevanza comunque sociale (anche spazzare le strade ha una vocazione del genere, per esempio)…
“Solidarietà meritocratica”.. un piccolo principio rivoluzionario, perchè una cosa è la solidarietà che si deve agli ammalati o agli invalidi civili, ben altra cosa è quella che si deve a chi ha perso il lavoro o a chi non è mai riuscito a trovarne uno, o a chi ha deciso di mettersi in ascetica attesa che qualcosa accada dall’alto…
Frammenti, pensieri, piccole cose, insomma…
La verità è che “a destra”, non ci sono “praterie” da conquistare ma “solo” cuori da riappassionare e da far ritornare a battere, ad iniziare dai nostri, per quella speranza da vivere nel presente ma anche da “lanciare” verso il futuro per lasciarla in dote, concreta e viva, anche a chi verrà dopo…
E per poterlo fare bisognerà darsi un metodo culturalmente diverso, incendiario, democraticamente rivoluzionario.
Il resto sono soltanto chiacchiere, quelle “chiacchiere” che il sistema adora.
Salvatore Totò Castello
Right BLU — La Destra Liberale
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