ENERGIE PER L’ITALIA? NO, ENERGIE PER PARISI: PENSAVANO FOSSE AMORE, INVECE ERA UN CALESSE
CON BUONA PACE DI CHI CI AVEVA CREDUTO HA SCARICATO IL SUO PICCOLO PARTITO
Storia esemplare per capire cosa è diventata la politica in Italia, cosa non si fa pur di promuovere se stessi e sistemarsi incuranti dei destini altrui. O cosa si fa. Per esempio un partito.
Fresca è la notizia che Stefano Parisi, persona stimata e dal curriculum più che rispettabile, ex candidato sindaco di Milano, ex tante cose, da Confindustria a Fastweb, sarà il candidato che il centrodestra ha scelto per contendere a Nicola Zingaretti la poltrona di governatore del Lazio.
LA QUINTA GAMBA MANCATA
La vicenda, per chi ne ha seguito lo sviluppo, è stata un po’ laboriosa. Parisi era stato chiamato da Berlusconi con l’incarico di riorganizzare Forza Italia.
Poi la nota volubilità del Cavaliere insieme alla resistenza dei notabili azzurri aveva relegato il manager ai margini della scena. Vista la malaparata, invece che tornare a occuparsi delle sue cose (tra l’altro è il fondatore di Chili, la tivù on demand in cui recentemente ci hanno investito anche i Lavazza, quelli del caffè) ha deciso di farsi un partito: Energie per l’Italia.
§Doveva essere la quinta gamba gamba del centrodestra, che come si sa di gambe ne ha una pletora. Ma siccome Parisi stava cordialmente sulle balle a una discreta fetta della coalizione, le gambe restarono quattro.
ADDIO ENERGIE
Ma il manager non si perde d’animo, è uomo tenace, dunque altro che farsi da parte: Energie per l’Italia avrebbe corso da sola.
Ora, poichè il centrodestra è spasmodicamente impegnato a non disperdere voti che possano solo insidiarne la supremazia che tutti i sondaggi gli assegnano, bisognava sminare il caso.
Di qui, dopo sofferte discussioni, la decisione di farne il proprio candidato alla Regione Lazio. Che fa a quel punto Parisi? Saluta Energie e la lascia al suo destino.
La lista non correrà più alle elezioni del 4 marzo, con sommo scorno di coloro che ci avevano creduto, pur trattandosi in fondo di una formazione in quanto a capienza versione Smart.
«È una scelta difficile», commenta il nostro che evidentemente qualche scrupolo se l’è fatto, «perchè tanti di voi hanno lavorato per costruire le liste e la nostra presenza alle elezioni, divenuta ora incompatibile con la mia candidatura».
Traduzione: mi spiace, avete lavorato, ci avete magari messo tempo ed entusiasmo, avete persino sognato uno strapuntino in parlamento. Ma io vado altrove. È stato bello, arrivederci e grazie.
Del resto, cos’hanno a pretendere questi creduloni? Pensavano fosse amore invece era un calesse.
Per portare il loro leader altrove.
(da “Lettera43“)
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