FINI: “BERLUSCONI NON AVRA’ LA FIDUCIA, NIENTE ACCORDI ELETTORALI CON IL PD”
LE DICHIARAZIONI RILASCIATE NEL CORSO DELL’INTERVISTA A “BALLARO”… “IL PAESE HA BISOGNO DI UN GOVERNO CHE GOVERNI, NON CHE TIRI A CAMPARE”… “BERLUSCONI DEVE DIMETTERSI E APRIRE UNA FASE NUOVA”
«Sono convinto che Berlusconi non avrà la fiducia e che non si andrà al voto anticipato », ma in caso di urne «non ci sarà nessuna alleanza con il Pd».
Ad una settimana dal B-day Gianfranco Fini torna a chiedere a Berlusconi di dimettersi.
Cosa che lui, Fini, «certamente» non farà .
Dice di non sentirsi un traditore, come viene bollato dal Pdl: «Il vero ribaltone lo fatto Berlusconi quando ha messo alla porta chi ha contribuito a fondare il Pdl considerandosi non co-fondatore, ma padrone».
Intanto lo stesso Berlusconi — tornato a Roma in vista della settimana più lunga della legislatura — a Palazzo Grazioli incontra i vertici del Pdl e si getta a capofitto del calciomercato dei deputati, alla ricerca di quella manciata di voti che potrebbe risultare decisiva per il suo futuro politico.
Il presidente della Camera Gianfranco Fini risponde alle domande di Ballarò. Premette che l’Italia «ha bisogno di un governo che governi, non che tiri a campare ».
Ribatte alle accuse di tradimento sottolineando che sono le sparate di chi «non ha più argomenti e grida ai complotti, alle congiure dei magistrati, dei giornalisti, degli alleati o delle potenze straniere».
Così come sintomo di «disperazione» sono gli attacchi dei media del Cavaliere contro di lui e i suoi.
A questo punto, spiega, «il Paese non ha bisogno di nuove elezioni», ma di un governo efficiente.
Ecco perchè «sarebbe auspicabile che Berlusconi rassegnasse le dimissioni e, se in grado di farlo, aprisse una fase politica nuova con un appello a tutte le forze parlamentari di responsabilità perchè fronteggiare la crisi è dovere di tutti, non solo di chi sta al governo».
Per il leader futurista sarebbe indifferente se il nuovo esecutivo fosse presieduto da Berlusconi: «Il punto — osserva — è cosa vuole fare» anche se «Berlusconi è parte del problema perchè è moderato solo a parole, non nei fatti».
Guardando al voto del 14 dicembre Fini esclude «che il premier ottenga la fiducia alla Camera ».
E poi confidare nelle malattie di alcuni deputati «vuol dire essere alla disperazione: tirare a campare con un governicchio di minoranza confermerebbe agli italiani che l’unica ambizione di Berlusconi è servire i suoi interessi, non quelli del Paese».
Un altro paletto è che in caso di elezioni l’ipotesi di un’alleanza con il Pd «non è possibile perchè l’orizzonte del Fli è nel centrodestra: se poi Berlusconi vuole convincere qualche elettore che siamo nel centrosinistra farebbe meglio a cambiare spartito».
Ma chi sarebbe allora il candidato premier del terzo polo? Quando si porrà la questione con Casini e Rutelli «la risolveremo in pochi secondi» (Casini alla stessa domanda risponde «no al metodo berlusconiano di un solo uomo al comando »).
Infine la richiesta a Berlusconi di assumersi le sue colpe, «di smetterla di gridare al complotto, di dire che va tutto bene e che viviamo nel paese dei balocchi e dire, come non ha mai fatto in 15 anni, che ha sbagliato. La smetta di inseguire i fantasmi e si chieda come mai segmenti della maggioranza che lo accompagnavano lo lasciano».
Berlusconi, dal canto suo, passa la giornata a Palazzo Grazioli dove tra gli altri incontra Gianni Letta, Alfano, Brunetta e l’ex ministro Brancher. Si prepara al doppio voto di martedì prossimo, ai suoi dà ordine di spargere ottimismo e per domenica convoca a cena i senatori del Pdl. Lunedì sarà la volta dei deputati.
Fini invece parla brevemente con la colomba Letta a margine del concerto di Natale di Montecitorio e si danno appuntamento per un prossimo incontro, forse già domani, per un nuovo tentativo di mediazione in extremis. Quindi vede Casini, che poi a Matrix dice che come premier di un governo tecnico voterebbe «Draghi o Letta».
Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica”)
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