GHEDDAFI PER ORA NON CI BOMBARDA
L’ALUNNO CALDEROLI SI PENTE E PUO’ TORNARE IN CLASSE
L’incidente diplomatico con la Libia è rientrato, con grande sollievo delle numerose imprese italiane che hanno contratti commerciali con il Governo libico. L’ambasciata libica a Roma fa sapere all’Ansa che ” la Libia ha accolto con soddisfazione le dichiarazioni pubbliche di pentimento del ministro Calderoli e i tanti contatti avuti con le autorità italiane e considera il caso chiuso”.
Ha così fine la vicenda che aveva avuto origine il 15 febbraio 2006, quando in diretta al TG1 il ministro italiano aveva mostrato una maglietta con la stampa di una vignetta satirica su Maometto. Ne nacque un caso internazionale: due giorni dopo migliaia di libici assaltarono l’ambasciata italiana a Bengasi, la polizia libica sparò uccidendo 11 manifestanti. Calderoli si dimise.
A distanza di due anni, Gheddafi junior aveva diffidato il Governo italiano a rinominare ministro Calderoli, pena ” gravi conseguenze nei rapporti tra Italia e Libia”. E così l’esponente leghista da vicepremier è scivolato a ministro “alla semplificazione” e, nonostante la solita “voce grossa” di Bossi, sempre più simile a quella degli “spacconi” da bar che parlano, parlano ma poi la sostanza non si vede, alla fine è prevalsa la regola commerciale (anche padana) che per primi vengono gli interessi economici.
Non dimentichiamo, infatti, che il valore dell’interscambio commerciale Italia-Libia è di oltre 7 milioni di euro, solo che in Liguria la quota libica degli investimenti esteri tocca il 3,7%, la Libia ci fornisce il 10% della nostra energia, controlla ( nei limiti che ha) i flussi dei clandestini verso il nostro Paese, cooperando al controllo delle sue coste, in collaborazione con le nostre autorità navali. Sono previste 6 unità navali che l’Italia cederà alla Libia per pattugliare proprio le coste libiche dalle partenze degli scafisti. Il “Tripoli Post”, quotidiano in lingua inglese controllato dal regime, aveva fatto intuire le conseguenze nei rapporti commerciali tra i due Paesi, in caso di mancate scuse ufficiali: rinegoziazione dell’accordo siglato a ottobre tra Eni e Libyan National Oil Corporation, un affare di 28 miliardi di dollari tra gas e petrolio, oltre che il venir meno di controlli sui flussi di clandestini diretti in Italia e ostacoli alle aziende italiane che hanno interessi commerciali in Libia. Mentre la preoccupazione si diffondeva soprattutto tra le centinaia di imprese che hanno vinto commesse in Libia e che temevano di essere estromesse, mentre la diplomazia di Berlusconi era al lavoro per “ammorbidire” Gheddafi, la solita dichiarazione fuori le righe all’ora del digestivo di Umberto Bossi ha fatto temere il peggio: “Gheddafi ha la lingua lunga” … . Persino il vescovo di Tripoli, il francescano Giovanni Martinelli, è sbottato in un esplicito ” Ma è matto?”, il presidente della Camera di Commercio italo-libica, Antonio De Capua, che si stava operando per mediare commenta ” …certo che se si ricomincia con le sparate…”. Le centinaia di aziende che operano nell’import-export, nello shipping e nella tecnologia hanno rischiato grosso, alla fine l’alunno Calderoli rilascia una dichiarazione “calabrache padane” dove “chiede scusa, si dichiara rammaricato, rinnova stima e rispetto per il mondo islamico, auspica il dialogo”. Pare che alla fine sia stato Berlusconi a parlare a lungo con Gheddafi al telefono e sia riuscito a “chiudere” la vicenda.
Certo che se certi temi si affrontassero in altro modo, si eviterebbero sia incidenti diplomatici che conseguenziali figure da cioccolatai, quando poi bisogna pure ” fare i pentiti” e chiedere scusa. A casa nostra magari è sempre Carnevale, ma all’estero non sempre apprezzano stelle filanti e coriandoli, maschere e bolle di sapone, travestimenti e carri allegorici tutto l’anno. E farci dare lezioni di educazione proprio da Gheddafi è piuttosto seccante.
Comunque l’economia è salva e La Russa, neoministro della Difesa, non avrà il grattacapo di intercettare i missili libici sulle nostre teste. E’ già qualcosa…
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