GLI AFFARI DELLA FAMIGLIA COSENTINO E I DEBITI DELLA SANTANCHE’
COSA SI CELA DIETRO GLI OMISSIS DELL’INCHIESTA DI NAPOLI SULLA P4
Ci sono le cambiali di Daniela Santanchè per i debiti con gli Angelucci, gli affari della famiglia di Nicola Cosentino e soprattutto i nomi dei finanzieri sospettati di avere passato a Bisignani la soffiata sull’inchiesta P4 e sulle sue intercettazioni.
E non manca un verbale nel quale un testimone racconta di una ministra del Governo Berlusconi che, dopo essere stata interrogata dai pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio, spifferava ad Alfonso Papa che lo stavano pedinando.
Il Fatto Quotidiano è riuscito a visionare i verbali integrali depositati nell’indagine P4 ed è inseguendo il senso nascosto delle parti coperte dagli omissis dei pm che si comprende quali sono i fronti caldi dell’indagine.
A partire dalla fuga di notizie che l’ha bruciata.
Nella parte finora inedita del suo verbale del 14 marzo 2011 Luigi Bisignani, assistito dai suoi avvocati Fabio Lattanzi e Giampiero Pirolo, racconta ai pm i rapporti economici triangolari tra il giornale Libero, la concessionaria di pubblicità di Daniela Santanchè, Visibilia e la Ilte del duo Bisignani (manager) e Vittorio Farina (socio).
Lo spunto è la telefonata del 14 ottobre 2011, intercettata dalla Gdf di Napoli e pubblicata dal Fatto, nella quale Bisignani racconta a Flavio Briatore: “se non era per me .. gli Angelucci la facevano fallire per fatture false (…) se non fosse stato per il mio intervento, facevano fallire la società per bancarotta. Tant’è che lei ha dovuto addirittura pagare delle cambiali. Tre milioni e due di cambiali”.
Quando i pm chiedono a Bisignani di spiegare le sue affermazioni, il lobbista mette a verbale: “la Santanchè aveva preventivato un budget di pubblicità di Libero che non era stato rispettato; in secondo luogo, quando parliamo di cambiali, va precisato che il gruppo Farina è creditore di Libero, che non paga la stampa da tempo poichè non percepisce contributi; a fronte di tale debito gli Angelucci hanno girato al Farina degli effetti cambiari rilasciati da Daniela Santanchè per 3 milioni di euro a chiusura dei suoi rapporti con Libero (o meglio della chiusura dei rapporti tra Libero e Visibilia); su tali cambiali gli Angelucci hanno apposto una dicitura che ne rende impossibile lo sconto bancario”.
C’è un capitolo finora inedito che è nato dall’inchiesta P4 ma punta sugli affari della famiglia di Nicola Cosentino nell’energia.
Il Fatto Quotidiano aveva già raccontato l’incredibile storia della centrale di Sparanise, Il 23 ottobre del 2009: “La storia della centrale”, scrivevamo allora, “è un perfetto esempio della mala-politica che sacrifica la salute pubblica sull’altare dell’interesse privatissimo dei familiari e degli amici dei politici di destra e di sinistra. Tutto inizia nel giugno del 1999 quando la società Scr, vicina alla famiglia Cosentino, ma di proprietà di una fiduciaria (che ne scherma la proprietà ) compra per 3 miliardi e 715 milioni di lire l’area industriale della Pozzi di Sparanise….La Scr vicina ai Cosentino incassa una plusvalenza di 10 milioni”.
Ora anche i magistrati di Napoli vogliono vedere chiaro nella storia dei terreni milionari della famiglia Cosentino.
Per questo Woodcock e Curcio hanno sentito lo svizzero Karl Keller, ex amministratore della Calenia S.r.l., società che avviò la costruzione della centrale. Keller spiega ai pm: “Inizialmente era prevista l’acquisizione di un’area più piccola. (…).
Dovevamo acquistare soltanto 100 o 120 mila metri quadri (…)di proprietà della S.C.R., società sostanzialmente controllata dalla famiglia Cosentino. Ho avuto a che fare con Giovanni Cosentino. In effetti, il prezzo iniziale doveva essere pari a circa 60-70 euro al metro quadro, quindi calcolavamo un esborso di 6-7 milioni di euro. (….) Poi le cose cambiarono.
Mi era noto che Giovanni Cosentino fosse fratello di Nicola Cosentino, politico della zona di importanza nazionale con incarichi governativi. (…). A questo punto per noi di E.G.L. spendere 450 milioni o 454 milioni di euro, era quasi lo stesso”.
Ben diversa la versione di Alfonso Gallo. L’imprenditore (sentito dai pm di Napoli per i suoi rapporti con Alfonso Papa) che ha costruito la centrale con la sua General Construction, ha detto: “Keller era molto preoccupato per la piega che le cose stavano prendendo. Mi disse che lui e la sua società si sentivano con le spalle al muro”.
Alfonso Gallo racconta: “L’onorevole Papa, per mettermi paura, mi ha recentemente detto che io ero stato fotografato dalla vostra polizia giudiziaria, fuori al Parlamento, insieme a lui; mi disse anche che tale foto era stata fatta vedere ad una Ministra che voi avete interrogato e che poi glielo aveva riferito. Obbiettivamente vi dico che tale racconto mi inquietò non poco”. Effettivamente al ministro Mara Carfagna fu mostrata dai pm una foto che ritraeva l’onorevole Papa con altre persone.
Ma il ministro non riconobbe chi fossero.
Marco Lillo e Antonio Massari
(da “Il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply