I LEADERINI CHE A CASA LORO NON PRENDONO NEANCHE IL 20%
NELLA CAPITALE DELLA PADANIA LA LEGA NON VA OLTRE IL 17% NEL SONDAGGIO PIU’ FAVOREVOLE, AL 12% IN QUELLO PEGGIORE…E NELLA ROMA DOVE IL CENTRODESTRA VALEVA IL 50% LA MELONI RESTA SOTTO QUOTA 20%…. CHI RAPPRESENTANO?
In attesa che i nodi vengano al pettine, leggi candidature ufficiali e inizio della campagna elettorale, le vicende interne al centrodestra meritano una riflessione da una angolatura particolare, quella del carisma leaderistico dei presunti vertici della presunta destra nostrana.
Quanti voti prendono nelle loro roccaforti Salvini e la Meloni?
Iniziamo da Salvini che non a caso, di fronte alla proposta di candidarsi a sindaco di Milano, è scappato a una velocità persino maggiore di quando a Bologna ha intravisto a 200 metri i suoi ex amici dei centri sociali.
Eppure un leader, nella capitale della sua Padania, non dovrebbe temere l’esito elettorale.
In realtà la Lega a Milano non conta una cippa, le sue quotazioni variano dall’11,5% al 17%, a seconda dei sondaggisti, poco sotto Forza Italia.
Tradotto: da sola non va da nessuna parte.
E Salvini infatti si è ben guardato dal rischiare la brutta figura che vorrebbe facesse invece la Meloni a Roma.
A Roma la somma tra Fdi e Lega è data tra il 17% e il 20%: anche qui con queste percentuali può vincere solo la coppa del nonno.
Eppure notoriamente Roma è una città dove il centrodestra rappresenta almeno il 50% dei cittadini, se avessero motivo di andare a votare.
Giova ricordare che i leader del centrodestra negli ultimi 20 anni, da Berlusconi a Fini, nelle loro roccaforti raggiunsero consensi di partito a livelli ben più alti, come peraltro accade all’estero (vedi Marine Le Pen in Francia).
Per non parlare del misero 13,5% e 4% nazionale di cui sono accreditati Lega e Fdi, percentuali ormai vicine a quelle della Lega di Bossi da un lato e appena un terzo dei consensi che raccoglieva AN dall’altro.
E allora le Tv non erano impestate quotidiamente dalla presenza di Bossi e/o Fini e non si doveva assistere a repentini cambi di felpe o ad annunci di gravidanze programmate.
E il fenomeno profughi su cui speculare non si era manifestato con tale virulenza.
Insomma, nelle condizioni di campo migliori, questi due presunti bomber sollevano più zolle dal campo che ovazioni del pubblico pagante.
Prima rientrano negli spogliatoi meglio è per lo spettacolo.
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