I LECCHINI DI GRILLO CONTINUANO LE EPURAZIONI, ORA TOCCA ALLA PINNA: HA OSATO DIFENDERE LA GAMBARO
CHISSA’ DA CHI HANNO IMPARATO A USARE LA MACCHINA DEL FANGO PER SCREDITARE IL NEMICO… I LORD MANUTENGOLI DI GRILLO INSULTANO LA PINNA PERCHE’ “DISOCCUPATA”, COME SE FOSSE UN REATO: FINCHE’ GLI ITALIANI SENZA LAVORO LI ACCOGLIERANNO IN PIAZZA COME MERITANO
Continuano le epurazioni in casa Cinque Stelle.
Dopo la senatrice Adele Gambaro è la volta della deputata Paola Pinna, per la quale il deputato stellato Andrea Colletti ha chiesto, con una mail inviata al capogruppo Riccardo Nuti, di avviare la procedura di espulsione.
“Paola Pinna… Chi?”. Con questa domanda provocatoria, scritta a caratteri cubitali, si apre la pagina ufficiale del gruppo 5 Stelle alla Camera su Facebook.
Così, la deputata sarda entra ufficialmente nel mirino del Movimento, ‘colpevole’ di aver parlato di “talebani” e di “clima di psico-polizia”.
Sotto, il titolone a caratteri cubitali di Roberta Lombardi, ex capogruppo a Montecitorio, gran cervello politico. “Non abbiamo mai visto questa persona alle nostre assemblee – scrive la Lombardi – molti di noi non sapevano neppure della sua esistenza”. Poco prima, nel corso del sit-in pro Grillo in piazza Montecitorio, Lombardi aveva risposto a chi le chiedeva della deputata: “Pinna chi?”.
Evidentemente la Lombardi non segue i lavori parlamentari del Senato, visto che la Pinna la conoscono tutti, essendo intervenuta in aula più volte.
Ma queste sono miserie umane, al pari di quel deputato lecchino che si è permesso di sostenere che la Pinna, essendo una disoccupata, dovrebbe seminare fiori ai lati della strada quando passa Grillo, come se il dittatorello le passasse un decimo degli utili del suo blog.
Essere disoccupati per il fighetto grillino ora è un reato: ma non erano loro a promettere lavoro ai precari?
Squallore si somma a squallore.
Dopo l’espulsione decretata dall’assemblea plenaria di deputati e senatori oggi si è aggiunto un nuovo capitolo: il dossieraggio fotografico.
E’ successo a Palazzo Madama, nel pomeriggio.
Gambaro è stata fotografata mentre parlava con Antonio Razzi, l’ex deputato dell’Italia dei valori passato al centrodestra nella scorsa legislatura e rieletto al senato col Pdl.
I due si stavano cambiando qualche parola quando tre collaboratori del M5S a Palazzo Madama, si sono dati da fare per scattarle una foto.
Tra loro c’era Matteo Incerti, il vice di Claudio Messora, responsabile della comunicazione grillina nella camera alta, che ha detto: “Dai, dai, scatta una foto. Guardala là , falle una foto”.
Per poi diffamarla sostenendo che è al servizio del nemico?
E caso strano se la prendono con le donne Cinquestelle: che grande esempio di coraggio, non si sa mai che un dissidente-uomo non gli stampi un cazzotto in faccia prima o poi.
Esiste anche un altro fronte che qualcuno potrebbe aprire, quello giudiziario.
Perchè i talebani non conoscono neanche i regolamenti e le leggi: tutte queste espulsioni di fronte a un giudice verrebbero immediatamente annullate.
Perchè il non Statuto giuridicamente è carta igienica e quello registrato in gran segreto da Grillo, suo nipote e il suo commercialista, ovvero l’unico che fa testo, stabilisce che non esiste vincolo di mandato tra eletto e partito, quindi il parlamentare è libero di esprimersi come gli pare.
E il regolamento del gruppo prevede provedimenti disciplinari solo se approvati dalla metà + uno del gruppo di appartenenza, mentre ieri hanno votato contro la Gambaro solo 79 su 163, quindi è carta straccia anche quello.
Senza contare che avrebbe dovuto essere giudicata solo da gruppo del Senato (in quel caso sarebbe stata pure respinta la proposta)
Ma dove esistono mai partiti dove chi forma una corrente critica viene espulso?
Forse in Corea del Nord ormai e in Italia, grazie a Grillo.
E la votazione on line dei presunti iscritti?
Votando sul blog di Grillo poi… ma chi li conosce?
Chi assicura che i dati non si possano manipolare?
Se questa è la democrazia diretta, cosa sarà mai una dittatura?
Auguriamo ai Cinquestelle in buona fede di continuare la loro battaglia da uomini liberi.
Lasciando che i servi continuino da soli a rimestare nella melma in cui sono abituati a vivere.
Finchè lezzo non li separi.
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