IL CAVALIERE DISPERATO ORMAI SI AFFIDA ANCHE A PANNELLA
SHOW DI BERLUSCONI A LARGO ARGENTINA: FIRMA TUTTI I REFERENDUM (ANCHE QUELLI CONTRO LE SUE LEGGI) E SPERA NELL’AMNISTIA SUL GOVERNO: “MAI DETTO CHE DEVE CADERE, MA SE DECADO…”
“Ma vattene agli arresti domiciliari”, gli grida una signora appena lo vede arrivare, sotto braccio a Marco Pannella, a Largo Argentina, a metà strada tra Palazzo Grazioli e la storica sede del Partito radicale.
Voce dal sen fuggita a sciupare la scena, che il fido Roberto Gasparotti, spedito in avanscoperta, aveva ricontrollato nei minimi dettagli.
Nell’attesa, il pidiellino Vincenzo Piso (ala missina fedele a Silvio) e il pannelliano Sergio D’Elia fraternizzano.
Due passati a confronto: l’uno in Terza Posizione, l’altro in Prima Linea.
Strani mix di fine impero: Domenico Gramazio, il “pinguino”, che fa il gentile, mescolato alla militanza radicale, Maria Antonietta Farina Coscioni ed Elisabetta Zamparutti, che si preparano al rito della firma.
Il banchetto allestito per sostenere i referendum radicali è pronto per Silvio: “Firma. Questa giustizia può colpire anche te”.
Dietro, la foto del povero Enzo Tortora.
“Mettetevi qui”, suggerisce Gasparotti rivolto a un gruppetto di giovani del Pdl.
“C’è solo un presidente”, gridano loro. Dall’auto blu, scendono Pannella e Berlusconi, quasi 160 anni in due.
Accompagnati da Maria Rosaria Rossi, “la badante”.
Sembrano una coppia di vecchi amici stranamente assortiti e diversamente invecchiati. L’uno con maglietta nera sotto la giacca blu, che fa tanto buttafuori, l’altro con i capelli bianchi lunghi e la cravatta fantasia fuori dal maglione, che fa un po’ “ragazzo di strada”.
Vecchi amici ritrovati sotto le comuni insegne dell’amnistia, storica battaglia pannelliana e nuova bandiera berlusconiana (“purtroppo, ogni intervento che possa favorire me la sinistra non lo fa”).
E dei referendum anti-giudici. “Marco Travaglio, toh”, si diverte a fare il buffone Pannella, con tanto di gesto dell’ombrello: “Dal servo di Berlusconi”. Che bacia, platealmente.
Dopo avergli fatto da spalla per tutto il tempo, con tempi comici perfetti.
Il Cavaliere tenta una improbabile storia della sua riforma della giustizia. E Pannella lo interrompe: “Ma quale?”.
Quella che non è riuscito a fare, ovviamente. “Dai sempre la colpa agli altri delle cose che non hai fatto tu”, lo punzecchia bonario il sodale.
Felice come una pasqua del suo amico Silvio, venuto a firmare tutti e dodici i referendum radicali.
E pazienza se metà sono contro le leggi “liberticide” — come diceva Pannella — approvate dal governo Berlusconi. Contro la Bossi-Fini e il reato di clandestinità . Contro la Fini-Giovanardi e la criminalizzazione delle droghe leggere.
Berlusconi firma tutto. Quelli sulla “giustizia”: “Che sono assolutamente sacrosanti”, assicura il condannato.
Ma anche gli altri, tutti, pure quello contro l’Otto per mille. “Voglio difendere il diritto di ogni cittadino a esprimere il proprio voto”, sfoggia la sua anima liberale il Cavaliere.
L’uomo che voleva salvare Eluana Englaro con una legge che l’avrebbe condannata all’accanimento terapeutico.
Cose del passato. Ora il condannato ha bisogno dell’amico Pannella. E, senza fare troppi mea culpa, si gode l’abbraccio a favore di telecamera.
Che utilizza anche per lanciare qualche messaggio al governo Letta. “Spero che possa continuare a lavorare”, “l’Italia ne ha bisogno”, “sta facendo cose egregie”.
Ieri, nel calendario, era il giorno delle colombe.
E i ministri che minacciano le dimissioni? “Sono loro che mi dicono di volerlo fare”. Ma “Niente ultimatum”, assicura l’ex premier, riproponendo l’aut-aut del giorno prima come una questione di bon ton: “È assurdo che una forza democratica resti al tavolo dell’esecutivo se gli viene sottratto il leader”.
E di coerenza con la storia: “Ma ve lo immaginate cosa avrebbero fatto i comunisti se avessero sottratto De Gasperi alla Dc o se la Dc avesse sottratto Togliatti al Pci?”. Mutatis mutandis: “Loro non erano fondatori di un partito come me”.
Altro che condannato. L’unica colpa che il Cavaliere è disposto a riconoscere: “Non aver raggiunto il 51% dei consensi”.
Quanto a Pannella, si sa, è uno che va in soccorso dei condannati. “Marco, il presidente ha detto che ti saluta e che io sono a tua disposizione per accompagnarti dove vuoi”, gli si avvicina Gasparotti, quando Silvio è già lontano.
“Che ne dici della Turchia?”, gli fa lui. Sembra una battuta. Ma forse non lo è del tutto. “Gliel’ho detto a Silvio”, se la ride: “Anche senza passaporto non preoccuparti, ti porto io fuori, all’estero, magari per qualche giorno… Lo faccio come atto di disobbedienza civile”.
Mariagrazia Gerina
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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