IL POLITOLOGO YVES MÉNY: “STATI UNITI E RUSSIA SI SOMIGLIANO SEMPRE DI PIÙ, PERCHÉ GLI AMERICANI SI STANNO AVVICINANDO AD UN SISTEMA AUTORITARIO”
“UNA VOLTA SI COMBATTEVA UNA GUERRA IDEOLOGICA: DEMOCRAZIA CONTRO REGIME SOVIETICO. OGGI LA RUSSIA NON È PIÙ COMUNISTA, SEBBENE RESTI UN PAESE AUTORITARIO, MENTRE NEGLI STATI UNITI C’È UNA FORTE LIMITAZIONE DELLA LIBERTÀ”… “I DUE PAESI PRESENTANO UN COMPORTAMENTO MOLTO SIMILE, CON DUE UOMINI SOLI AL COMANDO CHE POSSONO GESTIRE IL POTERE IN BASE ALLE LORO VOLONTÀ”
«Sulla guerra in Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin non vuole spingersi oltre una certa soglia per non avere troppi guai, ma al tempo stesso non ha intenzione di cedere». Per questo il politologo francese Yves Mény parla di un «gioco molto delicato» quando descrive la trattativa in corso tra Washington e Mosca.
Professor Mény, cosa c’è da attendersi dal dialogo tra Trump e Putin?
«Non credo che i tempi siano maturi per vedere Putin fare delle concessioni. Il presidente russo magari potrebbe accettare una ritirata simbolica, per poi smentirsi e fare tutto il contrario qualche giorno dopo».
In che posizione si trova il presidente statunitense?
«Trump è senza dubbio il più potente, ma di certo non è il più intelligente. Lui fa la parte del leone, ma Putin e Netanyahu sono le volpi. Il premier israeliano combatte per la sua incolumità giuridica, mentre il presidente russo è consapevole che in un sistema di potere assoluto o vince o sarà eliminato».
Non c’è più la logica dei due blocchi?
«Esatto, in essa si combatteva anche una guerra ideologica: democrazia contro regime sovietico. Oggi la Russia non è più comunista, sebbene resti un Paese autoritario, mentre gli Stati Uniti sono ancora una democrazia, ma fino ad un certo punto perché c’è una forte limitazione della libertà. Penso ad esempio alla crisi in corso nel Texas e alla volontà di ridisegnare la mappa dei collegi elettorali in vista del Midterm. Le manipolazioni del voto da parte di Mosca sono evidenti, ma anche gli americani sono dei grandi esperti in questo campo»
Vede molte similitudini tra i due Paesi?
«Presentano un comportamento molto simile, con due uomini soli al comando che possono gestire il potere in base alle loro volontà. I due sistemi si somigliano sempre di più, perché gli americani si stanno avvicinando ad un sistema autoritario, mentre le speranze degli Occidentali nel vedere la Russia diventare una democrazia, magari imperfetta, stanno svanendo».
Tra guerre e tensioni commerciali il multilateralismo sembrerebbe essere in serio pericolo.
«Più che a rischio, direi che è quasi morto. Almeno in una parte del mondo. Questo perché uno degli attori principali, gli Stati Uniti, ha deciso di non voler più far parte del sistema[…] Ma questa tendenza era cominciata già prima dell’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump, che adesso sta dando il colpo di grazia con una serie di accordi bilaterali decisi attraverso i dazi»
(da La Stampa)
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