“IL PONTE SULLO STRETTO È LA PIÙ GRANDE RAPINA DI UN MINISTRO DEL NORD”: LO ZOCCOLO DURO DEI VECCHI LEGHISTI ANTI-MERIDIONALI NON PERDONA SALVINI PER IL “TRADIMENTO” DEL NORD
I DELUSI HANNO FONDATO L’ASSOCIAZIONE “PATTO PER IL NORD” E HANNO INIZIATO A RACCOGLIERE LE FIRME CONTRO IL PROGETTO, DA 13 MILIARDI E MEZZO, CHE UNIRÀ LA SICILIA AL RESTO DEL PAESE. SONO IN BUONA COMPAGNIA: NEMMENO UN ITALIANO SU TRE È FAVOREVOLE ALL’OPERA
Firma e fai firmare contro il Ponte sullo Stretto. Quello che (ancora) non ha fatto la sinistra, pur massicciamente contraria al faraonico progetto salviniano, già da qualche tempo hanno
iniziato a farlo gli ex amici di Matteo Salvini su al Nord, tra valli e laghi che furono culla del movimento autonomista padano.
Modulo da scaricare sul sito ma anche gazebo e banchetti tradizionali agghindati da slogan come «l’orgoglio delle origini», giusto per capirci sullo spirito della mobilitazione, e su chi la promuove: quel gruppo di ex leghisti fiaccati dal personalismo del segretario e dal nuovo corso vannacciano che prima hanno chiesto invano un cambio di passo, e poi hanno provato a costruire qualcosa di nuovo, l’associazione “Patto per il Nord”, pronta a solidificarsi in partito in autunno.
E se prendi le distanze dalla nuova Lega in salsa nazionale per tornare a chiedere lo Stato federale e una macroregione Padano-alpina, quale occasione migliore per risvegliare antichi ardori settentrionalisti dei 13 miliardi e mezzo destinati a una maestosa infrastruttura dall’altra parte del Paese?
Il messaggio è facile e arriva subito, adattabile a qualunque città sopra al Po in cui si riesca a organizzare un banchetto: altro che soldi per Messina e Reggio Calabria, vuoi che non ci siano una strada, una metropolitana, un viadotto da completare anche a Como o Varese o Monza?
E così, cercando di risvegliare lo spirito del Carroccio che fu, tra nostalgia del leghismo duro e puro di Bossi in canottiera e desiderio di un luminoso futuro padano, raccontano i promotori di essere arrivati in un paio di mesi a 15 mila firme. Con la speranza di andare ben oltre, se, come dicono i sondaggi, a favore della grande opera tanto cara al segretario della Lega non è nemmeno un italiano su tre.
Per l’associazione ai primi passi – è nata meno di un anno fa – la battaglia identitaria ideale si è concretizzata sotto agli occhi tagliata su misura. «Il Ponte sullo Stretto è solo un altro pozzo senza fondo. Promesse, miliardi spesi e zero certezze. Un’opera inutile che continua a divorare risorse mentre il Paese ha ben altre priorità», scrive sul sito Jonny Crosio, ex parlamentare valtellinese del Carroccio, approdato sulle sponde del Patto per il Nord nel mito del leghismo che fu.
«Per il Nord, noi», la chiosa che dice più di qualunque dettagliato programma: dove il salvinismo non sta più, in quelle valli che un tempo erano tutto Alberto da Giussano e Roma ladrona e ora devono gioire di una grande opera del profondo Sud, ecco i nuovi paladini del Settentrione. O meglio, gli storici paladini ma in un abito nuovo, visto che dall’ex eurodeputato Mario Borghezio all’ex senatore Giuseppe Leoni all’ex ministro Giancarlo Pagliarini, tra i padri fondatori dell’associazione figurano alcuni dei nomi più noti del leghismo che fu.
Si racconta che a redarguirli sia stato proprio il vecchio capo Umberto Bossi, uno che Salvini lo ha così in simpatia da non aver votato Lega alle ultime Europee, ma Forza Italia – per poter sostenere il suo ex fedelissimo Marco Reguzzoni – avendo la perfida cura di farlo sapere. Mettetevi insieme e ricostruite qualcosa, l’esortazione: non a caso gli hanno messo in mano la tessera numero uno con la carica di presidente ad honorem.
Quale migliore occasione per mettere tutti d’accordo, del Ponte sullo Stretto? «La più grande rapina politica di un ministro del Nord ai danni dei contribuenti del Nord», la sentenza lapidaria di Grimoldi. Musica per le orecchie di chi sogna di ripercorrere le orme della vecchia Lega.
(da La Stampa)
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