IL PROBLEMA DEGLI ITALIANI, IMPOVERITI E CON SALARI DA FAME, NON È SOLO IL SALASSO IN SPIAGGIA, IL GUAIO È ARRIVARCI, AL MARE: IL PREZZO DEI VOLI NAZIONALI È AUMENTATO DEL 36% IN UN ANNO, QUELLO DEI TRAGHETTI DEL 10,9% E L’AUTONOLEGGIO IL 10
I BALNEARI FURBONI, PROTETTI DAL GOVERNO PER RAGIONI ELETTORALI, SE NE APPROFITTANO, MA IL TREND È GENERALIZZATO, E COLPISCE ANCHE IL CARRELLO DELLA SPESA: IL COSTO DEI BENI ALIMENTARI NON LAVORATI (CARNE, PESCE, FRUTTA E VERDURA) SALE DEL 5,1% (IL CAFFÈ SUPERA IL 20%)
Arrivarci, in spiaggia. Se rincarano biglietti aerei, traghetti, autonoleggi e case vacanza, il caro ombrellone diventa – letteralmente – l’ultimo dei problemi. I numeri diffusi ieri dall’Istat relativi al mese di luglio certificano infatti quello che gli italiani hanno osservato sul campo nelle ultime settimane: le vacanze quest’anno costano di più.
In un mese sostanzialmente stabile sul fronte della crescita dei prezzi (+1,7% a luglio rispetto a un anno prima, stesso dato registrato a giugno), spiccano proprio gli aumenti legati alle spese collegate alle ferie, dai trasporti ai soggiorni, passando per musei e attrazioni turistiche.
Aumenti a doppia cifra che hanno messo in allarme le associazioni di consumatori. «Si conferma la stangata sulle vacanze estive degli italiani, con tutte le voci legate a viaggi e turismo che segnano fortissimi rincari rispetto allo scorso anno», ha commentato il Codacons.
Non è quindi un’allucinazione estiva frutto del gran caldo se quel biglietto aereo da Milano alle spiagge della Puglia quest’anno è sembrato molto più caro del solito. In cima alla classifica dei rincari spiccano infatti proprio i voli nazionali, cresciuti su base annua del 35,9% rispetto a luglio 2024: oltre un terzo in più.
Va detto che l’aumento a doppia cifra dei biglietti aerei in Italia non è una novità delle ultime settimane ma si osserva già in maniera consistente da marzo. Allo stesso tempo se si va indietro di dodici mesi, a luglio 2024 i ticket nazionali costavano il 15,2% in meno rispetto al 2023. Parziale buona notizia per chi viaggia: spostarsi oltreoceano – in confronto – costa un po’ meno: i prezzi salgono infatti solo dello 0,7%, sempre rispetto al 2024.
La mazzata estiva non risparmia anche gli altri mezzi di trasporto.
Per i traghetti l’istituto di statistica registra un +10,9%, per i pacchetti vacanza nazionali +10,3%, per l’autonoleggio +9,9%. Non va meglio sul fronte di case vacanza e b&b, che segnano aumenti del 6%. Gli incrementi non risparmiano anche musei e monumenti storici, i cui prezzi medi salgono del 4%.
Capitolo a parte per gli stabilimenti balneari. Qui il rialzo è meno marcato +3,4%), anche se l’Istat non fornisce un dettaglio della singola categoria, ma li conteggia insieme ad altre strutture ricreative.
«I balneari dicono che non ci sono stati aumenti ingiustificati ma i costi dell’ombrellone pagano già i rincari mostruosi degli ultimi anni: +25% negli ultimi 5 anni e +16% negli ultimi anni, ben oltre la crescita dell’inflazione», attacca Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori.
Caro spiaggia o meno, i rialzi sembrano interessare l’intero ecosistema vacanze. E lo spaccato territoriale fornisce un altro dato interessante. La provincia in cui si registra il più marcato aumento dell’inflazione generale, quindi non solo legata al turismo, è Rimini, regina proprio del turismo balneare.
I prezzi sono saliti del 2,8%, contro l’1,7% nazionale, e la spinta neanche a dirlo arriva proprio dai servizi ricettivi e di ristorazione, i cui prezzi sono saliti del 7,3%. Spostandosi sulla costa tirrenica, fenomeno analogo si registra nella zona di Lucca, provincia di riferimento della Versilia, con i prezzi dei servizi
ricettivi che salgono del 6,9% oltre il triplo dell’indice generale dei prezzi nella provincia.
(da agenzie)
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