IN ITALIA 80.000 EDIFICI PUBBLICI E 7 MILIONI DI ABITAZIONI PRIVATE A RISCHIO TERREMOTO
TRA SCUOLE, OSPEDALI E UFFICI PUBBLICI COSTRUITI IN ZONE AD ALTO RISCHIO ED EDIFICATI SENZA CRITERI ANTISISMICI, SIAMO A 80.000 EDIFICI… BEN 16.000 LE SCUOLE IN QUESTE CONDIZIONI… SONO 3 MILIONI GLI ITALIANI CHE VIVONO IN ZONE AD ALTO RISCHIO E 7.200.000 LE CASE PRIVATE PRIVE DI CRITERI ANTISISMICI… VOGLIAMO ALMENO INTERVENIRE SU 9.000 SCUOLE AD ALTO RISCHIO?
Uno dei massimi geologi italiani, commentando la tragedia del sisma in Abruzzo, ha detto che “in California un terremoto così non avrebbe causato nemmeno un morto”, perchè sulla costa americana del Pacifico gli edifici “non sono vecchi, mal fatti e di cattiva qualità ” come in Italia.
E ha aggiunto che la scossa non è stata poi particolarmente violenta, non ci siamo trovati cioè di fronte a un terremoto eccezionale, ma a una tipica scossa appenninica, come se una parte del sottosuolo scendesse in basso di una decina di centimetri.
La responsabilità quindi non sarebbe della natura, ma dell’uomo.
Eppure per assurdo il nostro Paese è all’avanguardia dal punto di vista degli studi e della ricerca sugli eventi tellurici.
E’ costantemente aggiornata la mappa delle zone più pericolose, un lavoro scientificamente avanzato che ci pone all’avanguardia in Europa, peccato che abbiamo sole le menti e manchino poi le braccia, ovvero coloro che fanno mettere in atto interventi reali sul territorio.
Se prevedere è impossibile, magari calcolare le probabilità che un fatto avvenga e allertare le autorità preposte dovrebbe essere una strada percorribile.
Ma siamo arrivati all’assurdo che all’Aquila, una delle province a più elevato rischio sismico, sono inagibili proprio i due edifici che avrebbero dovuto funzionare a pieno regime in caso di calamità , ovvero la prefettura e l’ospedale.
La struttura sanitaria invece è stata evacuata causo crollo parziale, la prefettura è completamente crollata. Non siamo riusciti in decenni neanche a rendere antisismiche le due strutture essenziali per i soccorsi…
La Protezione civile calcola che in Italia siano 80.000 gli edifici pubblici a rischio ( scuole, ospedali, caserme, uffici), a cui vanno aggiunte le infrastrutture ( strade, ferrovie e ponti).
Le scuole sono una vera e propria emergenza: quelle edificate in zone a rischio sismico sono 22.000, di cui ben 16.000 in quelle a rischio elevato.
Di queste 16.000, ben 9.000 sono completamente prive di criteri antisismici, stesso discorso per ben 500 ospedali.
Tutte le costruzioni antecedenti alla legge in materia del 1974 andrebbero messe a norma. Ma a chi tocca intervenire, chi stanzia i quattrini e stabilisce le priorità ?
Abbiamo una miriade di enti responsabili: le regioni hanno la competenza per ospedali e strutture sanitarie, le province e i comuni per le scuole, lo Stato per le prefetture e caserme.
Il solito casino della burocrazia italica.
Da anni la Protezione civile dirama ordini di verifica, ma i controlli sono impossibili, non si stabilisce mai una priorità , le risorse sono limitate e alla fine non se ne fa mai nulla.
E’ chiaro che è impensabile mettere in sicurezza migliaia di scuole e ospedali in poco tempo, ma qua non esiste neanche un programma di pianificazione nei dieci anni.
Per non parlare dei rischi sugli edifici privati, a norma ci sarebbe solo un terzo delle abitazioni, quelle costruite dopo il 1974.
Ben il 64%, pari a 7,2 milioni di edifici sarebbero a rischio.
Consideriamo che sono ben 3 milioni gli italiani che vivono in zone a elevata sismicità e 21 milioni quelli che vivono in aree a media sismicità .
In pratica un terzo del territorio nazionale presenta un rischio terremoti medio-alto.
Una proposta la avanziamo: vogliamo almeno stanziare 4 miliardi di euro per intervenire su 9.000 scuole considerate ad altissimo rischio sismico?
Sono 9.000 scuole che si trovano in zone pericolose e che sono prive di criteri antisismici.
Basterebbe, cari politici, che riscuoteste una minima parte dei 90 miliardi di euro che devono le concessionarie delle slot machine per una sentenza della Corte dei Conti e su cui invece, per interessi di troppi partiti, si continua a cercare una soluzione di compromesso, favorevole a chi ha sottratto soldi allo Stato.
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