LA BALLA DI DI MAIO SU COME I TAGLI ALLE PENSIONI D’ORO FINANZIEREBBERO UN AUMENTO DELLE PENSIONI SOCIALI
OLTRE I 5000 EURO CI SONO APPENA 20.000 PERSONE CHE COSTANO 2,8 MILIARDI… PER RICAVARE UN MILIARDO COME DICE IL M5S BISOGNEREBBE TAGLIARLE DEL 30% E ALLA FINE L’AUMENTO DELLE PENSIONI PIU’ POVERE SAREBBE DI 25 EURO NETTI AL MESE, SAI CHE PACCHIA… ALTRI ECONOMISTI SOSTENGONO CHE AL MASSIMO SI RASCHIANO 100 MILIONI, PARI A UN AUMENTO DI 3 EURO AL MESE
Luigi Di Maio ha scritto su Facebook di voler decretare per legge lo stop alle cosiddette “pensioni d’oro” ipotizzando un tetto a 5mila euro per ricavare 1 miliardo da spalmare sulle pensioni minime e alzare il loro importo.
La scure dovrebbe colpire coloro che “non hanno versato una quota di contributi che dia diritto a un importo così alto”.
La proposta lanciata sul social network è generica e manca di specifiche tecniche, ma sulla base dei numeri del sistema previdenziale esistenti è possibile fare qualche ipotesi su realizzabilità e impatti.
Come già emerso a seguito di recenti proposte, si può ipotizzare di applicare il limite di 5mila euro prendendo il valore ‘netto mensile’, che significa andare a lavorare sopra gli 8mila euro lordi.
Inoltre proviamo a ragionare ‘a pensionato’ (e non a pensione, anche se a quei livelli di reddito è difficile che si sommino diversi tipi di trattamenti).
Il quarto rapporto di Itinerari previdenziali, sulla base dei dati Inps del 2015, permette di spacchettare i pensionati per classi di reddito molto dettagliate.
Se si vanno a isolare i pensionati che ricevono più di 8.532 euro lordi (tredicesima esclusa), si vede che sono coinvolte meno di 20mila persone che mettono insieme un reddito pensionistico lordo annuo di circa 2,8 miliardi di euro.
Di questi, in base al post di Di Maio, bisognerebbe isolare quelli con calcolo interamente retributivo, effettivamente una distorsione italiana che è stata sostituita dal 1996 con il calcolo contributivo, che è però entrato in vigore per tutti soltanto dal 2012 (c’è infatti la finestra di mezzo del sistema “misto”).
Insomma, bisognerebbe effettuare una scrematura che ridurrebbe ancora un poco il bacino da cui attingere.
Anche prendendo integralmente i 2,8 miliardi di euro di massa da cui tagliare, è evidente che l’obiettivo di 1 miliardo da recuperare significherebbe una sforbiciata di un terzo della spesa complessiva: una tagliola molto pesante.
Se invece il reddito si dovesse intendere al lordo, il rapporto dell’anno successivo (quindi su dati 2016) indica che il numero di pensionati (in questo caso inclusa la tredicesima) oltre dieci volte il trattamento minimo – e in particolare da 5.018 euro in su – è di quasi 200mila per un reddito pensionistico lordo complessivo di oltre 17 miliardi.
In questa fascia assai ampia, il reddito annuo lordo è in media di 86mila euro che significa un reddito netto mensile (su 13 assegni) di circa 3.800 euro.
Anche ipotizzando di recuperare 1 miliardo da girare sui pensionati al minimo, chi andrebbe a beneficiarne?
Torna ancora utile lo specchietto del quinto rapporto. Ragioniamo sempre in termini di “pensionati” (quindi persone) e non di “pensioni (ovvero singoli prestazioni che si possono sommare).
Si vede che sono circa 2,3 milioni i pensionati fino a 500 euro, quindi entro il minimo per quell’anno, cui vanno 8,3 miliardi di spesa complessiva per un reddito pensionistico medio lordo annuo di quasi 3.700 euro.
Se si ipotizza di far salire la spesa loro dedicata di 1 miliardo, ne deriverebbe un reddito medio annuo di 4.123 per un beneficio di circa 440 euro annuo a testa., circa 25-30 euro netti al mese a testa.
Altri economisti sostengono invece che non un miliardo si andrebbe a recuprare ma appena 100 milioni: in quel caso il pensionato sociale potrebbe vedersi riconosciuto un aumento di appena 3 euro al mese.
Insomma l’ennesima patacca.
(da agenzie)
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