CONDONO FISCALE, I VERI NUMERI DEL REGALO DI SALVINI AGLI EVASORI
L’ANALISI DI COTTARELLI, DIRETTORE DELL’OSSERVATORIO SUI CONTI PUBBLICI… ALLA FINE LO STATO CI RIMETTE PURE
Non più di 51 miliardi. Altro che i 650 miliardi di cui parlava il programma elettorale della Lega, quindi il contratto di governo, infine Armando Siri in un’intervista a Repubblica dello scorso 10 giugno.
A tanto, e non di più, ammontano i crediti potenzialmente riscuotibili dello Stato con qualche forma di “pace fiscale” secondo Carlo Cottarelli.
L’Osservatorio sui conti pubblici italiani, che attualmente Cottarelli dirige presso la Cattolica di Milano, ha in un rapporto – che verrà pubblicato oggi sul sito dell’Osservatorio – pazientemente rielaborato e riordinato la giostra di numeri che diversi esponenti del governo (tranne il ministro dell’Economia Giovanni Tria che continua ad opporsi a qualsiasi tipo di condono o simili) continuano invece a presentare all’opinione pubblica.
E’ in particolare la Lega ad insistere. La cifra dei 650 miliardi sbandierata dallo stesso Salvini nel suo programma elettorale e successivamente ripetuta in più di un’occasione, trarrebbe origine da una relazione in commissione Finanze della Camera del 9 febbraio 2016 dell’amministrazione delegato di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, che per la verità aveva parlato di 1058 miliardi.
Salvini ha ritenuto appropriato escludere i crediti dei soggetti nullatenenti per 314 miliardi, ma non è chiaro come sia arrivato a 650.
Se infatti non andassero considerati neanche i soggetti falliti, i crediti per cui la riscossione è sospesa per forme di autotutela, le persone decedute e le imprese cessate, si scenderebbe a 500 miliardi e non 650.
Siri nel suo libro “Flat Tax, la rivoluzione fiscale in Italia è possibile” a pagina 150 riporta la cifra di 575 miliardi di crediti inesigibili, anche qui diversa dai 650 del suo segretario.
Insomma, grande è la confusione sotto il cielo della Lega, e il rapporto dell’Osservatorio cerca di mettere ordine.
Vediamo come.
Partendo dai numeri della relazione Ruffini (che si riferisce a dati di fine 2015) qual è l’importo dei crediti che potrebbero effettivamente essere riscuotibili?
Dei 1.058 miliardi, 217 sono stati annullati degli stessi enti creditori, perciò non sono più dovuti dai contribuenti.
E così l’ammontare dei crediti effettivi (il cosiddetto carico netto) era di 842 miliardi di euro a fine 2015.
Sempre secondo la relazione Ruffini, occorre poi escludere i soggetti deceduti e le ditte cessate (78,5 miliardi), i falliti (138 miliardi) e i 92 miliardi dei soggetti nullatenenti secondo l’Anagrafe tributaria.
Si arriva quindi a un carico effettivo in riscossione pari a 506 miliardi di euro.
Ma non è finita: occorre sottrarre ancora 314 miliardi di crediti verso i quali sono già state implementate azioni di riscossione che non hanno avuto esito positivo, poi 34 miliardi non incassabili perchè coperti da varie misure volte a sostenere i debitori in difficoltà economica (ad esempio se si ha un debito inferiore ai 120mila euro, l’Agente di riscossione non si può rivalere sui beni immobili anche diversi dalla prima casa), quindi 25 miliardi di pagamenti che comunque sono già stati rateizzati nonchè 81 miliardi che sono già stati riscossi anche se non ancora contabilizzati.
Quindi, al netto di tutti questi fattori, i crediti veramente recuperabili ammontano, secondo Cottarelli, a 51 miliardi di euro.
La cifra di quanto sarebbe riscuotibile è quindi meno di un decimo di quanto ipotizzato nel documento della Lega.
Un margine di incertezza, ammette il rapporto (materialmente redatto da Piergiorgio Carapella, uno dei ricercatori che lavorano con Cottarelli), potrebbe esistere per i 314 miliardi per cui si sono tentate riscossioni senza successo e si potrebbe pensare che, con uno sconto particolarmente forte, contribuenti recalcitranti potrebbero accettare di pagare una parte di quanto dovuto.
Visti però gli inutili tentativi di precedente riscossione, sarebbe ipotizzabile ricavare qualcosa da questa voci solo attraverso uno sconto davvero senza precedenti.
Il rapporto prende in considerazione anche una serie di dati più aggiornati di quelli considerati nel programma della Lega, ma non se ne esce: l’importo “aggredibile” non supera comunque i 50 miliardi, anzi ancora meno: quest’importo va ridotto per quanto incassato tramite dalla rottamazione delle cartelle esattoriali avviata dal governo Renzi, quella che prevede il saldo del debito fiscale con l’eliminazione degli interessi di mora e delle sanzioni: con tali provvedimenti si prevede di ottenere ulteriori 7,5 miliardi, che salirebbero a 10 tenendo conto dello stralcio degli interessi e delle sanzioni dall’ammontare totale dei crediti.
È però aumentato (da 314 a 348 miliardi) il totale dei crediti per cui si sono tentate azioni di riscossioni, credito per cui esiste comunque un margine di incertezza.
In tutti i paesi avanzati, conclude lo studio, l’amministrazione fiscale può offrire sconti di pagamento dei tributi dovuti quando il contribuente non è in grado far fronte al debito.
“Ma provvedimenti generalizzati – scrive il report – finiscono per premiare anche chi non vuole pagare, creando un incentivo a ritardare i pagamenti dovuti anche per il futuro. Questo incentivo è tanto maggiore tanto più generoso è lo sconto offerto a chi non ha pagato. E lo sconto offerto in questo caso è certamente generoso: il contribuente, stando ai progetti circolati, potrebbe pagare fino a solo il 6 per cento di quanto dovuto e anche la percentuale massima applicabile (25 per cento) sarebbe molto modesta, pari a quella di uno dei condoni più generosi applicati in passato, quello introdotto con la legge finanziaria del 2002.
Con percentuali così basse nella maggior parte dei casi si condonerebbero non solo interessi e penalità ma anche una buona parte di quanto dovuto originariamente”.
(da agenzie)
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