LA FENICE DI VENEZIA HA ANNULLATO IL CONCERTO DELLA PIANISTA UCRAINA VALENTINA LISITSA, IN SEGUITO A UNA RIVOLTA SCOPPIATA SUI SOCIAL
LA MUSICISTA NON HA MAI NASCOSTO LE SUE POSIZIONI PRO-PUTIN. LO SCORSO MAGGIO, AVEVA SUONATO NELLA MARIUPOL OCCUPATA DAI RUSSI
La polemica è iniziata con un dibattito «squisitamente» social. «Questa è Valentina Lisitsa e pare che stia per fare un concerto al prestigioso Teatro La Fenice di Venezia. È conosciuta per le sue posizioni pro Putin e ha perfino fatto un concerto in maggio nella Mariupol occupata». Apriti cielo. Il messaggio lanciato nell’etere da Mariia Kramarencko ha fatto il giro del mondo con tutte le conseguenze del caso: reazioni a catena, Twitter in fiamme, telefonate di smentite e lettere di cancellazione evento.
Valentina Lisitsa è una pianista di fama mondiale di origine ucraina. E già in passato ha espresso opinioni politiche molto critiche rispetto alla linea di Kiev. Lisitsa, che è nata proprio nella capitale, è molto seguita sui social. Alcuni dei suoi concerti hanno ottenuto milioni di visualizzazioni su YouTube.
Nei social non fa mistero delle sue posizioni, anzi. E già altre volte erano piovute cancellazioni: una di queste dall’orchestra sinfonica di Toronto lo scorso anno. Il concerto nella Mariupol bombardata, accanto alle rovine del teatro distrutto, ha dato il colpo di grazia. Non per Venezia, però. Ad incappare nell’impasse, perché «non ne sapevamo proprio nulla» è stata in realtà Musikamera, l’associazione che da anni organizza una stagione di musica da camera nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice.
«Non eravamo a conoscenza del suo attivismo politico e delle polemiche che la coinvolgevano – chiarisce la presidente Sonia Finzi – sono molto rammaricata e in imbarazzo. Non avrei mai voluto trovarmi in una situazione di questo tipo per nessuna ragione al mondo. Nessuno naturalmente ha obiettato sulla sua scelta sul fronte dell’arte e della musica, vista la sua fama mondiale e le sue indiscutibili capacità. Ma abbiamo moltissimi contatti di pianisti importanti, se solo fossimo stati a conoscenza della situazione avremmo scelto qualcun altro. Proprio per questo e per le tensioni che ne stavano nascendo abbiamo ritenuto di rinviare il suo concerto. Anche per rispetto dell’istituzione che ci stava ospitando».
Il botta e risposta tra l’associazione e la musicista
La Fenice, dal canto suo, serve un lapidario no comment lasciando che sia l’associazione a gestire la problematica. «Abbiamo scritto alla pianista – continua Finzi -, le abbiamo detto che abbiamo ritenuto di rinviare il concerto in altri momenti in cui commenti e osservazioni nei suoi confronti potranno essere mossi esclusivamente da pensieri di carattere artistico e non politico. Ho firmato in prima persona la lettera perché mi piace prendermi le mie responsabilità, abbiamo bloccato il concerto».
Valentina Lisitsa naturalmente non l’ha presa benissimo. Ha subito risposto ufficialmente a «Musikamera» chiarendo che «la musica e l’arte sono al di sopra della politica» e ritenendo dunque di non aver assolutamente meritato questo trattamento. Ma ormai la decisione è stata presa.
Anche se ora la battaglia a colpi di tweet si è spostata dall’indignazione per l’ingaggio della pianista pro Putin a Venezia al dibattito sull’assurdità della censura (o meno) in tempi di tensioni politiche e di guerra sul fronte dell’arte. Prima della cancellazione i tweet chiedevano (al teatro, al sindaco Luigi Brugnaro, al Comune, al Ministero) la cancellazione dello spettacolo.
Ora i tweet ragionano di censura e di applicabilità della stessa al fronte artistico. In fondo situazioni di questo tipo non sono nuove in questi anni. Basti pensare al direttore Valery Gergiev allontanato da La Scala di Milano dopo aver deciso di non firmare una lettera di presa di distanze dal leader russo di cui è amico.
(da agenzie)
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