LA MACCHINA DEL CONSENSO ONLINE DI SALVINI SI E’ INCEPPATA, LO CERTIFICANO I DATI SULLA SENTIMENT DEL WEB
LA SVOLTA IMPREVISTA: SALVINI SCHIACCIATO DA UN FUOCO DI FILA DI COMMENTI NEGATIVI, TRAVOLTA LA SUA MACCHINA DI CONSENSO ELETTORALE
Le ultime due settimane di campagna elettorale ci potrebbero aver restituito una svolta imprevista. Una grande, forte e virale pressione dell’opinione pubblica digitale contro Matteo Salvini.
Il mattatore assoluto della rete si è trovato per la prima volta schiacciato da un fuoco di fila di commenti, post e tweet al vetriolo durato appunto per molti giorni consecutivi.
In realtà già da tempo si segnalava l’attivismo di un network, #facciamorete, che aggregava una prima community di utenti schierati contro le ben più rumorose organizzazioni ombra dei sovranisti di estrema destra.
I fatti legati alle dimissioni di Siri, indagato per corruzione, e alle polemiche per l’intervista di Salvini pubblicata con un casa editrice neofascista, hanno travolto la reputazione online del ministro dell’Interno, colpendo duramente la sua macchina del consenso digitale.
Il 30 aprile scoppia sulla rete la polemica sulle relazioni tra il ministro dell’interno e la forza neo-fascista Casa Pound. In questa giornata #casapound diventa il quinto argomento più discusso nella twittersfera italiana, rimanendo nei trending topic italiani per più di 16 ore. La bufera dura per tutta la giornata del giorno successivo.
La sentiment del web vede una schiacciante vittoria a favore della community #facciamorete: il 52% dei commenti su casapound è negativo, solo il 5% è un intervento per difendere i neo-fascisti.
Il 4 maggio arriva invece una seconda ondata di critiche, specificatamente rivolte contro Salvini. In occasione del suo comizio a Forlì dal balcone usato da Benito Mussolini, la rete degli antifasciti si mobilita su Twitter, facendo diventare #forlì il quinto argomento più dibattuto sul social network.
La sentiment è estremamente negativa: una delle parole più associate a #forlì è #capitone, un modo dispregiativo per sbeffeggiare il soprannome capitano scelto dai fan per Salvini.
Tra il 5 ed il 6 maggio si impone in maniera netta, rimanendo per alcune ore il primo trending topic di twitter, la richiesta di dimissioni di Matteo Salvini.
L’hashtag #salvinidimettiti fa da traino a #QuestaLegaèUnaVergogna, lo slogan usato dagli utenti online per rimarcare il metodo con cui Salvini userebbe la polizia di stato per impedire le proteste dei cittadini.
Non è mancata neanche un’incredibile boomerang nei confronti delle strategie social adottate da Matteo Salvini per uscire dall’angolo. Dopo aver lanciato il concorso #vincisalvini, in premio caffè e selfie con il ministro dell’interno, la rete si è scatenata facendo diventare #GRATTA_e_VINCI_49milioni, il terzo argomento più twettato in Italia.
Ovviamente la bufera contro Salvini è scoppiata anche su Facebook, il social dove il ministro dell’interno risulta il più popolare a livello europeo. Gruppi come “Mai Con Salvini” o “Noi contro Salvini” hanno pubblicato molti post contro il ministro dell’interno, risultando nelle ultime settimane più virali addirittura della pagina facebook ufficiale della Lega.
Negli ultimi 99 messaggi pubblicati le fanpage citate hanno ottenuto una media di oltre 120 condivisioni per singolo post, mentre la Lega ne ha ottenuti solo 35.
Molto forte e virale l’attacco di Roberto Saviano, il giornalista italiano più popolare su Facebook. Lo scrittore ha consegnato agli utenti del social network una riflessione “sulla condizione nella quale il Ministro ha ridotto la Polizia di Stato. Un servizio d’ordine a disposizione della campagna elettorale di un partito. Uomini costretti a sequestrare striscioni a persone anziane, a sequestrare telefonini che turbano la grave forma di selfite del Ministro. Che pena”.
Al di là delle opinioni personali questo messaggio ha trovato il favore della rete che lo ha condiviso per oltre 2.500 volte. Numeri che certificano bene come le ultime due settimane abbiano aperto la prima crepa nell’efficacissima macchina del consenso digitale sovranista.
(da “Huffingtonpost”)
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