LA RIUNIONE DI FUOCO DEI CINQUESTELLE: “NEI COLLEGI UNINOMINALI MOLTI DI NOI SARANNO FATTI FUORI. DOVE SONO FINITE LE NOSTRE BATTAGLIE SULLE PREFERENZE?”
TRA I PARLAMENTARI NON ALLINEATI SCOPPIA LA RIVOLTA CONTRO DI MAIO
Ieri sera faceva più caldo nella stanza della riunione, nonostante l’aria condizionata, che all’esterno di questa assemblea pentastellata particolarmente combattuta: “Dove sono finite le preferenze?”, urlano gli ortodossi.
Un senatore, per scherzo ma neanche troppo, fa questa battuta: “M5S si sta dividendo in due. Tre stelle da una parte e due dall’altra”.
Ovvero c’è una grande fetta di parlamentari a cui non piace la nuova legge elettorale nè l’accordone con i nemici storici Pd e Forza Italia.
In pratica hanno capito che la legge proposta dal Pd rinnega molte battaglie grilline e come se non bastasse con i collegi uninominali molti parlamentari, anche di primo piano, rischiano di rimanere fuori. Rabbia e sconcerto, grida fino a tardi e poi una cena tra i capigruppo e i big pentastellati durante la quale si è continuato a discutere animatamente.
Così il giorno dopo il capogruppo alla Camera Roberto Fico non dà l’intesa per scontata. Anzi dice “l’accordo non è affatto sancito. In queste ore si lavora ancora in commissione perchè l’emendamento Fiano (dal nome dell’esponente Pd che lo ha presentato ndr) crea delle nuove problematiche”.
Luigi Di Maio invece, intercettato alle tre del pomeriggio in Transatlantico dopo aver a lungo chiacchierato con Alfonso Bonafede proprio di legge elettorale, dice di non voler “lanciare un ultimatum al Pd, non c’è una rottura, in commissione troveremo insieme la soluzione e commenteremo il testo che arriverà in Aula”.
Ma i gruppi parlamentari sono in subbuglio e difficili da tenere insieme.
L’accordo è in bilico perchè sul piatto della bilancia c’è una base che potrebbe ribellarsi e una parte dei deputati e senatori che non esita a venir fuori allo scoperto: la paura è che i capolista bloccati, i listini corti e i collegi taglino fuori buona parte di loro.
E infatti, a un certo punto della riunione congiunta dei deputati e dei senatori, uno di loro sbotta: “Scusate, quindi votiamo una legge elettorale che garantisce i nominati?”. Ecco il nodo della questione.
“Vi ricordo che abbiamo fatto fatto un V-day contro i condannati in Parlamento, per il limite dei mandati e per le preferenze. E adesso?”, dice un altro. La chat dei parlamentari il giorno dopo è rovente: “Ieri sera sono venute fuori diverse riserve”, scrive un senatore. “Forse era meglio votare in assemblea prima di chiedere il parare della rete”, si legge ancora.
Paola Taverna, la senatrice pasionaria, in mattina lo dice ai microfoni di Radio Cusano: “Questa legge è quasi un mega porcellum, noi faremo degli emendamenti, io personalmente non mi sarei messa nemmeno lì seduta”.
E quando dice “lì seduta” intende il faccia a faccia che i 5Stelle hanno avuto con il Pd, nonostante fino a due giorni prima Danilo Toninelli lo aveva escluso categoricamente. “Abbiamo chiesto il sistema tedesco perchè ci permetteva di andare a votare con un filo di dignità , ora lo stanno ristravolgendo. L
a situazione — spiega Taverna – è molto confusa e ancora non sappiamo come stanno disegnando i collegi”. E un deputato spiega tecnicamente: “I collegi uninominali in alcune aree sono un rischio. Ci sono zone d’Italia con troppi parlamentari di peso in lizza, che potrebbero essere sconfitti nell’uninominale e ritrovarsi fuori dai giochi se collocati in una posizione non di primo piano”.
Danilo Toninelli, provando a placare gli animi, fa sapere che si sta lavorando per presentare alcuni emendamenti che riportino la legge a un sistema tedesco puro. Ciò significa, per esempio, la proposta del voto disgiunto, che — come succede in Germania — permette di scegliere un candidato uninominale e non necessariamente votare il partito che lo presenta.
“In questo modo almeno diamo una parvenza di preferenze”, dice qualcuno. Ma non tutti sono d’accordo. C’è poi il grande dilemma dei capolista bloccati. È anche qui che il partito si spacca.
C’è l’ala legata a Luigi Di Maio che si sente garantita, cioè immagina già di avere il posto nel listino e c’è poi l’ala ortodossa che invece teme di essere tagliata fuori, soprattutto se i listini sono corti.
Sui capolista bloccati i 5Stelle possono fare ben poco, piuttosto chiederanno una modifica per avere il listino più lungo e far entrare più parlamentari. “Se i problemi saranno risolti, bene — dice ancora Fico – diversamente continueremo a riunire il gruppo parlamentare per valutare il da farsi, ma non c’è niente di scontato”.
C’è sconcerto nei gruppi parlamentari, solo ieri sera è stato spiegato loro nel dettaglio in cosa consiste la proposta di legge elettorale su cui i 5Stelle si sono detti, almeno fino a ieri mattina, quasi del tutto d’accordo.
Adesso in chat prevalgono rabbia e stupore.
(da “Huffingtonpost”)
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