L’ANALISTA DI GEOPOLITICA DELL’ASPEN INSTITUTE RICCARDO PENNISI: “ISRAELE HA ALMENO 90 TESTATE NUCLEARI, PERCHE’ L’IRAN NON PUO’ AVERLE?”
“TEL AVIV NON SI CONTROLLARE DALL’AIEA, MA USA L’AGENZIA PER GIUSITIFICARE IL SUO ATTACCO”
“Il vero obiettivo di questi attacchi è la sopravvivenza politica di Netanyahu”. Riccardo Pennisi è analista di geopolitica per l’Aspen Institute: “Il primo ministro apre un nuovo fronte ogni
volta che è all’angolo, come adesso, sia internamente, con una maggioranza risicatissima, con la popolazione che vorrebbe processarlo per corruzione, sia a livello internazionale, sempre più contestato per la strage ingiustificata a Gaza”.
Israele giustifica l’attacco con il rischio che Teheran sviluppi armi nucleari. Mentre Tel Aviv ha un arsenale: quante testate nucleari possiede?
Ci sono varie stime, che vanno dalle 90 alle 200. I centri di ricerca indipendenti degli Usa dicono anche che Israele ha abbastanza plutonio da poterne sviluppare altre 200. Poi serve un arsenale per usarle. Israele ha sottomarini nucleari comprati dalla Germania; aerei che possono portare armi nucleari, arrivati dagli Stati Uniti, e missili terra-terra di fabbricazione israeliana.
Ci affidiamo a centri di ricerca indipendenti perché sul nucleare israeliano c’è un totale tabù a partire dagli Usa, un impegno che vincola i funzionari pubblici statunitensi a non farvi riferimento.
È un impegno preso dai presidenti americani che continuano a fare finta di niente, paradossale anche perché ora a parlarne sono gli stessi politici israeliani. In passato pensavano che mantenere il segreto sarebbe stato meglio, ora valutano più utile che si sappia che Israele ha un arsenale nucleare e deve essere l’unico ad averlo.
E cosa ne sappiamo?
Molto poco, perché Israele non ha mai firmato il Trattato di non proliferazione nucleare, insieme a India, Pakistan e Sud Sudan. E quindi ha potuto sempre sottrarsi alle ispezioni a cui deve sottostare ogni altro paese firmatario o ratificatario delle
convenzioni internazionali.
Ma se l’Iran non lo fa questa è una delle giustificazioni per attaccarlo.
Esatto, tanto più che lo stesso Iran in passato, quando è stato accusato di non avere rispettato questi obblighi, ha detto: “Israele non li ha mai rispettati”. Una asimmetria mai sollevata seriamente dalla politica e dalla stampa occidentale.
Israele sviluppa tecnologia nucleare dagli anni 50, con l’appoggio occidentale.
Fino al 1969 gli unici paesi autorizzati erano i cinque del Consiglio di Sicurezza dell’Onu: Francia, Cina, Regno Unito, Urss e Usa. Ma la priorità era staccare Israele dall’orbita sovietica, quindi negli anni 50 e 60 Francia e Usa cominciano a fornire competenze tecniche, materiali, plutonio, aerei.
Perché le potenze occidentali ribadiscono il diritto di Israele a difendersi? L’Iran non ha ancora la bomba…
Ci sono due visioni del Medio Oriente. Una che include l’Iran al tavolo di chi decide, insieme ad Israele, Arabia Saudita, ai grandi Stati. E c’è una visione che esclude: in questo momento coincide sia negli Usa sia in Israele l’idea che l’Iran debba essere escluso perché troppo vicino a Russia e Cina, non certo per ragioni legate al fondamentalismo oppure alla democrazia, perché nemmeno l’Arabia Saudita, il Qatar o l’Egitto sarebbero da includere su quei parametri. Ma oggi imporre all’Iran di accettare che Israele sia l’unico paese con le armi nucleari della regione è insostenibile. Bisognerebbe o garantire all’Iran che Israele non li attaccherà mai, e che quindi entri nelle famose
istituzioni internazionali di controllo, oppure anche l’Iran deve avere la libertà, sotto controllo internazionale, di sviluppare il suo arsenale nucleare.
(da Il Fatto Quotidiano)
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