L’AQUILA: LA NUOVA “CASA DELLO STUDENTE” NEL MIRINO DI PROCURA E CORTE DEI CONTI
LA REGIONE LOMBARDIA HA FINANZIATO CON 7,5 MILIONI DI EURO DI SOLDI PUBBLICI UN’OPERA CHE TRA 30 ANNI DIVENTERA’ DI PROPRIETA’ DELLA CURIA…. L’IPOTESI DI REATO E’ PECULATO E DISTRAZIONE DI FONDI PUBBLICI
Il governatore lombardo, Roberto Formigoni, l’ha definita “il simbolo dell’amicizia tra l’Aquila e Milano”: costruita a tempo di record, in novanta giorni, dalla Regione Lombardia, ovviamente inaugurata dal premier il 4 novembre, la nuova Casa dello Studente, costata 7,5 milioni di euro, dovrebbe sostituire la struttura crollata durante il sisma del 6 aprile e divenuta palazzo simbolo per la morte di otto studenti tra le macerie.
Con altrettanta rapidità però la nuova struttura è finita nel mirino dei magistrati: due le indagini aperte, una penale e l’altra contabile.
La procura dell’Aquila ha aperto un fascicolo nei quali si ipotizzano i reati di peculato e di distrazione di fondi pubblici: sono stati acquisiti atti e incartamenti negli uffici regionali della Lombardia e dell’Abruzzo, nella diocesi e nel comune dell’Aquila.
Un’altra inchiesta è stata aperta dalla Corte dei Conti competente.
La contestazione di fondo è la stessa: la Regione Lombardia, finanziando un’opera che tra trent’anni diventerà di proprietà della Curia, avrebbe in pratica regalato alla Chiesa un bene realizzato con fondi pubblici.
Tutto ruota intorno a un accordo di programma che ha trasformato un terreno agricolo, di proprietà della Curia, in area edificabile per realizzare la nuova Casa dello Studente.
Quello che ha provocato perplessità è la differenza con le altre opere post-terremoto: in quei casi la Protezione civile ha espropriato terreni per poi procedere all’edificazione.
La diocesi ha avuto invece la possibilità di concedere solo il “diritto di superficie” per 30 anni.
Dopo quella data, in pratica, la Curia tornerà pienamente titolare del bene , con un’area divenuta edificabile.
Salvo che la Curia non compri in futuro la struttura o trovi altre forme di compensazione.
Ma di questo nell’accordo di programma non vi è traccia: la struttura tra l’altro è affidata subito in gestione alla diocesi, senza procedure ad evidenza pubblica e solo in base ad un accordo tra le parti.
Motivi per avere qualche perplessità , insomma, non mancano.
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