PAOLA TAVERNA ELETTA CAPOGRUPPO M5S MA LE MANCANO 14 VOTI
CRESCE IL DISAGIO NEL GRUPPO VERSO LA FEDELISSIMA DI GRILLO
Sono pronti. Otto, forse dieci senatori grillini moderati.
In rotta con i falchi pentastellati e tollerati a stento dalla cabina di regia del Movimento, progettano un governo con il Partito democratico.
Non un Letta bis, sia chiaro. Piuttosto, un esecutivo guidato da una figura terza, “alla Rodotà ”.
Se si dovesse aprire uno spiraglio, i dissidenti sarebbero pronti a mettere in gioco anche il seggio parlamentare, rimettendolo al giudizio della Rete insieme a una semplice domanda: è ancora possibile sostenere un governo del cambiamento
Per ora restano nell’ombra, in attesa che la ruota si fermi. E continueranno a non esporsi, soprattutto se il Pdl dovesse annunciare un nuovo voto di fiducia a Enrico Letta.
Ma in caso di stallo usciranno allo scoperto.
Fra gli altri, su posizioni critiche si attestano Fabrizio Bocchino e Alessandra Bencini, Luis Orellana e Francesco Campanella, Lorenzo Battista e Francesco Molinari, Maurizio Romani e Maria Mussini
Un primo messaggio è stato recapitato ieri. Nel segreto dell’urna. In 14 (più 3 assenti) hanno preferito votare scheda bianca o nulla pur di non sostenere una delle due senatrici “talebane” in ballottaggio per la guida del gruppo del Senato.
Alla fine – con 20 voti su 50 l’ha spuntata Paola Taverna, romana del Quarticciolo.
Ha sconfitto Barbara Lezzi, che si è fermata a 13
Nessuno più di Taverna interpreta l’anima ortodossa e radicale del Movimento.
Lo chiarisce lei stessa, nel pomeriggio dell’incoronazione: «Altri governi? Non esiste, la linea è sempre la stessa». Ma non basta.
Da sempre predica il pugno di ferro contro il dissenso. E non si smentisce: «Nuovi scenari? Io sono per la libertà , chi vede questa possibilità se ne va…», risponde in rima.
Eppure, i moderati continuano a proporre un patto con il Pd.
Chiedono che sia la Rete a esprimersi – anche sulla loro permanenza in Parlamento – e sono pronti a dar battaglia in assemblea.
Lo si capisce ascoltando Campanella. Arriva da trent’anni di militanza sindacale, pretende rispetto: «Un Letta bis non esiste, ho una storia e una dignità ».
Ma ragionare di un esecutivo con una personalità super partes, questo è possibile: «Io non ci credo, ma se il Pd facesse uno scatto di reni e lanciasse una proposta convincente anche per chi ci ha votato, chi saremmo noi per dire no, Terminator?».
Beppe Grillo, intanto, si appresta a reclamare nuove elezioni, sparando contro un Letta bis.
D’altra parte, assicura l’ormai ex capogruppo Nicola Morra, «se andiamo al voto vinciamo».
Nel frattempo, però, il leader lancia l’idea di un referendum tra gli iscritti per valutare la migliore riforma elettorale.
Con buona pace dei progetti su cui i parlamentari M5S lavorano da mesi.
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)
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