PARLAMENTO ADDIO: EX MINISTRI E PEONES SALUTANO LA POLTRONA
DA BONAIUTI A ROSY BINDI, DA SPOSETTI A BOMBASSEI: ECCO CHI NON SARA’ RICANDIDATO
And rea Vecchio è un giovanotto di 77 anni, che indossa con un’eleganza cavalleresca un cappello a falde larghe rosso e un foulard giallo. Ha la Sicilia in bocca come pensiero, suggestione, disincanto: «Qui non si fa una minchia. E non perchè i deputati non vogliano. Molti sognano di essere ricandidati, ma da qualche tempo in Transatlantico li vedo muoversi come tanti cadaveri…».
Vecchio ha una vita che è tante vite insieme. Da garzone dietro a suo padre muratore diventa imprenditore edile, che vuol dire incocciare prima o poi contro la mafia. Lui dice no al pizzo, diventa un narratore civile, gira le scuole.
Mario Monti lo preleva e lo inserisce nella squadra delle eccellenze da portare in Parlamento. La disillusione è questione di mesi.
Oggi è solo la conquistata serenità di non aver potuto fare molto: «Ho una certa età , mica sono Berlusconi. Voglio dedicarmi a una nuova avventura, la scrittura».
Un po’ come Alessandro Di Battista, il reporter-guerrigliero grillino? Ride: «Anche io ho un libro appena uscito, prefazione di Edoardo Nesi». Si chiama Viaggio di una vita .
Nesi è un amico che ha trovato nel partito liquefatto di Monti, e che condividerà la stessa strada. Una legislatura appena e via. Imprenditore-scrittore, arrivò nel 2013 che aveva vinto due anni prima lo Strega. L’unica cosa certa è che del partito di Monti in Parlamento nella prossima legislatura ci sarà Monti, senatore a vita.
Non dovrebbe esserci Alberto Bombassei, presidente della Brembo: «L’esperienza alla Camera è stata inebriante e ho imparato tanto ma…». Ma? «Credo di essere più utile da imprenditore…».
Grillini in fuga
Tra gli esordienti decisi al gran rifiuto ci sono altri 5 Stelle, stretti purtroppo dall’ingombrante mitologia di Di Battista.
Silvia Giordano non ha un lavoro che l’aspetta nè un’idea chiara di cosa farà : «Ma qui mi sento invecchiare dentro. Spero nell’approvazione della legge sul biotestamento, darebbe un senso a questa esperienza».
Come lei non tornerà il grillino Mimmo Pisano, già in plancia nella sua impresa di ascensori. Deluso: «Dovevamo fare la rivoluzione. E invece è stato un fallimento».
I 5 Stelle stanno studiando come superare l’incubo dei collegi uninominali mettendo a riparo i big nel listino proporzionale e derogando così al divieto delle pluricandidature.
Ognuno ha i suoi grattacapi. In realtà è un vero e proprio psicodramma da imminente horror vacui quello che si vive nel Pd.
Ieri si faceva di conto sul nuovo sondaggio Ixè che dà i democratici terzi al 28,6%. Vuol dire 162 seggi alla Camera. I deputati uscenti sono 283.
Il che significa 120 posti in meno. Al netto dell’imprevedibilità di Matteo Renzi, si ragionava su un’ottantina di deputati al massimo che il segretario riconfermerà .
Totale: duecento deputati che sanno di essere più fuori che dentro. C’è chi corre ai ripari e ha un piano B, soprattutto tra i lombardi e i laziali che possono sfruttare le contemporanee elezioni regionali.
Andrea Ferro e Marietta Tidei hanno già optato per una poltrona da consigliere nel Lazio. Il clima non è dei migliori e certo lo scouting di Renzi sul treno per l’Italia non aiuta. Ci saranno rinunce naturali e rinunce forzate.
Deroghe e silurati
L’infinita rottamazione mieterà altre vittime, ma in un Parlamento che si prepara a rivedere Massimo D’Alema, anche il segretario Pd sa che non può privarsi di tutti i seniores che hanno superato il tetto delle tre legislature fissato da statuto.
Rosy Bindi ha già detto addio. Lo stesso ha fatto l’ex tesoriere Ds Ugo Sposetti.
Per gli altri, tra i quali non proprio dei peones come il premier Paolo Gentiloni, i ministri Marco Minniti e Roberta Pinotti, è prevista una super deroga.
Anna Finocchiaro, entrata in Parlamento nel 1987, potrebbe esserci ancora ma con il sogno di finire alla Corte Costituzionale. Per raggiunti limiti di età , si godranno la pensione da senatori dem anche due importanti teste come l’ex presidente Rai Sergio Zavoli e il filosofo operaista Mario Tronti.
Dove si fa un gran movimento per riveder la luce è dalle parti di Silvio Berlusconi.
L’ex Cavaliere perde in Parlamento un altro dei fondatori di Forza Italia, Antonio Martino, che lascia la Camera senza troppi rimpianti e una semplice motivazione: «Non ho più voglia».
In generale però l’ebbrezza della probabile vittoria fa tirare sospiri di sollievo collettivi. Con qualche eccezione eccellente, viste le ferite non rimarginate di tradimenti vecchi e recenti. Daniela Santanchè che va dicendo in giro di essere tranquilla «perchè se non mi vuole Berlusconi mi candiderà la Lega», magari in cambio di Umberto Bossi a cui l’ex premier ha promesso una candidatura se il Carroccio lo tromberà .
In uscita anche il cantore del berlusconismo che fu Sandro Bondi e lo storico portavoce Paolo Bonaiuti passato con i popolari di Angelino Alfano, che risponde scocciato: «Sentiamoci più avanti».
Anche il senatore Francesco Colucci girò le spalle a Berlusconi ma l’antica amicizia è rimasta. Solo che Colucci è entrato in Parlamento nel 1972 e ha fatto nove legislature di seguito.
C’erano i governi Andreotti, Rumor, Moro, Matteo Renzi non era nato, Berlusconi non aveva completato Milano 2 e l’Italia era una nazionale competitiva.
«Forse – ha detto ai colleghi – potrei chiudere qui».
(da “La Stampa”)
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