PDL, ECCO CHI NON PAGA LE QUOTE DOVUTE AL TESORIERE
SCAJOLA, TREMONTI, MUSSOLINI, ANGELUCCI, CIARRAPICO, MARTINO, BIASOTTI, BONIVER SONO SOLO ALCUNI DEI PARLAMENTARI ATTUALI O EX CHE NON HANNO VERSATO LE “MESATE” AL PARTITO COME DA IMPEGNI PRESI
Con un partito in bolletta, costretto pure a lasciare la storica sede di via dell’Umiltà , la situazione economica per il Pdl si fa sempre più grave.
E tutti implorano Silvio Berlusconi di intervenire personalmente, come già avvenuto in passato.
Ma l’ex premier, stanco di anticipare soldi di tasca propria, non ne vuole sapere.
Non a caso fra i cardini della Forza Italia 2.0 di cui si parla da tempo dovrebbe esserci una schiera di imprenditori in grado di assicurare autonomia economica al nuovo movimento.
A confermare quanto il momento sia difficile è l’intervista rilasciata dal vice-tesoriere Maurizio Bianconi, che ha parlato di oltre 6 milioni di euro mai versati dagli eletti: «Sapesse quanti tirchi ci sono tra noi. Alcuni sono tirchi celebri, altri tirchi meno. Ma sempre tirchi sono… », la pragmatica analisi fatta dal verace deputato toscano al “Corriere della sera”.
Ma di chi si tratta? «Io i nomi non glieli posso proprio fare perchè violerei le leggi sulla privacy», ha risposto Bianconi.
Ebbene quei nomi ‘l’Espresso’ invece è in grado di farli.
Andando a spulciare i contributi privati ricevuti dal Popolo della libertà è possibile infatti scoprire quanti eletti sotto le insegne del Pdl nel 2012 non abbiano corrisposto la “mesata” (500 euro al mese per governatori e consiglieri regionali, 800 per parlamentari italiani ed europei).
Dall’inizio del 2012 a oggi risultano mancare all’appello 39 deputati e 30 senatori, grosso modo il 20 per cento degli eletti della scorsa legislatura.
Fra le assenze più celebri, spiccano quelle degli ex ministri Giulio Tremonti e Claudio Scajola, deputati fino allo scorso marzo ma in rotta da tempo col partito.
Avrebbero dovuto sborsare 9.600 euro in tutto ma non l’hanno fatto.
Desta stupore soprattutto Tremonti: chi per anni ha chiesto sacrifici agli italiani non si è poi attenuto alle norme di auto-regolamentazione stabilite dal Pdl.
Per quanto riguarda Scajola invece è probabile che si sia trattato di una piccola vendetta verso il partito che secondo lui non lo ha difeso abbastanza quando fu costretto a dimettersi per la casa sul Colosseo.
Altri nomi di peso che non compaiono nelle dichiarazioni depositate alla Camera sono quelli dell’ex ministro Antonio Martino, Sandro Biasotti e Alessandra Mussolini.
In questo caso la “dimenticanza” è ancora più pesante per le casse del partito.
In vista delle elezioni, infatti, il Pdl ha chiesto un contributo straordinario di 25 mila euro ai candidati in posizione sicura.
Tuttavia nè Martino (capolista in Sicilia 2), nè Biasotti (capolista in Liguria), nè la Mussolini (terza in Campania al Senato) risultano aver effettuato il versamento.
Ma l’elenco dei parlamentari rieletti (e che dunque avrebbero dovuto versare a loro volta i 25 mila euro) è lungo.
Fra i tanti, l’editore Antonio Angelucci (l’editore di ‘Libero’ nonchè re delle cliniche romane, super assenteista in Parlamento), il suo collega orgogliosamente fascista Giuseppe Ciarrapico, l’imprenditrice dei confetti Paola Pelino: tutti ricchissimi, peraltro.
Poi ci sono il ras pontino Claudio Fazzone e il coordinatore del Pdl in Europa Guglielmo Picchi.
Fra i non ricandidati troviamo l’ex ministro Enrico La Loggia, l’ex viceministro Mario Valducci, l’ex sottosegretario Margherita Boniver, l’ex generale della Guardia di finanza Roberto Speciale, Ombretta Colli e perfino due ex fedelissimi berlusconiani come Giorgio Stracquadanio e Isabella Bertolini, che poi sono passati con Monti.
A dicembre 2012 hanno lasciato il partito, ma dei loro versamenti non c’è traccia neppure prima di quella data, quando ancora lo difendevano a spada tratta.
Qualcun altro, invece, ha fatto fare il bonifico a un familiare: è il caso di Dorina Bianchi, alla quale sono riconducibili i 14.400 euro versati dalla farmacia del padre Albino a Crotone.
Nonostante il ruolo di primo piano, hanno “disertato” il contributo perfino tre governatori: il sardo Ugo Cappellacci, il friulano Renzo Tondo e il calabrese Giuseppe Scopelliti.
Per non parlare del pessimo esempio che viene da Strasburgo, dove il tasso di morosità sfiora l’80 per cento.
Ad aver saldato quanto dovuto sono stati soltanto cinque europarlamentari: Vito Bonsignore, Lara Comi, Barbara Matera, l’attuale ministro della Difesa Mario Mauro (anche lui poi passato con Monti, ma prima ha saldato) e l’eurodeputata ultrà berlusconiana Licia Ronzulli.
Di tutti gli altri, malgrado uno stipendio che si aggira sui 20 mila euro al mese, nemmeno l’ombra.
Paolo Fantauzzi
(da L’Espresso“)
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