“PER DIO NESSUNO E’ STRANIERO”: PAROLE FORTI DEL PAPA ALLA MESSA PER I MIGRANTI
IL CORO VESTITO DI NERO IN SEGNO DI LUTTO… “A TUTTI SIA DATA UNA CASA E UNA PATRIA”
La messa inizia con qualche minuto d’anticipo. All’altare della Cattedra, nella basilica di San Pietro, Francesco presiede la Celebrazione eucaristica in occasione del VI anniversario della visita a Lampedusa (8 luglio 2013). §
Il coro, vestito di nero in segno di lutto per i migranti morti in mare, canta il “kyrie eleison” mentre il Papa chiede di guardare “con amore i profughi e gli oppressi” e ricorda Giovanni Paolo II che disse: “I poveri, nelle molteplici dimensioni della povertà , sono gli oppressi, gli emarginati, gli anziani, gli ammalati, i piccoli, quanti vengono considerati e trattati come ‘ultimi’ nella società ”.
In una basilica chiusa ai fedeli e aperta solo per i migranti, rifugiati e diverse sigle che si occupano dell’accoglienza dei migranti, il vescovo di Roma pronuncia un’omelia non di circostanza.
“Il mio pensiero — dice — va agli ‘ultimi’ che ogni giorno gridano al Signore, chiedendo di essere liberati dai mali che li affliggono. Sono gli ultimi ingannati e abbandonati a morire nel deserto; sono gli ultimi torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione; sono gli ultimi che sfidano le onde di un mare impietoso; sono gli ultimi lasciati in campi di un’accoglienza troppo lunga per essere chiamata temporanea”.
Per il Papa che a Lampedusa, sei anni fa, scelse di effettuare il primo viaggio fuori dalla mura leonine nel cuore del Mediterraneo che soffre, “essi sono solo alcuni degli ultimi che Gesù ci chiede di amare e rialzare”.
“Purtroppo — spiega senza deviare dal testo ufficiale scritto apposta per questa giornata — le periferie esistenziali delle nostre città sono densamente popolate di persone scartate, emarginate, oppresse, discriminate, abusate, sfruttate, abbandonate, povere e sofferenti. Nello spirito delle Beatitudini siamo chiamati a consolare le loro afflizioni e offrire loro misericordia; a saziare la loro fame e sete di giustizia; a far sentire loro la paternità premurosa di Dio; a indicare loro il cammino per il Regno dei Cieli”.
Quindi le parole più dure verso chi sembra non considerare i migranti come persone: “Sono persone, non si tratta solo di questioni sociali o migratorie!”, dice. E ancora: “’Non si tratta solo di migranti!’, nel duplice senso che i migranti sono prima di tutto persone umane, e che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata. Viene spontaneo riprendere l’immagine della scala di Giacobbe. In Gesù Cristo il collegamento tra la terra e il Cielo è assicurato e accessibile a tutti. Ma salire i gradini di questa scala richiede impegno, fatica e grazia. I più deboli e vulnerabili devono essere aiutati. Mi piace allora pensare che potremmo essere noi quegli angeli che salgono e scendono, prendendo sottobraccio i piccoli, gli zoppi, gli ammalati, gli esclusi: gli ultimi, che altrimenti resterebbero indietro e vedrebbero solo le miserie della terra, senza scorgere già da ora qualche bagliore di Cielo”
Francesco che proprio ieri durante l’Angelus in piazza San Pietro ha chiesto di aprire i corridoi umanitari per salvare più persone possibili, spiega oggi che “si tratta di una grande responsabilità , dalla quale nessuno si può esimere se vogliamo portare a compimento la missione di salvezza e liberazione alla quale il Signore stesso ci ha chiamato a collaborare”. “So che molti di voi — continua – , che sono arrivati solo qualche mese fa, stanno già aiutando i fratelli e le sorelle che sono giunti in tempi più recenti. Voglio ringraziarvi per questo bellissimo segno di umanità , gratitudine e solidarietà ”.
(da agenzie)
Leave a Reply