PROCESSO OPEN ARMS, INIZIATA LA REQUISITORIA DEL PM: “I DIRITTI DELL’UOMO VENGONO PRIMA DELLA DIFESA DEI CONFINI”
“IN MARE VANNO SALVATI ANCHE I CRIMINALI”… “LE LEGGI IMPONEVANO DI SBARCARE A TERRA I MIGRANTI, UN ITER CRIMINOSO”,,, IN GIORNATA LA RICHIESTA DELLA PENA PER CHI HA DISONORATO L’ITALIA ED E’ ANCORA A PIEDE LIBERO
È cominciata nell’aula bunker del carcere Pagliarelli, a Palermo, la requisitoria dei pm del processo a Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito lo sbarco, cinque anni fa, di 147 migranti che erano stati soccorsi dalla ong Open Arms e che lasciarono l’imbarcazione solo dopo l’interno della Procura di Agrigento. L’accusa – la procuratrice aggiunta Marzia Sabella e i sostituti Geri Ferrara e Giorgia Righi – sta ricostruendo il quadro giuridico nazionale e sovranazionale di quella fase, poi si addentrerà sugli aspetti della specifica vicenda dell’Open Arms e quindi formulerà alla Corte la richiesta della pena per i reati contestati a Salvini, che all’epoca era ministro degli Interni.
“I diritti dell’uomo vengono prima della difesa dei confini”, così il Procuratore aggiunto di Palermo Marzia Sabella nel corso della requisitoria. Il magistrato, in aula con i sostituti Calogero Ferrara e Giorgia Righi, ha poi parlato di un “iter criminoso” “non concedere il porto sicuro ai migranti”. Ecco le parole del Procuratore aggiunto Sabella: “Non si può invocare la difesa dei confini senza tenere conto della tutela della vita umana in mare”.
“La persona in mare è da salvare, ed è irrilevante la sua classificazione. Che sia un migrante, un componente di un equipaggio, un passeggero. Per il diritto internazionale della convenzione Sar anche un trafficante di essere umani o un terrorista va salvato. Poi, la giustizia farà il suo corso”, ha detto il pm Calogero Ferrara. Che ha proseguito: «E’ solo la terraferma a essere un pos, cioè il place of safety, in altre parole il posto più sicuro. E questo lo ha ribadito anche la Corte di cassazione”.
“Normalmente il Pos è il porto più vicino, però questo è stato modificato nel corso degli anni – spiega Ferrara durante la discussione in aula – Allora dobbiamo rispondere a due domande: la nave di salvataggio può essere considerata un luogo sicuro? Come è stato rappresentato in questo processo. La risoluzione Msc dice che la nave non viene considerata un luogo in sicurezza, anche se è luogo temporaneo di sicurezza, e dovrebbe essere sollevata. Pertanto la nave può esser considerato solo un Pos temporaneo”. E aggiunge: “Che la nave non sia un luogo sicuro è un principio consolidato. Anche le navi ad hoc per effettuare il salvataggio devono avere dei requisiti ben precisi. Quindi, solo la terraferma può essere un Pos e questo lo ha ribadito anche la Cassazione”.
Il magistrato nel corso del suo intervento sta parlando del funzionamento del diritto nazionale e sovranazionale sui salvataggi in mare. Per la procura, nel 2019, sui 147 migranti a bordo della nave Open Arms «furono incapaci di tutelare i diritti». Il sostituto procuratore Ferrara parla di «iter criminoso nel non concedere il Pos, il place of safety». Perché il migrante «ha diritto di arrivare in un porto sicuro. I diritti dell’uomo vengono prima della difesa dei confini». Anche perché le convenzioni internazionali «impongono delle responsabilità agli Stati»: e quindi «c’è l’obbligo di soccorso in mare».
Casarini: «Questo è un processo contro chi disonora l’Italia»
«Spero solo che oggi si parli di giustizia. Giustizia nei confronti dei più deboli, di donne, uomini e bambini. Giustizia per quello che sta accadendo nel Mediterraneo, con naufragi continui, lager in Libia. Il nostro auspicio è che oggi venga scritta una pagina di giustizia. Penso che non sia un processo contro l’Italia ma un processo contro quello che disonora l’Italia», ha dichiarato Luca Casarini, capomissione della ong Mediterranea, presente nell’aula bunker del carcere Pagliarelli dove è in corso la requisitoria. d’ufficio.
Il fondatore della ong spagnola Open Arms, Oscar Camps, fuori dall’aula bunker del carcere Pagliarelli a Palermo dove si tiene l’udienza con la requisitoria dei pm ha invece spiegato: “È un giorno importante per la giustizia italiana, la vicenda Open Arms è un caso unico. Dopo cinque anni siamo alla fase iniziale”.
(da agenzie)
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