PROFUGA UCRAINA ESCE DAL COMA DOPO TRE MESI SULLE NOTE DEI MANESKIN, LA SUA BAND PREFERITA
ERA RIMASTA GRAVEMENTE FERITA MENTRE FUGGIVA DAL SUO PAESE
Non sarebbe la prima volta che la musica è d’aiuto per riportare una persona allo stato di coscienza dal coma. Questa volta è un brano dei Måneskin, la band preferita di Anna, 16 anni, giovane profuga ucraina rimasta gravemente ferita in un grave incidente in auto mentre scappava da Kiev il 24 febbraio. Il padre ha perso la vita in quell’incidente.
Anna è arrivata a Torino il 18 aprile, passando per Leopoli, grazie a MirNow, rete di associazioni di solidarietà.
È rimasta in coma per oltre tre mesi. Progressivamente i medici del Cto hanno iniziato a ridurle la sedazione ma lei continuava a non rispondere. Ieri alle 18 ha reagito ascoltando la canzone con cui la band ha aderito alla mobilitazione “Stand Up for Ukraine”. I medici dell’équipe del dottor Maurizio Beatrici, direttore della struttura complessa di neuro-riabilitazione hanno acceso la musica nella sua stanza. Lei ha risposto con un movimento a un comando verbale.
La ragazza ha aperto gli occhi. «È un buon segno, il primo stato di vigilanza post-coma – spiega Beatrici – Gli stimoli musicali sono normalmente utilizzati nelle nostre stanze multisensoriali con cui stimoliamo i pazienti. Parlando con i famigliari, grazie ai mediatori culturali, abbiamo scoperto che i Måneskin erano il suo gruppo preferito insieme alla musica pop coreana. Li abbiamo messi su Spotify ieri nel tardo pomeriggio».
Anna era stata ricoverata fino a qualche giorno fa nel reparto di rianimazione del Cto e poi trasferita alla neuro riabilitazione dell’Unità spinale del Cto.
Ieri l’équipe medica che la segue ha iniziato a ridurre la sedazione e modificato la terapia farmacologica. «In questo ambito abbiamo anche iniziato a proporre degli stimoli e tra questi quello musicale. Durante la valutazione avevamo in sala un fisioterapista ucraino che è un nostro allievo al primo anno che ha tradotto la sua gestualità in parole e ha chiesto alla ragazza di muovere una mano. Lei lo ha fatto nel modo in cui le era stato chiesto. Questo significa che è in grado di integrare un messaggio verbale ed è un buon segno dopo un trauma come il suo. Vuol dire che c’è materiale su cui lavorare».
Anna si è trovava in un posto che non aveva mai visto prima, in un Paese di cui non conosce la lingua. Per lei deve iniziare un lungo percorso di riabilitazione seguita da psicologi e mediatori culturali. In Italia, ospiti di casa Giglio, ci sono la sorella e la mamma che si chiamano entrambe Oksana e il nipotino Nikita di sei anni.
«Il loro arrivo in città il 18 aprile è stato un miracolo di Pasqua». Così l’avevano raccontata i volontari, venuti a conoscenza della vicenda di Anna e della sua famiglia da un sacerdote che lavora all’ospedale pediatrico di Leopoli. Ora un altro ”miracolo”, questa volta musicale. E chissà che i Måneskin non si commuovano al punto di andare a trovarla in ospedale.
(da agenzie)
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