RAGGI PROVA A SCARICARE LA NOMINA DI MARRA SULLA SCHIENA DI ADRIANO MELONI
LA SINDACA DECIDE DI NON FARSI INTERROGARE E MANDA UNA MEMORIA DIFENSIVA IN CUI ACCUSA IL SUO ASSESSORE AL COMMERCIO… MA LA SUA RICOSTRUZIONE NON TORNA
Virginia Raggi ha deciso di non farsi interrogare nell’ambito delle inchieste che la vedono indagata per falso, per la nomina a capo del Turismo del Campidoglio di Renato Marra, e per abuso d’ufficio, per la promozione a capo della Segreteria di Salvatore Romeo.
In compenso, racconta oggi Il Messaggero in un articolo a firma di Sara Menafra e Michela Allegri, la sindaca ha consegnato la sua memoria difensiva: un documento di dieci pagine in cui si sostiene che la nomina di Raffaele Marra sia stata frutto di un’idea dell’assessore al Commercio Adriano Meloni.
Così il sindaco, spiega il quotidiano, ha di fatto alleggerito la posizione di Raffaele Marra, che è indagato per abuso d’ufficio nello stesso procedimento per aver sponsorizzato l’assunzione del fratello, infrangendo il regolamento comunale che vieta ai funzionari di partecipare ai meccanismi di nomina di parenti:
Nella memoria della Raggi, arrivata dopo la chiusura dell’indagine sulle nomine, si sottolinea anche l’insistenza con cui Meloni pretese di avere in squadra Marra senior.
A sostegno di questa tesi, sono state depositate alcune mail e chat, nelle quali l’assessore dice di aver scelto Marra, considerato una persona qualificata. Il sindaco è accusato anche di aver dichiarato alla responsabile Anticorruzione del Comune di aver agito in autonomia nella decisione di promuovere Renato.
A smentirla, per i pm, un messaggio inviato a Raffaele Marra, quando sui giornali era emerso che, grazie a quell’incarico, il fratello avrebbe avuto 20mila euro in più in busta paga.
«Questa cosa dello stipendio me la dovevi dire, mi mette in difficoltà », aveva scritto la prima cittadina. Per il pm Francesco Dall’Olio, sarebbe stata la prova che la Raggi sapeva che la nomina in questione era stata gestita da Marra junior.
Ora, il sindaco tenta di chiarire. Nella memoria specifica che, affermando di aver agito in autonomia, intendeva dire di aver vistato l’interpello sottopostole da Meloni e che era convinta che Marra avesse avuto un ruolo compilativo, essendo il capo del Personale.
La prima cittadina sostiene di aver saputo della sponsorizzazione di Raffaele nei confronti di Renato solo leggendo gli atti dell’inchiesta.
E riguardo l’sms in cui diceva a Marra di non sapere dell’aumento di stipendio, la sindaca ha detto che dava per scontato che il capo del personale ne fosse a conoscenza.
Per i difensori della Raggi, gli avvocati Alessandro Mancori ed Emiliano Fasulo, questa circostanza dimostrerebbe l’assenza di dolo da parte della sindaca.
Tuttavia c’è qualcosa che cozza con la ricostruzione della sindaca. Ovvero, un particolare curioso a proposito della vicenda dell’assessore Meloni, il quale ha dichiarato ai magistrati che la nomina di Renato Marra a capo dell’ufficio turismo fu suggerita da Raffaele:
Adriano Meloni, […]sentito dai magistrati come persona informata sui fatti, ha dichiarato che a suggerirgli la nomina di Renato Marra era stato suo fratello Raffaele. Concetto ribadito anche in un’email agli atti dell’inchiesta. Questa è stata inviata da Meloni al delegato al Personale, Antonio De Santis e per conoscenza a Raffaele Marra e Raggi. Nella email Meloni ringrazia per il suggerimento su Renato e ne loda l’operato.
Quella email — così si difenderà la Raggi — è stata inviata mentre lei si trovava ad Auschwitz e su un indirizzo pubblico, quello che si trova sul sito del Comune di Roma: virginia.raggi@comune.roma.it, dove ogni giorno arrivano centinaia di segnalazioni dei cittadini.
Non l’ha letta quindi? Vedremo cosa risponderà ai pm. Di certo spiegherà che in tanti, compreso l’assessore Meloni, le avevano parlato in modo positivo di Renato Marra, che pensava essere la persona giusta al posto giusto.
La motivazione “Virginia non ha letto la mail perchè è stata inviata all’indirizzo sbagliato” ci ricorda i fasti di Luigi Di Maio e delle email su Paola Muraro non lette e/o non capite.
Ma soprattutto non si capisce che senso abbia una replica del genere di fronte a un magistrato: se è vero — come è vero — che Meloni ha detto ai giudici che la nomina di Raffaele Marra fu suggerita dal fratello Raffaele, sono le sue parole verbalizzate che valgono: il fatto che Meloni abbia inviato una mail in tempi non sospetti per ringraziare della nomina è soltanto un dettaglio.
(da “NextQuotidiano”)
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