RENZI AVVERTE I CINQUESTELLE: “L’INTESA CON SILVIO NON SI TOCCAâ€
LA STRATEGIA DEL M5S E I DUBBI DELLA LEGA
Il patto del Nazareno non si tocca.
«Si parte da quello che c’è – mette in chiaro Matteo Renzi – dall’Italicum e dalla riforma del Senato. Se vogliono discutere di quello noi ci siamo ».
In vista del nuovo incontro in streaming tra gli ex nemici (i grillini chiederanno che si tenga il prima possibile, già giovedì), il capo del governo delimita il perimetro di gioco.
È disposto a includere i pentastellati nella grande riscrittura delle regole, a siglare con loro un «patto costituzionale» sul Senato, Titolo V e legge elettorale.
Purchè sia un contributo aggiuntivo, che non faccia saltare in aria quanto già concordato nella maggioranza e con Forza Italia.
Intanto si gode quello che considera un suo «capolavoro», l’essere riuscito là dove aveva fallito Bersani. A normalizzare e “parlamentarizzare” la forza antisistema di Beppe Grillo.
«Guardate – ripete da giorni – che se riusciamo a fare la riforma costituzionale e quella elettorale, è davvero tanta roba. Se poi riusciamo a tirare dentro anche i grillini… «.
Per questo la partita con i 5stelle la sta gestendo in prima persona, la lettera di risposta ai grillini l’ha scritta di suo pugno.
A sera, con i collaboratori, mette in fila i risultati raggiunti.
«In poche settimane – osserva – sono passati dal muro contro muro di Grillo al Toninellum, adesso anche del Toninellum non se parla più».
Visto da palazzo Chigi il passo in avanti è enorme rispetto agli esordi turbolenti, quando le ronde grilline occupavano le commissioni parlamentari e i pentastellati salivano sui tetti di Montecitorio.
«Adesso invece s’intravede una possibile convergenza su singoli aspetti della riforma costituzionale e di quella elettorale – puntualizza uno degli sherpa del premier – ma mettendo da parte i modelli svizzeri e le altre stravaganze. Si discute di quello che c’è».
Quanto alla polemica grillina sul patto del Nazareno e sulla sua presunta segretezza, Renzi nel prossimo incontro stroncherà le possibili obiezioni con questo argomento.
«Quell’accordo è scritto negli atti parlamentari. Quello che abbiamo concordato – Senato non elettivo, fine del bicameralismo perfetto, una legge elettorale che assicuri la governabilità – è diventato norma ed è in discussione a palazzo Madama. Non c’è nessun segreto».
Per addolcire il clima e mostrare che le aperture contenute nella lettera non sono solo tattica, c’è la nuova disponibilità , nero su bianco, a riesaminare la questione dell’immunità parlamentare.
I grillini, è noto, la vorrebbero limitare solo all’insindacabilità delle opinioni, tra i democratici il dibattito è aperto tra chi, come la Boschi, la vorrebbe tenere così com’è, per deputati e senatori, e chi invece preferirebbe trasferire alla Corte costituzionale il giudizio sul fumus persecutionis .
Politicamente tuttavia quello che conta è che il governo considera questa materia non intoccabile, anzi.
Come fa notare una fonte dem vicina alla trattativa, «l’immunità non faceva parte del patto del Nazareno, non ne discutemmo con Berlusconi. Sappiamo tutti qual è la linea di Forza Italia su questo punto, ma per noi non ci sono vincoli».
L’apertura del tavolo con Renzi e i democratici produce grande fibrillazione anche in casa M5S. Luigi Di Maio ieri si è fatto trovare a Fiumicino e ha accompagnato Grillo in taxi fino al suo albergo per discuterne a quattrocchi.
Il vicepresidente della Camera invita i deputati cinquestelle alla calma, l’obiettivo infatti è tenere in piedi la trattativa con il Pd.
«Solo così – ha spiegato Di Maio ai suoi – possiamo sperare di far cadere il loro alibi. Se entriamo nel merito riusciremo a far esplodere il patto del Nazareno».
Non c’è soltanto la speranza che Berlusconi, una volta arrivata la sentenza d’appello su Ruby, farà saltare quanto concordato con il Pd.
I grillini sono infatti convinti che la loro offerta di discutere una legge elettorale con ballottaggio di lista (e non di colazione) sia il grimaldello perfetto per sabotare il compromesso raggiunto tra Renzi e Forza Italia.
«Berlusconi – fa notare un senatore 5stelle – ha bisogno che al ballottaggio vadano solo le coalizioni. Altrimenti finirebbe terzo tra noi e il Pd».
Oggi arriverà la risposta formale dei grillini a Renzi. Sarà una lettera in cui si inviterà il Pd a non ingabbiare la discussione con «tecnicismi» che fanno sospettare soltanto l’intenzione di voler menare il can per l’aia: accettate o no il ballottaggio tra i primi due partiti?
Di questo, per Di Maio, si dovrà discutere giovedì.
Se stasera, in un’assemblea congiunta di deputati e senatori, Renzi proverà a mettere definitivamente in un angolo i dissidenti Dem, per il premier un fronte ancora più insidioso rischia di essere quello leghista.
Nonostante l’opera di mediazione attiva di Roberto Calderoli, non è affatto detto che i quindici senatori del Carroccio saranno disposti a dire sì nel voto finale.
«Calderoli ha fatto un lavoro immane – confida il segretario Matteo Salvini – ma i nostri consiglieri regionali, leggendo il Titolo V, si sono accorti che c’è una netta ricentralizzazione di molte competenze. E questo non va bene, soprattutto con uno Stato centrale che fa acqua da tutte le parti… Oltretutto Renzi va in giro a fare il fenomeno, si vanta di aver tolto i poteri alle Regioni».
I leghisti oggi depositeranno alcuni emendamenti al Titolo V, «e vediamo che gioco fanno Renzi, Delrio e la Boschi».
Bei e Ciriaco
(da “La Repubblica”)
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