ROBERTO DURIGON, LO CHEF NEOBORBONICO, ESPERTO DI STORIA DELLA CERAMICA, NOMINATO ALLA DIREZIONE DEL MUSEO DELLE CERAMICHE DI CASTELLI, NEL TERAMANO: “LA CUCINA E’ CULTURA”
LA POLEMICA RIDICOLA DEL CENTRODESTRA SUL FATTO CHE FACCIA IL CUOCO… A PARTE CHE E’ UN ESPERTO E CHE FARA’ IL DIRETTORE A TITOLO GRATUITO, E’ UNO STUDIOSO QUALIFICATO E NON UN FANCAZZISTA
Uno chef alla direzione di un museo. Può apparire insolito, ma lo diventa meno considerando che stiamo parlando di una piccola, ma preziosa, istituzione: il Museo delle Ceramiche di Castelli, nel Teramano. E che Roberto Durigon, il neo direttore, è una figura eclettica, cuoco da soli 4 anni. Abruzzese, 56 anni, ex educatore ambientale, da sempre coltiva la passione per le ceramiche e per la storia. Soprattutto quella di Napoli e del Meridione. «La ceramica è funzionale alla cucina – osserva —. E anche tra i fornelli faccio ricerca sulla tradizione antica, in particolare su quella borbonica».
Durigon l’anno scorso è entrato nel Consiglio di amministrazione del Museo del borgo ai piedi del Gran Sasso, e il sindaco a maggio l’ha scelto come direttore.
«Da sempre mi occupo della storia della ceramica e dell’arte abruzzese in genere — spiega Durigon —. Con il Museo c’è un lungo rapporto di frequentazione e di ammirazione del lavoro fatto nelle precedenti gestioni. Castelli, anzi la “castellanità”, come io preferisco dire, è nel mio cuore da sempre».
Durigon, che è nato a Fano Adriano ma lavora a Roma, ricorda che dopo il terremoto dell’Aquila ha anche finanziato «il restauro di un piattino di Aurelio Anselmo Grue, opera del Museo danneggiata dalla scossa. E una quindicini di anni fa ho donato un centinaio di porcellane europee e un documento di un incisore fiammingo con le notazioni del committente al ceramista locale»
Precisazioni anche per chi, a livello locale, ha sollevato qualche dubbio sulla sua nomina. A cui replica anche il sindaco. «Durigon è uno studioso, una persona di grande competenza — puntualizza il primo cittadino Rinaldo Seca —. Il nostro è un paese di mille abitanti, il Museo è civico, facciamo grande fatica a curarne la gestione. Ma ci tengo a precisare che tutti i componenti del consiglio di amministrazione, compreso il direttore, non ricevono alcun compenso. La loro è un’attività pro bono».
Durigon si appassiona quando parla di ceramiche e dei suoi artisti. Come Carlo Antonio Grue, a cui il Museo ha dedicato di recente un’esposizione. «Intitolata non a caso “L’Oro nelle mani” — osserva —. È stato il più grande ceramista dell’epoca barocca, non solo di Castelli. Era allineato a tutti i grandi pittori dell’epoca, e anche se la sua arte si esprimeva in pochi centimetri l’enfasi è la stessa. È stato un talento straordinario». Il Museo di Castelli, attualmente in locali provvisori dopo che la sede storica in un ex monastero francescano è stata danneggiata dal terremoto, ospita oltre a una sezione archeologica con manufatti dal IV al I secolo a.C., soprattutto la produzione dell’arte ceramica castellana, dal Medioevo al Rinascimento fino all’Ottocento , comprese le creazioni dei maestri delle famiglie Grue e Gentile.
Durigon lavora a Roma come chef per un paio di locali. Propone cibo da strada romano, ma quando può preferisce cimentarsi con le ricette delle tradizione borbonica. «Come la crostata di tagliolini, che risale a inizio Ottocento, quando la regina Carolina chiese ai suoi cuochi di inventare un piatto sfizioso perché la figlia era inappetente. E sono anche orgoglioso di aver ripreso la tradizione settecentesca della parmigiana, una versione con il cioccolato. Un azzardo, ma che si è rivelata una scommessa vincente».
A Durigon piace talmente la storia del Meridione, che su Facebook lo trovate sotto il profilo «Roberto Brigante», con un’immagine di Francesco II, l’ultimo dei Borboni, e il dipinto di un bandito armato di coltello (non da cucina). «Ma è questo è solo un gioco» dice sorridendo.
(da Il Corriere della Sera)
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